Monday, July 30, 2007

Al più grande statista che questa balorda nazione abbia mai avuto.

Quando c'era lui - Insedia.

Irlanda agli Irlandesi.

Sunday, July 29, 2007

Zona nera.

"...stringete pure, ma non riuscirete mai ad inventare le catene per spezzare il mio ideale..."

Buon compleanno!

Resta sveglio, riVOLTATI!

Saturday, July 28, 2007

Tradizione.
"La nazione consiste nella comune eredità ricca di ricordi e nel desiderio di farla rivivere".
Luigi Settembrini

C'era una volta...Marx

Il destino ultraterrestre di Karl Marx, figliol prodigo del capitalismo borghese, e il motivo per cui non potè mai avere accesso al paradiso comunista

Atto primo: il Paradiso

MARX- (sicuro di sé arriva dritto alla porta del Paradiso)-io sono karl marx,il teorico insuperato del socialismo scientifico,l'infaticabile organizzatore del movimento operaio...
PRIMO PORTIERE- (accusando il colpo)-...?...
MARX (proseguendo sullo stesso tono)...il geniale profeta della società senza classi,il generoso apostolo della liberazione dell'uomo,l'idolo delle masse popolari,il Dio degli intelletuali coscienti.
Voglio entrare in Paradiso!
PRIMO PORTIERE (poco colto, ma disciplinato)
Hola! Non ci agitiamo troppo! Voi certo non ignorate,da buon marxista,che dobbiamo analizzare le condizioni oggettive della vostra esistenza terrestre,prima di accettarvi nel nostro Paradiso.
MARX (contrariato) ?!?...
PRIMO PORTIERE-Vediamo insieme!Precedenti familiari e sociali?
MARX (piegandosi suo malgrado all'analisi marxista)-Padre ebreo, madre ebrea.
PRIMO PORTIERE (da conoscitore)- Non sarebbe male.Disgraziatamente nella vostra famiglia ci sono stati numerosissimi rabbini, il che si accorda male con il materialismo ateo.
MARX- Ma...
PRIMO PORTIERE -Vedo qui fra i vostri antenati un Moise Lwow e un Meir Habeir Marx, che hanno flirtato con dottrine spiritualiste...
MARX (interrompendolo)- Ma mio padre ed io...
PRIMO PORTIERE-...avete abbraciato il protestantesimo!
MARX- Ma io sono ateo!
PRIMO PORTIERE- Ipotesi suggestiva!Appartenete perlomeno alla classe operaia-intendo dire,non siete né un sottoploretario né uno dell'ambiente operaio piccolo-borghese?
MARX (imbarazzato)- Mio padre era avvocato...
PRIMO PORTIERE- Professione borghese! Difensore delle classi dominanti!Ricco,notabile,patriota e per giunta filo prussiano! Più una madre imparentata con un banchiere! E un matrimonio nella famiglia di un ministro prussiano! Reazione feudale e sfruttamento capitalistico!Il paradiso è chiuso per sempre a gente come voi! Andate a fare penitenza in Purgatorio,dove saranno analizzati il vostro modo di vita terrestre e le condizioni del vostro impegno nella lotta di classe!

Atto secondo: il Purgatorio

MARX (meno sicuro degli inizi)-io sono karl marx.Sono io che ho redatto il manifesto del partito comunista e il capitale...lì si cita ancora,fra gli intellettuali del XXI secolo. Io ho contribuito così al progresso intellettuale e morale dell'umanità.
SECONDO PORTIERE (diffidente)- Da quanto siete comunista?Mi dicono che avete scritto dei poemi romantici!
MARX (sulla difensiva)-Sono stato uno studente progressista,intellettuale di sinistra!
SECONDO PORTIERE (senza pietà)- Borghese e snob! Avete collaborato alla stampa liberale e democratica! Dov'era finito l'interesse della classe operaia?
MARX (poco marxista)- MA non c'era classe operaia,o così poca che...
SECONDO PORTIERE-Che? Una classe operaia la si trova sempre,quando lo si vuole davvero. Ma almeno siete vissuto in modo ploretario? Si dice che apprezzaste il salmone affumicato,i vini fini e il caviale...
MARX (gonfiando il torace)- Oh,sì.Sono stato due volte miserabile.A Bruxelles e a Londra!
SECONDO PORTIERE (insinuante)-Ma per così poco tempo! Avevate relazioni...
MARX (indignato) -Relazioni di sinistra! Sì! Democratici,radicali,socialisti,comunisti!
SECONDO PORTIERE (precisando)- Borghesi,capitalisti! Voi avete vissuto a Londra del denaro di un certo Friedrich Engels...
MARX (punto sul vivo)- Era un amico, di estrema sinistra anche lui...
SECONDO PORTIERE (insistendo senza eleganza)- E da dove veniva quel denaro?Dall'impresa Engels e Ermen,società multinazionale! Vi si è fatto giungere del denaro prelevato dai vostri amici su dei miserabili operai! Avete succhiato il sangue eil sudore dei ploretari!
MARX (atterrito)-...
SECONDO PORTIERE (in posizione di forza)- Avete avuto un'eredità!accumulo di capitali!Sfruttamento della classe operaia!Modo di vita borghese e alleanza con i ceti feudali.Sparite subito! Non meritate neppure l'espiazione!
MARX (cade verso l'inferno ed urla) Voi non avete il diritto!l'internazionale sono io! La società senza classi,il paradiso sovietico,la felicità assoluta sulla terra e l'uguaglianza, sono io! (la voce si perde nell'infinito)

Atto terzo: inferno

MARX (proseguendo nel suo metodo dialettico,arriva, ossessionato da una disperazione tutta metafisica,alle porte dell'inferno capitalista e fascista,supplicando)- Aprite,di grazia! Abbiate pietà di un povero errante senza fine!
TERZO PORTIERE (grande,elegante e biondo,cortese,in un uniforme nera,berretto con visiera,sigaretta in mano)- Chi siete dunque voi, per desiderare tanto di entrare all'inferno?
MARX (seccattissimo,sospirando)- Marx...
TERZO PORTIERE (ben informato)- Il profeto del XIX secolo?
MARX (conciliante) - Sì! Ho errato per tutta la vita sulla terra.Mi hanno respinto dal Paradiso e dal Purgatorio. Non sò più dove andare...
TERZO PORTIERE (minuzioso)- Quali sono i vostri titoli per entrare qui?
MARX (sicuro di sé)- Sono borghese,ho vissuto del sangue del popolo, e ho trattato il ploretariato da roba di scarto,massa di straccioni!
TERZO PORTIERE (corretto)- Ah! Non c'è niente male! Ma non siete per caso un tantino semita? Sapete, qui c'è gente che ha criteri un pò rigidi...
MARX (senza smontarsi)- Ahime, sì! Ma ho anche scritto che gli ebrei erano una razza da eliminare!
TERZO PORTIERE (sempre corretto)- Ah, sì? Bhe, c'è chi vi ha emulato. Ma non basta, siete un intellettuale.
MARX (intervenendo)- Ho lavorato per un giornale yankee! Sono stato battezzato da un cappellano militare; mio nipote è un antibolscevico , e mia sorella emigrò nel Sud Africa!
TERZO PORTIERE (impressionato e korrect)- Va bene,va bene. C'è del buono in tutti ciò. Possiamo mostrarci generosi,ma dovrete lavorare. Non dimenticate,signor Marx, da noi il lavoro rende liberi. E voi, entrando qui, lasciate ogni speranza d'uscirne...

