Tuesday, September 11, 2007

Scandalo università, IlPizzino aveva già denunciato tutto.
Quiz sbagliati, soldi per entrare, talpe: ripensare il numero chiuso.

Iniziamo con una considerazione positiva: lo sdoppiamento del ministero dell'Università da quello dell'Istruzione non ha creato squilibri:tanto i tecnici di Fioroni hanno sbagliato la traccia su Dante alla maturità, tanto i tecnici di Mussi hanno sbagliato i quiz di ammissione alle facoltà a numero chiuso di odontoiatria e medicina. Due in particolare: in una vi erano 2 risposte esatte, nell'altra non ve n'erano.
Ciò ha comportato che chi ha sostenuto la prova rispondendo esattamente ad una domanda e chi ha perso tempo a cercare la soluzione inesistente all'altra è stato svantaggiato, soprattutto se poi non è entrato per pochi punti. Di qui la possibilità che siano proposti caterve di ricorsi al Tar e il tentativo disperato del ministero di insabbiare la notizia ai tg. Infatti Mussi, in un primo momento ha minimizzato dichiarando che la prova fosse comunque valida; poi - a bomba innescata - si è affannato a specificare che farà saltare delle teste. Nulla di tutto questo accadrà: la prova per impossibilità oggettive non potrà essere ripetuta e i ricorsi al Tar con richiesta di sospensiva faranno impazzire le segreterie delle università. Ciò con esborso di dindini da parte dei ricorrenti non indifferente: per l'ennesima volta, solo i pupilli delle "famigle bene" potranno permettersi di ricorrere alla giustizia amministrativa per tutelare il loro diritto allo studio.

Le inchieste aperte in questi giorni da varie procure italiane nelle università di Chieti, Ancona, Bari, Catanzaro e Messina non dicono nulla di nuovo: che ci fossero dei "sistemi" per facilitare l'accesso ai furbetti si sapeva già. Che bisognasse pagare 30.000 euro per avere la certezza di entrare, IlPizzino lo aveva già scritto tempo fa, denunciando come il risultato venisse facilmente falsato: basta, infatti, cambiare i codici del compito di un candidato prima che i quiz siano tutti spediti per essere corretti in un centro specializzato di Bologna. Tanto i candidati esclusi non potranno mai dimostrarlo.

In realtà, però, lo scandalo ha dato modo per ridiscutere il sistema del numero chiuso. Ci si chiede, con molta franchezza, se davvero serva (cito domane di quest'anno!) sapere per diventare dei cavadenti "chi nel 1998 ha vinto il torneo di Wimbledon" o "in che anno fu emanato lo statuto albertino".

E' servito anche per chiedersi quanto ci costi un'università in base al rapporto costo/benefici. E' possibile mai che su due/quattromila persone che si presentano a fare i test in ogni sede universitaria, ci siano solo 20/30 posti disponibili?
Ci si chiede in che termini sia garantino il diritto allo studio. E ci si chiede anche se convenga alle università occupare le sue (carenti) strutture e impegnare i docenti per insegnare a 20 persone. Voi, o cittadini che pagate le tasse, che ne dite: vi conviene? Conviene sicuramente ai figli degli importanti cavadenti che possono ereditare lo studio del papy. Ma a voi che vivete in un'italia in cui a trovare lavoro si fa davvero fatica?

La selezione, forse, dovrebbe esserci nel corso del proprio percorso di studi. Magari spetterebbe alla valutazione del singolo chiedersi se gli convenga iscriversi alla facoltà X o Y in rapporto agli sbocchi professionali offerti.

Tanto più che è uno scandalo nello scandalo, che gli studenti debbano andare a provare in giro per l'Italia spendendo a vuoto una bella cifra: molti calcolano in che sede si potrebbero presentare meno persone e poi vanno a provare alle università private, in cuii test sono affrontati in un giorno diverso. Ciò comporta che migliaia di studenti viaggiano per la penisola tra le più disparate università italiane pagando - lo riscrivo fino alla nausea con indignazione - per quello che è un diritto. Pagano in media 80 euro ad ogni facoltà per affrontare il test, pagano a viaggiare per l'Italia(siamo sui 3/600 euro). E di solito a vuoto.

Il discorso sul degrado in cui versa l'università è lungo e verrà approfondito domani. Al momento basta constatare con rammarico come la destra universitaria sulla vicenda non si è assolutamente mobilitata. Unione degli Studenti, Confederazione, i collettivi e le maggiori liste di sinistra offrono assistenza legale ed esperiranno un'azione collettiva. Azione Universitaria, invece, è impegnata a piazzare i suoi uomini nel partito. Donzelli sarà pure un tipo simpatico, ma da burocrate ha fallito: ci vuole un ricambio. Ci vorrebbe qualcuno che pensasse meno alla carriera e più ai problemi concreti. Magari uno di destra sociale.

2 comments:

Anonymous said...

e se ne sono accorti ora della corruzione dentro le Università ? Perché qualcuno non il coraggio di indagare seriamente anche sui modi assurdi con cui i professori universitari tramandano a figli e parenti le cattedre all'Università? Perché qualcuno non indaga sulle assegnazioni delle borse per i dottorati di ricerca ? Indagate se avete il coraggio, anche qui a Catania, così forse qualcosa cambierà.

CampaniArrabbiata said...

Chiedi troppo. Anche questo è un caso tutto italiano che coinvolgi anche personaggi di primo ordine della repubblica: il figlio di Napoletano è stato assegnato alla cattedra di d. amministrativo presso l'Un della Tuscia. Un altro concorrente ha fatto ricorso e, caso rarissimo, l'ha vinto con annullamento dell'assegnazione perchè i titoli del figlio di Napolitano non avevano valore scientifico.

Ma tutto è stato inutile: il figlio di Nap è stato riassegnato con gli stessi titoli...