FINE

Friday, July 27, 2007

Noi tireremo dritto!
A Casal Bertone, concerto dopo il vile saccheggio comunista al circolo Futurista.

1 mi sfilo la cinta, 2 prendo bene la mira, 3 inizia la danza, 4 CINGHIAMATTANZA

ri-VOLTATI, non ti buttare via!

Suona e ri-VOLTATI!


Ama la musica, ama il fascismo
Così a Casal Bertone. Il concerto che doveva essere impedito dagli antifascisti è stato invece una festa continua

Piazza presidiata da carabinieri e polizia ma non senza che restasse qualche punto debole con possibile incontro ravvicinato di diverso tipo. Così si presentava Casal Bertone, la zona romana che si pretende rossa doc ma ha perso da tempo la sua verginità nostalgico-marxista. Il quartiere dove durante la notte tra l'undici e il dodici luglio, in rapporto numerico di sei a uno, il coordinamento romano antifascista aveva attaccato una quindicina di fiammisti mentre affiggevano manifesti. Ma pur con un vantaggio di tal proporzione ed una prima linea di extracomunitari, gli aggressori erano stati costretti a una ritirata rovinosa dopo mezz'ora di scontro duro, essendosi lasciati indietro almeno tre feriti. Per la rabbia - “democratica” ovviamente – i pifferai di montagna (quelli che erano partiti per suonare ma finirono suonati) avevano devastato notte tempo il circolo futurista e la sede della Roma “Padroni di casa”. Essendo stato indetto un concerto in sostegno e per il finanziamento delle sedi deturpate, gli “antifascisti” avevano organizzato un controconcerto a settanta metri di distanza, giurando: sia quel che sia i fascisti non suoneranno. I proclami si sono susseguiti fino a lasciar presagire ritorni di scenari da anni Settanta. Nulla di tutto questo è avvenuto. Al concerto nero (La peggio gioventù. Macchina taragta paura. Hate for breakfast, SPQR, Time Bomb, Zetazeroalfa) sono state presenti, in più riprese, almeno settecento persone ivi comprese, oltre ai tanti “cani sciolti”, le basi militanti di un certo alleanzismo e una rappresentanza di Forza Nuova. La piazza rossa, invece, è stata straordinariamente vuota. Il rapporto numerico fra le due parti è stato di sette a uno a favore dei fascisti che si dovevano cacciare. In piazza, nell'antifascismo, qualche extracomunitario che si godeva la musica gratis, pochissimi compagni e praticamente nessun attivista. La “risposta” di Casal Bertone alla penetrazione fascista non c'è stata. O meglio, se è quella che c'è stata vuol dire che l'antifascismo a Casal Bertone non è più di moda. Perché un tale plof dei proclamanti facitori d'odio non è dato sapere. Sono giunti a più miti consigli? Hanno subito pressioni dai vertici? Hanno voluto ribadire il disgusto militante per la Banda Bassotti chiamata a suonare dagli organizzatori? Hanno avuto paura di tener fede ai proclami e di scontrarsi con chi ritengono più forte di loro? Non si sa. L'importante è che il confronto si è chiuso così. A Casal Bertone la musica e il fascismo si amano.

corri a ri-VOLTA-rti!

Thursday, July 26, 2007

Nelle Filippine da quasi trent'anni, padre Giancarlo Bossi è nato 57 anni fa ad Abbiategrasso, nel Milanese, da una famiglia contadina. Missionario del Pime era stato rapito il 10 giugno scorso e liberato oggi. A Payao, dove c'è la sua parrocchia, all'inizio di quest'anno aveva lanciato un progetto consistente nel comprare un pezzo di terra e coltivarla, con alcuni contadini del luogo. Alto e robusto, al punto da essere chiamato dai suoi fedeli nelle Filippine il "gigante buono", e con una passione giovanile per la pallacanestro, padre Bossi si diploma all'Istituto Statale Conti di Milano, e viene ordinato sacerdote il 18 marzo 1978, appena un giorno prima della morte del padre, Pietro. Un paio d'anni in Italia, e poi nel 1980 parte per le Filippine, dove studia le lingue tagalog e viasaya, e lavora in varie parrocchie: Tondo (Manila), Siay, Payao, Manila e Bayog, quest'ultima nella prelatura di Ipil. Nel 1989 da' vita alla nuova parrocchia di San Pablo. Un breve rientro in patria, tra i missionari anziani e ammalati a Lecco, e poi il ritorno nel 2000 nelle Filippine. L'anno scorso padre Giancarlo aveva cominciato a frequentare i contadini nella parrocchia di Sampuli: voleva ripetere l'esperienza fatta oltre dieci anni prima sulle montagne di Dominatag, nei pressi di Zamboanga City, dove si era costruito la sua casetta di legno, coltivando riso e verdure e dicendo messa nella vicina cappella. Padre Bossi - ricorda la nipote Eleonora - ha sempre detto di sentirsi "ricco" in mezzo ai poveri, e per questo di voler condividere la stessa vita della sua gente: una vita guadagnata con il lavoro delle mani e il sudore della fronte.
tratto da Anerella

ri-VOLTATI, conviene!

La Destra Sociale è viva e lotta insieme a noi

Gli intellettuali di destra sono delle ottime persone, che meritano tutto il nostro rispetto. Non ironizzo: non è facile pensare e scrivere controcorrente, esprimere il proprio punto di vista anche quando costa emarginazione ed ostracismo. Quanti di questi amici hanno rinunciato a risultati accademici o semplicemente ad un buon posto in un giornale o in una casa editrice pur di non tradire se stessi e le proprie convinzioni! Questi intellettuali, però, hanno un difetto: sono di cattivo carattere e quando gli prende male vedono tutto il mondo in negativo, elaborano teorie e lanciano invettive sulla fine di ogni speranza e sul tradimento di tutti i valori. Quando ciò accade il bersaglio naturale di queste scomuniche siamo noi “politici”: siamo noi che tradiamo i sacri principi e le loro belle idee. Siamo noi che per un piatto di lenticchie ci abbandoniamo ad ogni degrado ideologico e accettiamo i più volgari compromessi.
Come conclude Marco Cimmino l’articolo che da quasi due mesi campeggia in primo piano sul sito della destra sociale? “Spesso il politico è semplicemente un animale”. Non mi sfugge, ovviamente, l’ironia e l’autoironia che ispira tutto il pezzo in questione e non mi offendo per le critiche rivolte a chi, come il sottoscritto, ha la ventura di fare politica ogni giorno. Sono da tredici anni parlamentare della Repubblica, ho fatto il ministro di Berlusconi, mi dibatto da sempre nelle maledette contraddizioni della lotta politica quotidiana. Capita che qualcuno cerchi di prenderti per i fondelli per sfogare il suo cattivo umore, succede di ricevere qualche palla di merda senza neppure capire perchè.
Quello che, invece, mi risulta difficile accettare è che il cattivo umore del nostro iconoclasta di turno finisca per sfogarsi non solo sulle persone ma anche sulle idee, sulle sue stesse idee.
Perché proclamare la fine della “destra sociale”? Perché ironizzare sulla sua sostituzione con la “destra socievole”?
Cimmino non lo sa, ma arriva buon ultimo: questo gioco di parole veniva già usato negli anni ‘90 da chi mal sopportava l’esistenza in An di un’anima sociale e popolare, da chi pensava, e ancora pensa, che la destra sia l’equivalente di uno spirito reazionario, ultra-liberista e forcaiolo. Più recentemente Marcello de Angelis ha suggerito dalle colonne di Area di utilizzare l’aggettivo “socievole” per rilanciare la destra attraverso un modo di fare politica più aperto, dialogante ed inclusivo.
Ma, a parte queste disquisizioni terminologiche, non auto-flagelliamoci più del dovuto! La “destra sociale” come corrente di pensiero è più viva che mai. Dopo il clamoroso successo di Sarkozy, il corrispondente a Roma di Liberation è stato costretto ad ammettere che “in Francia ha vinto quella che voi in Italia chiamate la destra sociale”. E dopo la scesa in campo di Veltroni, si fa sempre più vera la profezia di Marcello Veneziani sull’avvento di un nuovo bipolarismo basato non sulla contrapposizione tra liberisti e socialdemocratici, ma su quella tra comunitari e liberal.
Altro che morti: su tutti i fronti della politica italiana ed europea le battaglie più dure sono quelle condotte in nome di idee identitarie e sociali. Dalla agricoltura alle politiche sociali, dallo sviluppo sostenibile alla difesa dell’identità nazionale, dai valori della vita a quelli della famiglia, dal rinnovamento della politica alle nuove forme di partecipazione, chi sta sempre e comunque in prima linea? Il problema semmai è un altro: è quello di liberare questi valori e queste idee dagli schemi ideologici, di impegnarsi veramente per il “bene comune” del nostro popolo senza trasformare ogni conflitto politico in una rissa becera e volgare. Soprattutto, è necessario individuare strategie ardite per far saltare i troppi blocchi di potere che paralizzano la vita politica italiana, dobbiamo elaborare nuove forme di comunicazione in grado di far comprendere i valori della destra sociale non solo da ristrette minoranze, ma da ampie, e possibilmente maggioritarie, fette di popolo. Qui, in questo lavoro difficile e quotidiano, errori e scivolate sono all’ordine del giorno, la sperimentazione di “nuove forme per antichi valori” espone più facilmente a critiche rispetto a chi si accontenta sempre delle stesse logore formule. Non possiamo più accontentarci di ripetere sempre gli stessi slogan, di essere parassiti del passato, di continuare a chiudere gli occhi di fronte a errori gravi che il nostro mondo, nello scorrere delle generazioni, ha pagato oltre ogni misura.
Non è facile, ma continueremo a provarci. Sbagliando, scivolando, attirandoci critiche di ogni genere, cercheremo di trovare una strada per far vincere le nostre idee, che rimangono quelle di una destra sociale, popolare, identitaria.Caro Cimmino, lascia perdere le critiche distruttive e ricomincia a darci una mano: ne abbiamo maledettamente bisogno.

Gianni Alemanno.


El Cobalto ci regala una prelibata indagine antropologica sull'essenza del primate che vedete in foto. Sconsigliatissimo a deboli di stomaco: clicca qui per leggere

Wednesday, July 25, 2007

A me piace la pasta asciutta.

UsA e consumi che non garbano.

Borsellino e la memoria offesa.










Indigna vedere come, ogni anniversario che passa, si tenti sempre più di strumentalizzare a fini politici la strage che nel luglio del 1992 colpì la Palermo orgogliosa che mai volle arrendersi. In occasione di ogni anniversario le cosiddette istituzioni si recano in via D'Amelio e, tra una frase di circostanza e un'altra, posano senza un minimo di vergogna una corona di fiori inodore; i partiti della multiforme destra, usando a pretesto la breve militanza nel Fuan di Borsellino, cercano di tirarlo per la giacchetta; (ex) giovani politicanti sbarbatelli ci ricordano nel loro blog cosa stavano facendo nel giorno dell'attentato (come se ce ne fregasse qualcosa poi!). In ordine lo considerano un servitore dello stato, un camerata, un mancato elettore al comune di Aversa. Insomma, è una tristezza tale da far apparire più dignitoso l'oblio. Per questi motivi, qualora i lettori volessero sfuggire all'agiografia televisiva, è opportuno limitarsi a considerare Paolo Borsellino un tizio qualunque per il quale il senso del dovere venne prima di ogni altra cosa. Una qualità che non ha più nessuno ormai. Visse tra mille difficoltà, senza mai smettere di lottare. Appena laureato, perse il padre prematuramente, eppure riuscì a mandare avanti la sua famiglia e, simultaneamente, a vincere il concorso in magistratura a soli 23 anni. Difese sempre i suoi valori: la sua terra, la sua famiglia, Dio. Offrì la sua vita per un ideale di stato che non è mai esistito. A 15 anni dalla sua morte possiamo affermare senza rischio di smentita che la Mafia ha definitivamente trionfato allungando i suoi tentacoli anche lì dove prima non li aveva e che chiunque abbia provato ad opporsi, ora è circondato da corone di fiori e da frasette di circostanze che aleggiano nell'aria. Lo stato italiano ha da tempo ormai rinunciato ad ogni esperimento per tutelare i suoi cittadini di cui, anzi, si fa beffa. Per questo è eroica la protesta estrema degli abitanti di San Giuliano di Puglia, che hanno bruciato in pubblico i loro certificati elettorali, in seguito alla sentenza che non ha accertato le responsabilità per il crollo nel 2002 della scuola elementare in cui perirono 27 bambini. Il popolo del Sud - che vive sotto il ricatto di due apparati criminali, uno che gli estorce danaro e che si fa chiamare democrazia, ed un altro che controlla il primo e usa la denominazione meno inflazionata e, pertanto, più dignitosa di Mafia - dovrebbe prendere esempio.

Tuesday, July 24, 2007

Una storia americana.

Il 19 Luglio 1943 gli Alleati bombardarono Roma per la prima volta causando la morte di più di 600 persone, in larga parte civili.

Monday, July 23, 2007

Scrivi la tua ri-VOLTA.

Continua a ri-VOLTARTI.

Sunday, July 22, 2007

Ti decidi a ri-VOLTArti?



Continuate ad inviarmele. Ricchi premi e cotillons

Rivoltati!

Saturday, July 21, 2007

Jean

De Laurentiis all'attacco.
(ANSA)-Il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis critica il monito lanciato dal ministro Melandri sulla distribuzione dei diritti tv nel calcio. "Ha gia' procurato guai al cinema quando se ne e' interessata - dice - ritengo che debba stare attenta a non creare nel mondo dello sport conseguenze irreversibili". "Non e' piu' un discorso legato solo alla pay tv - aggiunge - ma prima del 2010 entreranno nel mercato banda larga e telefonia. Ogni club avra' un singolo rapporto con lo stadio virtuale".

Lei vuole fare la velina.

Strade d'Europa.

Diamo la pensione di invalidà civile ai comunisti.

Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande, Carlo Croccolo.

Friday, July 20, 2007

Autarchia!


Suvvià, ri-VOLTAti!

Thursday, July 19, 2007

Assassini mai pentiti.

Sulla rivista “IL DIARIO della settimana”, in edicola in questi giorni, è comparso un mostruoso quanto tragicomico articolo sulla destra milanese. Trattasi di un minestrone veramente indigesto di diverse notizie ricavate principalmente da Internet (siti, blog e mailing list) farcite da una sequela di infami menzogne ed unite dal solito filo conduttore complottista che ricorda la storica canzone degli Amici del Vento: Trama Nera. Ci sarebbe, veramente, soltanto da ridere delle ridicole ed assurde stronzate che vengono scritte, se non fosse, che l’articolo infanga la memoria di due Camerati milanesi recentemente scomparsi (Nico Azzi e Walter Maggi) che oggi non possono più difendersi e la cui memoria, noi abbiamo il dovere di custodire integra fino in fondo! Sottolineo il fatto che questa rivista, in verità e per fortuna, non ha nessun credito reale essendo rinomatamente vicina alla estrema sinistra comunista e giacobina, e diretta da ENRICO DEAGLIO, ex militante di Lotta Continua, ed oggi antipaticissimo e faziosissimo giornalista politicizzato al servizio dell’Ulivo e del Governo Prodi. Ricordo che il “direttore” DEAGLIO è stato recentemente condannato per avere diffamato Silvio Berlusconi, accusandolo ingiustamente di brogli elettorali, e per avere diffuso, a mezzo stampa, “notizie false e tendenziose”.L’autore dell’infame articolo è il noto SAVERIO FERRARI, sprangatore comunista mai pentito, di professione parassita antifascista, ieri militante di Avanguardia Operaia ed oggi Dirigente Regionale di Rifondazione Comunista e Responsabile del cosiddetto Osservatorio Democratico sulle nuove destre. Trattasi di un vero bastardo, condannato nel 1987 ad 11 anni (5 anni e 6 mesi in Appello nel 1989), come Capo del Servizio d’Ordine di Avanguardia Operaia e quindi responsabile politico dell’assasinio di Sergio Ramelli (13 marzo 1975), dell’assalto al Bar di Largo Porto di Classe (31 marzo 1976) nel quale vennero sprangati tre simpatizzanti di destra (rimasti invalidi) e della gestione del covo di Via Bligny a Milano dove venivano meticolosamente schedati (con foto, indirizzi ed abitudini) i fascisti e-o presunti tali, gli anticomunisti ed anche le Forze dell’Ordine.Da alcuni particolari presenti nell’articolo, si deduce che oltre a qualche ingenuo che ha parlato troppo e a vanvera, qualche notizia sia stata propriamente venduta al giornale da qualche persona bene informata dei fatti (magari da qualche funzionario dello stato che ha così voluto arrotondare il proprio stipendio). Per quanto mi riguarda, preciso solamente che la mia foto presente sulla rivista mi ritrae durante una manifestazione pubblica in occasione della scorsa campagna elettorale, esattamente il giorno della inaugurazione del comitato di Quarto Oggiaro. In quella occasione sono convenute centinaia di persone del quartiere ed ho salutato, stretto mani, fatto foto e soprattutto ascoltato decine di persone che mi rivolgevano domande sul degrado della periferia milanese. Certamente non mi posso ricordare i nomi e le facce di tutti e certamente non è difficile, in un quartiere “a rischio” come Quarto Oggiaro, incontrare anche qualche pregiudicatio. Nello specifico non mi ricordo come si chiamasse la persona indicata nella foto ma certamente quel nome, cognome e soprannome non mi dice assolutamente niente. Dico questo semplicemente per chiarezza e trasparenza, anche perché, non mi vergogno affatto di avere conosciuto, in venti anni di militanza politica e sociale, diversi pregiudicati che hanno scontato la loro giusta pena ed oggi hanno cambiato vita o cercano di farlo anche con l’aiuto delle istituzioni e dei loro rappresentanti eletti.
Su questa questione, su questo articolo, bisognerà certamente ritornarci sopra insieme a tutti gli altri amici e camerati citati, quasi sempre a sproposito. Certamente bisognerà dare una risposta ferma ed intelligente, dimostrando, ancora una volta, la nostra superiore civiltà.
Per quanto riguarda il compagno SAVERIO FERRARI, possiamo solo pregare ed augurarci che il buon Dio, lo voglia, al più presto, portare in giudizio davanti al Suo tribunale, da quello, certamente non potrà scappare!

ROBERTO JONGHI LAVARINI

La mostra blasfema a Napoli? No grazie!

N.B. guardatevi prima il video e occhio al finale.

Il baldo Salvini, prima di aprire la boccuccia, dovrebbe leggere le sciocchezze che ha scritto sull'argomento il suo sodale Giangio Paragone, che si è detto a favore della mostra gay. Vabbè che è leghista e, di conseguenza, a stento sa leggere, ma a tutto c'è un limite...


tratto da Il Giornale.

Adesso, tutti la vogliono. Napoli, Firenze, Torino: c’è la fila per ospitare la mostra-scandalo «Vade Retro-Arte e omosessualità» che, dopo il divieto ai minori e la censura a una decina di opere imposte dalla giunta comunale, ha deciso di traslocare altrove. «Si farà al 100% a Napoli, a Castel Sant’Elmo - anticipa l’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi -. Mi ha chiamato uno dei più grandi sovrintendenti e critici d’arte italiani, Nicola Spinosa, la sua competenza supera quella di qualunque assessore di questa amministrazione». A Milano, assicura il curatore Eugenio Viola, «non aprirà mai più. Il sindaco ha dato prova di una politica oscurantista». Ma Letizia Moratti questa volta prende la parola. Spiega che «era solo una brutta mostra, feriva chi ha dei valori, la raffinatezza, il gusto, e la sensibilità degli omosessuali non affiorava. Abbiamo cercato di rimediarla ma il vizio era nell’origine. La nostra città sa capire e apprezzare la qualità artistica e non ha bisogno di provocazioni inutili». Una stoccata anche a Sgarbi: «Mi sono trovata - spiega - a esercitare delle responsabilità rispetto a una rassegna non curata con l’attenzione dovuta» ma «si sarebbe potuta svolgere nella nostra città, una volta tolte le immagini sacre, blasfeme e di minori». Confessa di non sentirsi ferita dalle critiche anche personali, ma di essere «dispiaciuta perché la mostra ferisce chi ha dei valori».Proprio il sindaco era nel mirino del colorato sit-in di protesta organizzato ieri da artisti e organizzatori davanti al portone chiuso del Palazzo della Ragione dove un cartello avvisava i signori visitatori che «l’apertura della mostra è rinviata». Bambole gonfiabili, simboli fallici, manifesti raffiguranti la Moratti bendata e con la scritta «Gioca con me a “mostra cieca”». Il sindaco è stato contestato con fischi anche in serata quando, durante il concerto di Giovanni Allevi in piazza del Duomo, dal palco è stata annunciata la sua presenza tra il pubblico. Per il presidente nazionale dell’Arcigay Aurelio Mancuso «la Moratti non è il sindaco di tutti i milanesi, non riesce a discutere con una cultura altra da quella clericale-bigotta. Un altro schiaffo dopo il patrocinio negato al festival del cinema gay. Organizzeremo a Milano una grande manifestazione a difesa della laicità e contro la censura».
Se la mostra andrà a Napoli, ironizza il capogruppo della Lega Matteo Salvini, «si vede che è adatta a Napoli, a Milano nessuno rimpiangerà questa porcheria».

Wednesday, July 18, 2007

Lui vuole vivere.
Ricorda il triste caso di Terry Schiavo la battaglia legale in corso nel Varesotto che vede coinvolto un 39enne, Antonio Trotta, in coma da due anni dopo un incidente stradale a Lugano. Per i genitori le cure della clinica di Brebbia, dove è ricoverato, starebbero facendo effetto, ma il tutore nominato dalla moglie chiede il suo trasferimento in Svizzera, perché in Italia sarebbe sottoposto ad accanimento terapeutico.Il suo caso non sarà oggetto di strumentalizzazioni politiche, la lotta per la vita non va sotto nessuna bandiera. I mezzucci lasciamoli ai radicali...

Patriottismo.

Plana la mente su piazze scarlatte

e su boschi di braccia tese

Chi abita in un condominio di una grande città, si disinteressa di quello che succede negli altri appartamenti del palazzo. Ognuno pensa ai fatti suoi e, se incontra un vicino in ascensore, finisce per parlare del tempo e si limita ad un cenno in segno di saluto. Stasera ho saputo che una persona che abitava nel palazzo, che io incontravo praticamente ogni giorno, è morta. Anni fa, prima di diventare un adolescente, andavo a casa sua a vedere il presepe monumentale che ideava a settembre e smontava in primavera. Era un'opera d'arte. Aveva cinquanta anni, ma ne dimostrava il doppio, era un alcolizzato. Mi fermava spesso, ma non mi riconosceva mai. Tremava quando parlava ed era trattato come un untore, un'ombra da cui scappare. Eppure era una gran brava persona, un avvocato - dicono anche in gamba ai tempi - e ha bruciato la sua vita. Se n'è andato con un infarto. Un pensiero.

Monday, July 16, 2007

Comunisti all'opera.

Ci vogliono spazzare via.
E' un canovaccio già sperimentato da tempo. I comunisti picchiano, assaltano, saccheggiano, rubano e distruggono sicuri dell'impunità, la stampa orchestra campagne di stampa diffamatorie sbattendo il mostro fascista in prima pagina. E' tutto tanto semplice quanto scontato. Persino il pestaggio da parte di 10 valorosi comunisti di due quindicenni che indossavano una maglietta degli zetezeroalfa, è stato trasformato dalla stampa in una inaccettabile provocazione fascista. Roma sta diventando una polveriera e la stampa, che aizza l'opinione pubblica, è la prima responsabile. Spalleggiati da media e politici, i comunisti sanno di potersi muovere in completa libertà. Se con il centrodestra al potere eravamo isolati, ora siamo assediati. Ci vogliono annientare. Vogliono sgombrare CasaPound, il Foro753, l'associazione fratelli Mattei, le nostre sedi. Non perdonano ai camerati romani di essersi conquistati nel tempo consensi e rispetto per via delle loro meritoria intraprendenza. Negli ultimi 5 anni a Roma sono nate numerose comunità attive sul territorio, soprattutto nelle periferie, che operano concretamente nel sociale. La sinistra extraparlamentare si è sentita sconfitta in casa propria e ora è corsa a chiamare i cani da guardia. Senza abboccare al trappolone e consci che la bataglia è solo all'inizio, dobbiamo essere pronti a tutto per difendere gli spazi che ci siamo conquistati con sacrificio e con impegno. Nessuna resa!

Sunday, July 15, 2007

Nessuna resa.

Casal Bertone chiama, i camerati rispondono: sono stati aggrediti ed erano 15 contro 100, ma virilmente non sono indietreggiati di un passo. Una lezione di coraggio.

Balena bianca.

Sull'aggressione comunista a Casal Bertone.
Non esiste più alcun dubbio: i filmati, le testimonianze e in ultimo le dichiarazioni ufficiali del prefetto Serra concordano. Nella notte tra mercoledì scorso, 11 luglio, e giovedì 12 gli scontri nel quartiere popolare romano di Casal Bertone sono stati provocati da un'aggressione comunista ai ragazzi della Fiamma Tricolore che stavano affiggendo manifesti. Una versione opposta è stata immediatamente fornita, come da breviario leninista, dagli aggressori che hanno prontamente trovato il sostegno compiacente di Veltroni e dei veltronioti, una tantum smentiti dalla forza pubblica. In realtà quello che è accaduto è molto semplice. Mentre i ragazzi della Fiamma stavano in giro in affissione, nella Casa dello Studente occupata aveva luogo, coincidenzialmente, una runione del coordinamento antifascista romano. Quale migliore occasione – si devono esser detti quei nostalgici – di dare una lezione ai fascisti? E così li hanno assaltati a mano armata (sbarre, manici di picconi, badili) in un rapporto numerico di superiorità di sei a uno, forti, in particolare, di diversi extracomunitari agguerriti. La battaglia è durata a lungo ed è stata cruenta. Gli aggressori hanno avuto la peggio e, per ritorsione, sono tornati più tardi a prendersela con locali e suppellettili. Immaginiamo per un attimo cosa sarebbe accaduto se le cose fossero avvenute in modo inverso; e cioè se i fascisti avessero assalito dei comunisti mentre erano in affissione e, dopo aver provocato un lungo scontro cruento, fossero andati a devastare la sede avversaria. Cosa si direbbe ora? I proclami, le petizioni popolari, lo “sdegno” avrebbero raggiunto livelli da prima notizia del telegiornale. Si parlerebbe a gran voce di scioglimento del partito di appartenenza dei fascisti e di carcere duro, esemplare per loro. Invece è palese che gli aggressori (se vogliamo gli sfortunati aggressori...) erano rossi. A questo punto allora dovremmo chiedere lo sgombero della Casa dello Studente occupata, l'incriminazione degli identificati e lo scioglimento del coordinamento antifascista? Direi di no. Direi che, malgrado tutto, sarebbe ingiusto e assurdo pretendere una cosa del genere. È vero, è certamente vero, che l'antifascismo è un'idiozia pericolosa. È vero, è certamente vero, che chi dovrebbe, almeno in teoria, impegnarsi per la giustizia sociale, contro i pescicani, contro i palazzinari, dovrebbe astenersi dallo sbandare nell'antifascismo, dal cadere in trappole di questo genere, dall'alimentare gli opposti estremismi. È vero, è certamente vero, che quando si assaltano gli avversari con un rapporto vantaggioso di sei a uno si delinque, anche eticamente. E che se le si prendono sarebbe molto più dignitoso tacere che non sbraitare e sfogarsi su muri e sedie. Tutto questo è vero, verissimo. Ma è altrettanto vero che sono comunque meglio loro, questi antifascisti trinariciuti e famelici, dei paladini della democrazia, dei totalitaristi a immagine soft. Meglio, mille volte meglio loro dei Veltroni, dei Fassino, di tutti quelli che coprono le loro spalle in maniera sempre elegante e non sconveniente. Mille volte meglio loro, gettati nella disperazione dell'emarginazione sociopolitica e nel nichilismo idiota dell'antifascismo che non quelli che, tradendo ogni aspettativa, non hanno lasciato loro altro sfogo espressivo che non quest'ideologia e quest'etologia da orchetti. Non sono dell'avviso che dovremmo chiedere la chiusura della Casa dello Studente occupata ma quella del Campidoglio. Non lo scioglimento dei centri sociali ma quello del Parlamento! E in ultimo voglio rivolgermi ai “benpensanti” a quelli che “sono tutti delinquenti”, “ma quando la faranno finita?”. Voglio ricordare a costoro che le battaglie campali per il controllo delle zone urbane sono vecchie quanto la storia dell'uomo. Che non cessano affatto con la “civilizzazione”: si guardi negli Usa, in Inghilterra, in Francia come ogni giorno i giovani si scontrano per il controllo dei quartieri. E quei giovani, così come i nostri opposti estremisti, non sono affatto la feccia della popolazione, anzi spesso sono il solo residuo di vitalità presente in certe città. Questi scontri finiscono solo dove sia presente Civiltà, dove ci sia Imperium. Ovvero precisamente ciò che le forze culturali e spirituali oggi imperanti, e delle quali i Veltroni, i Fassino, i Casini, i Mastella, i Prodi, i Fini, gli Schifani, i Maroni, i Giordano sono soltanto esecutori, vogliono a tutti i costi spazzare via. A coloro che scrollano le spalle di fronte a certi episodi che considerano rozzi, brutali e fini a se stessi, voglio ricordare quale sia l'esempio che una classe dirigente nella sua interezza sta offrendo alla gioventù. Corruzione, spionaggio, calunnie, piazzate, avanspettacolo, giravolte, insulti tra individui che il giorno dopo si abbracciano per poi tornare a insultarsi. Voglio ricordare che non esiste alcuna politica estera, alcuna fierezza nazionale, alcuna idea forte: nulla insomma per cui un giovane possa essere felice di vivere passando come oggi accade dalle gonne della mamma alla tomba attraverso un precariato continuo in uno stato d'ipnotismo psichico continuato. Le alternative agli scontri di piazza per chi non sia uno zombie, rispettabile magari ma pur sempre uno zombie, non sono poi molte, in sostanza sono due: drogarsi o vomitare. E allora non condanniamo troppo questi ragazzi. Non sgombriamo la Casa dello Studente, mandiamo a casa i politici! Tutti.

Gabriele Adinolfi

Il vero spot contro la droga.

Saturday, July 14, 2007

Carnevale sovietico.

Poesie folliniane.
Nel mio paese c'è un giovane poeta di ottant'anni ( faccio mio il concetto espresso da Massimo ) che è solito denunciare in versi il malcostume politico della nostra nazione. Il nostro, a differenza di Gioacchino Belli, le sue invettive le consegna direttamente ai lettori più affezionati e, a chi mi conosce, non è difficile intuire che io sia tra questi. Stasera sarebbe dovuto giungere Follini - poi l'incontro è saltato, evidentemente perchè bisognava salvare Prodi al Senato ndr - e il poeta non ha fattto mancare alcune delle sue gustose riflessioni. Mi rendo conto che i più tra lettori avranno difficoltà a coglierne il senso per via dell'uso del dialetto e dei riferimenti a posti che vanno conosciuti, ma un piccolo sforzo d'immaginazione non guasterà certo:


Col voto che le ho dato
lei si è assiso al Senato,
E si fotte 'na mesata
molto più 'e na pensionata
Or che còlto T'ho in flagranza
mentre vendi cu'arroganza
il mio voto a Bertinotti
E del mandato te ne fotti,
devi dirmi almeno il fatto
che ti ha spinto a stu misfatto
Mi dirai che son sicuro
che il futuro è molto oscuro:
perdo 'a faccia e non son sulo
salvo il seggio e pure il culo

Questa qui è più sfiziosa, in sintesi chiede a Follini di impiccarsi.

Uno contro tutti.

Qual novello Don Chisciotte, cu' 'stu motto roboante,/
cu' 'na faccia tosta avanza sul ronzino Ronzinante;/
fonda e sfonda due partiti con i voti di Casini./
Mentre il fido Sancio Panza, che mo fa' 'o Governatore/
ha ordinato a Menti Eccelse, p'ospitare O'Senatore,/
d'innalzare all'Eldorato un bell'arco trionfale./
Mo nun so' comm'è succieso, ma so' nate nel piazzale/
tutte in legno lucidato, tante forche allineate./
Che si tratti "sotto sotto" d'un messaggio a mo' d'invito,/
a imitar l'Iscariota per non essersi pentito?/

Coraggio, RI-VOLTATI anche tu!

Friday, July 13, 2007

Pacco, contropacco e contropaccotto
La pescivendola ora fa il filo a Gianfranzo

«Tra e me e Gianfranco Fini è scoppiata la pace». Alessandra Nipote annuncia di «aver ritrovato, politicamente, un'intesa assai profonda» con il leader di An dopo la sua uscita dal partito nel novembre del 2003. Merito, inizialmente, di un «fatto piuttosto privato», una lettera «speciale» che Fini le scrisse un anno e mezzo fa quandò morì il padre Romano Mussolini. Su Fini l'onorevole Alessandra, in una intervista al «Corriere della Sera», dice di apprezzare «le sue posizioni sulla droga, sull'immigrazione, sulla sicurezza, l'idea di una federazione del centrodestra, la lealtà che dimostra a Silvio Berlusconi».

Fiore, Tilgher e seguaci ora si tolgano dalle scatole: hanno avuto un'alleata impresentabile. Aprite i commenti per leggere l'intervista integrale.

P.s. qualora questa attriciuncola romana riuscisse mai a ricandidarsi sindaco di Napoli, chi scrive potrebbe diventare un piromane.

Antrace per Storace.
Ragioniamo. Secondo un recente sondaggio, Storace raccoglierebbe il 3,2% dei consensi e AN sarebbe all' 8,2%, il minimo storico. Il dato è ancor più emblematico se si considera che tutti i partiti della CdL sono in crescita con un più 14 complessivo sull'Unione e addirittura il 29% di Fi. In soldoni significa che, mentre i media continuano a celebrare le inversioni a U in autostrada di Gianfranzo, 1/3 degli elettori di An non ne può più ed è disposto a schierarsi con un partito che è ancora sulla cartae vedrebbe la luce solo in ottobre.Per comprendere la testè descritta situazione basta considerare che l'assenza di dibattito e opposizione interna alla sciagurata rotta del comandante ha fatto lievitare in maniera esponenziale il malumore. Epuretor, pertanto,al quale basta seguire la bussola e gli indici di gradimento per non fallire, deve solo costituire un qualsiasi contenitore. Fini lo sa ed, infatti, sta cercando di fare terra bruciata attorno a lui. Dopo aver intercettato in prima persona i dissidenti, ha mandato avanti i suoi scagnozzi, finanche la hobbit con la voce da coatta che presiede come vice di Bertinotti la Camera. La Meloncina, infatti, si è scagliata con veemenza contro Storace accusandolo di avere rubato ad Azione Giovani, il braccio armato di Fini di cui lei è ancora presidentessa, il simbolo. Una polemica di una tristezza infinita, soprattutto se si considera che An entro il 2009 vuole togliere la fiamma dal simbolo e che AG, che pungolo dei grandi non è più, dovrebbe più opportunamente rinunciare alla fiaccola di sua spontanea volontà. Ora, volendo tralasciare le melonate presidenziali e volendo tornare a discorsi dei grandi, possiamo leggere nella mossa di Fini di investire ufficiosamente Alemanno suo successore un espediente per arginare le falle interne alla Destra sociale che sfrutterebbe il dualismo che c'è tra Gianni e Storace. Un lampo di genio, soprattutto se si considera che l'iscritto di AN è in genere un vigliacco che non è disposto a giocarsi la sua cadreghella. Non deve, pertanto, meravigliare che - a parte diversi politici locali - non si segnalino nomi dell'organigramma che lasciano il partito. E' un normale sintomo della strategia di terrore messa in atto. Per questo è ancora più significativa l'adesione a "La Destra" di Arrighi. E' proprio quest'ultimo il nome di rilievo che consente di creare il precedente. Non si sa se il giovane parlamentare lombardo l'abbia fatto per un sussulto ideale o per calcolo politico, ma è certo che, in termini di convenienza, passare con Storace potrebbe rivelarsi una mossa azzeccata. L'esplosione è imminente e i sondaggi preannunciano il botto. Eccome.

Perchè titubi? Iamm bell, ri-VOLTATI.

Marciare per non marcire.

Thursday, July 12, 2007

Contro la violenza comunista.

Nera come noi - Hobbit

Tocqueville, ovvero la città dei liberTi.
E' evidente che tra i moderatori c'è un patto parasociale per il quale è vietato autorizzare notizie riguardanti le aggressioni subite da "fascisti" (rectius persone bollate come tali, quindi sono compresi i liberal-libertari). Si scrive coerenza, si legge massoneria.

Bye, bye Gianfranzo
SONDAGGIO EKMA: STORACE AL 3.2%, AN SCENDE SOTTO IL 10 Cdl (49.4%) senza Udc(5%) sempre in vantaggio su Unione (44.7%) (Apcom)

La ‘Destra’ di Francesco Storace non è ancora un partito organizzato ma raccoglierebbe il 3.2% dei consensi facendo così scendere per la prima volta An sotto il 10%, precisamente all’8,2% come dato tendenziale. Lo rivela un sondaggio, commissionato dal sito Clandestinoweb all’Ekma, effettuato il 4 e 5 luglio scorso con il metodo Cati su un campione di 1.000 maggiorenni intervistati, che indicherebbe il movimento di Storace come ottava forza nazionale nel panorama dei partiti. Lo stesso sondaggio indica che la Casa delle Libertà, senza l’Udc (5%), gode del 49.4% dei consensi contro il 44,7% del centrosinistra, mantenendo un margine del 4.7% che diventa un 9.7% di vantaggio se si somma il dato del partito di Casini e Cesa. Analizando il dato raggiunto partito per partito, Forza Italia rimane sempre primo con il 29.9% dei consensi, seguito a ruota dal Partito Democratico che, nonostante l’effetto Veltroni, si ferma al 27.5%. Poi vi è An con il 10.2%, che scende ad un 8.2% tendenziale per l’avvento di ‘Destra’ di Storace che si aggiudica un 3.2%. Al quarto posto vi è la Lega Nord che raccoglie il 6%, al quinto posto si colloca l’Udc con il 5%, poi Rifodnazione comunsita col 4% e alle sue spalle al 3.9% l’Italia dei Valori di Di Pietro. Quindi i Verdi al 3%, i Popolari-Udeur al 2%, il Pdci all’1.2% e la Democrazia Cristiana di Rotondi all’0.9%. Chiudono la classifica i Riformatori-liberali all’0.8%, i Socialisti con l’0.7% e l’Italia di Mezzo di Follini allo 0.4%.

Predoni notturni
Devastata la sede della Fiamma Tricolore a Casal Bertone, Roma.

Dopo la vile aggressione in 150 ai danni di nostri 15 militanti, sempre nella nottata esponenti dei centri sociali hanno assaltato e devastato la sezione della Fiamma Tricolore di Casal Bertone. Non possiamo che assistere, ancora una volta, come attivisti comunisti agiscono coperti dalla notte e dalle istituzioni” Queste le parole di Gianluca Iannone, componente della segreteria nazionale della Fiamma Tricolore, che ha aggiunto: “I figliocci del sindaco Veltroni tentano di togliere l’agibilità politica a chi da tempo li ha sostituiti nelle lotte sociali, in primis quella per il diritto alla proprietà della casa. Mentre noi occupiamo, diamo casa a centinaia di famiglie italiane, proponiamo la battaglia del Mutuo sociale e rigettiamo assistenzialismo e pietismo, i cari compagni dei centri sociali assaltano le nostre sedi, tra l’altro rubando denaro, computer e motorini”. Ha continuato Iannone: “La nostra presenza, attiva e ben voluta, nei quartieri popolari infastidisce chi da anni ha venduto e tradito i cittadini romani, favorendo gli interessi economici di palazzinari e banche. Ma la violenza comunista non fermerà le nostre lotti sociali”. Ha concluso il dirigente della Fiamma Tricolore: “Difenderemo in ogni sede le nostre strutture, le nostre famiglie a cui abbiamo dato un tetto e le nostre battaglie, certi di avere dalla nostra parte la cittadinanza”. Anche Giuliano Castellino, segretario romano della Fiamma Tricolore ha condannato la devastazione della sede del partito sita nel quartiere Casal Bertone, in via degli Orti di Malabarba 15: “I veri mandanti sono tutti quei politici che nei giorni scorsi invece di abbassare i toni hanno gettato benzina sul fuoco. I veri mandanti sono tutti quelli che hanno chiesto la chiusura e gli sgomberi delle strutture occupate dalla destra romana, unici avamposti di libertà, cultura e lotte sociali. Esprimo la totale solidarietà ai militanti della Fiamma di Casal Bertone ed invito tutti quelli che, all’indomani dei fatti di Villa Ada hanno gettato fango a tutta un’area, a condannare l’episodio e portare la loro solidarietà a chi oggi si vede una struttura devastata”. Ha concluso Castellino: “Speriamo che il Campidoglio la smetta di essere un comitato d’affari e la smetta di seminare odio e veleno e che cominci a risolvere i veri problemi della capitale, ad iniziare dal problema casa”.

Wednesday, July 11, 2007

I brogli ci furono, le prove:

Rivoltosi!
Partiti da Roma alle 6.30 di mattina i rappresentanti del Comitato promotore per il referendum elettorale hanno allestito un banchetto davanti al Municipio di Ceppaloni, cittadina di cui è sindaco il Guardasigilli. Cinquanta le firme raccolte in tutto, una al minuto: il blitz, nella patria di Mastella, l'anti-referendario per eccellenza, è stato "un successo" se consideriamo che, naturalmente, nessuno degli "amici" del ministro si è avvicinato.

Tuesday, July 10, 2007

All'Università è caccia al fascista.
"Clima teso, fascio appeso" é uno slogan (rectius un auspicio) che, di questi tempi, si può leggere sulla maggior parte degli edifici del complesso universitario della Federico II. Da una ventina di giorni il clima si è fatto davvero teso ed è iniziata una vera e propria caccia. Sta circolando, infatti, un volantino in cui si invitano gli studenti a "segnalare il fascista". E guarda un po', sarà un caso, ma proprio ieri un ragazzo dell' Orientale, università egemonizzata dai rossi, è stato aggredito. E' evidente che qualcuno desidera tornare agli anni '70 avendo nostalgia della violenza come strumento di lotta politica. Per i compagni i fascisti, là dove per fascista (cari tocquevilliani...) si intende chiunque non stia a sinistra, sono dei nemici e, per questo solo motivo, va loro impedita ogni agibilità politica. Del resto non mancano altre scritte che ricordano che le bestiole nere devono restare fuori per tenere pulite le università.

Monday, July 09, 2007

InSeDiA - Lasciati Spiare

RI-VOLTATI

La destra moderna?
Non è una novità, Corona lo aveva detto quando era uscito di prigione, ma ora inizia a diventare qualcosa più di una boutade. «Fondo un partito, anzi l'ho già fatto, ma sono di destra e vorrei impegnarmi a fianco di Berlusconi: sarà un botto». I primi con cui è entrato in contatto sono stati per la verità quelli del Nuovo Psi: «Mi ha voluto incontrare il segretario nazionale del movimento Rifondazione Socialista, Giuseppe Graziani (ex del nuovo Psi)». Ora pare che abbia già fissato un incontro con il cavaliere,ma non si va troppo per il sottile: «Faccio il partito, poi vedo chi mi offre di più». A Berlusconi vorrebbe presentare un programma per svecchiare la destra, anche se i primi due punti dell'agenda non sono poi così graditi alla Casa delle Libertà: sì ai Dico, ai matrimoni gay, liberalizzazione delle droghe leggere e riapertura delle case chiuse. L'idea sarebbe maturata in carcere: già allora dichiarò di volersi battere contro le condizioni disumane dei detenuti(libero.it)

Fini e Casini ora hanno un degno rivale per la successione al Cavaliere, la stoffa è la medesima...lo stile pure.

Sunday, July 08, 2007

Sii sempre brigante!

Saturday, July 07, 2007

Un patriota.
La prima volta che misi piede in una sezione di partito, la mia attenzione fu catturata dalla fotografia in bianco e nero di un giovane con gli occhiali e con a margine una frase di Julius Evola ("la vita come un arco, l'anima come una freccia, lo spirito assoluto come un bersaglio da trapassare"). Sapevo bene chi stavo osservando e, colpito, collegai subito l'immagine ad una storia. Il 7 luglio del 1972 - in una classica giornata d'estate in cui i giovani vanno a mare - l'anarchico Marini e due militanti dell’ultrasinistra aggrediscono sotto casa due giovani militanti del Fuan di Salerno, Carlo Falvella e Giovanni Alfinito: uno, Carlo, pugnalato al cuore, cade a terra per non rialzarsi più. Salerno, una cittadina tranquilla, è sconvolta e non sa di aver aperto, dopo la morte di Ugo Venturini a Genova, una stagione di sangue che avrebbe portato a cadere tanti giovani militanti di destra. Si scatena una campagna di stampa in chiave antifascista volta ad influenzare lo svolgimento del processo, tanto che la situazione di tensione conduce anche a un trasferimento del medesimo da Salerno a Vallo della Lucania "per motivi di ordine pubblico". I compagni del raid vengono prosciolti e solo Marini è condannato a 12 anni, poi ridotti a 7. La condanna lo trasforma in un eroe della sinistra extraparlamentare; Lotta continua sostiene che l'incarcerazione di Marini sia "un'odiosa vendetta del potere", il motto "libertà per Giovanni Marini" si diffonde in tutte le associazioni di sinistra radicale, Dario Fo e Franca Rame mobilitano la sinistra istituzionale. A Marini è dedicata persino una canzone, Liberiamo Marini(difendersi dai fascisti / no, non è reato: / compagno Marini, sarai liberato!). Scarcerato, vince il premio Viareggio, sezione "Opera prima". Alberto Moravia, Camilla Cederna e Dario Fo lo elogiano considerandolo una vittima del sistema. Di solito, per rispetto e pudore, preferisco non rievocare vicende che fanno tanto male. Spesso si rischia di scadere nella retorica e di appropriarsi di una memoria che non ci appartiere. Per Carlo Falvella era d'obbligo un'eccezione. Ho conosciuto la sua famiglia, ho frequentato i suoi ambienti, abbiamo passioni in comune, per questo lo considero legittimamente parte della mia memoria. La sua storia mi fa rabbia, Salerno l'ha dimenticato e, surreale, ha fatto la fortuna del suo suo carnefice che, pugnalandolo, divenne una celebrità. Già, uccidere un fascista non è reato, anzi è un gagliardetto, una nota di merito. Qualche imbecille ancora ora si esalta gridando "10,100,1000 Falvella" confidandomi che vorrebbe farmi fare la sua stessa fine. E' gente che non è degna nemmeno di disprezzo. Oggi il cuore di Carlo Falvella continua a pulsare nella memoria dei camerati e sui muri delle nostre città. Abbiamo inciso il suo nome per le strade, là dove tutto è cominciato, e poco importa se le istituzioni celebrano solo gli assassini, la memoria si rinnova nelle persone e mai in una targhetta.
Ciao Camerata.

Friday, July 06, 2007

Lune feroci - Skoll

Fini ha tradito anche gli amici.

di Marco Damilano
Le nozze. Il tradimento. L’emarginazione all’interno del Msi e di Alleanza nazionale. Parla il primo marito della signora Fini. Colloquio con Sergio Mariani

La vicenda tra me, Gianfranco e Daniela dovrebbe avere lui il coraggio di raccontarla. Io ho sempre avuto la dignità di viverla… Dieci giorni fa la separazione tra Gianfranco Fini e la moglie Daniela Di Sotto. Un passo politico, annunciato con un comunicato, l’ennesimo strappo del leader di An dal suo passato. E dal passato oggi riemerge il terzo lato del ‘triangolo nero’: Sergio Mariani, il primo marito di Daniela, all’epoca grande amico di Gianfranco. Protagonista di un episodio oscuro: il 10 marzo 1980 si sparò all’addome mentre Daniela stava andando dall’avvocato per ufficializzare la separazione e la sua relazione con Gianfranco. Da allora Mariani non ha mai parlato: rompe per la prima volta un silenzio lungo decenni perché, spiega, "mi ritrovo a vivere impotente uno scenario molto simile a quello di allora per colpa della protervia altrui". In questi anni Mariani, coinvolto in numerose vicende giudiziarie, è stato dirigente di An, è membro dell’Assemblea nazionale del partito e non ha mai smesso di frequentare Fini. Nel 2006 i rapporti si sono interrotti: "Fini sta rovinando la vita dei miei figli, delle persone che amo, di quelli con cui ho lavorato. So quanto mi può costare quello che dico, ma non ci sto. Non uscirò mai con i miei piedi dal partito".

Quando ha conosciuto i due Fini?
"Daniela l’ho vista nella sezione Msi del Quadraro, a Roma, dove c’era una forte presenza dei rossi. Una ragazza molto determinata, in realtà esprimeva una grande femminilità. Era, come si dice, da bosco e da riviera. Gianfranco l’ho incontrato nel ‘73 nella sede del Fronte della gioventù di via Sommacampagna. Vestiva in trench o con un cappotto di pelle nera. Frequentava la corporazione studentesca di cui era responsabile Maurizio Gasparri. Aveva una penna brillante, fiorivano i giornaletti, servivano persone che sapessero scrivere".

Lei era invece un uomo d’azione, diciamo così. La chiamavano Folgorino…
"Avevo partecipato al XXIX corso della Folgore ed ero molto rapido. Ma il mio vero soprannome era il Legionario, sono stato nella Legione straniera. A Roma sono arrivato nel 1972, dopo un mandato di cattura: a Milano avevo picchiato un ragazzo, gli avevo fatto parecchio male. Il Msi era monolitico, stretto attorno a Giorgio Almirante. Una volta le sue segretarie, le sorelle Ornella e Gila, ex combattenti della Rsi, mi chiesero davanti a lui: ‘Se ti desse uno schiaffo, tu che faresti?’. E io: ‘Glielo ridarei’. Almirante sorrise: capiva il carattere delle persone".

Chi c’era allora nel Fronte della gioventù?
"Tutti gli attuali dirigenti di An. Ero a fianco di Teodoro Buontempo, con lui nel ‘72 aprimmo la sede di via Sommacampagna 29, ho la residenza ancora lì, mai cambiata. Il partito per me è una comunità. Del fascismo mi piaceva il nome: le individualità unite per un obiettivo comune".

E Fini? Che ruolo aveva?
"Fini era emarginato, distaccato. E poi raccontava cose false: che proveniva dalla Giovane Italia di Bologna, che abitava in piazza di Torre Argentina e invece stava a Monteverde, che era figlio di un alto dirigente di una multinazionale del petrolio. Alcuni di noi sospettarono che fosse un infiltrato della polizia. Una sera decidono di dargli una lezione, bastonarlo. Salgo anch’io in macchina. Lui si accorge del pedinamento, scappa, si infila in un palazzo. Io lo seguo da solo, entro, scendo giù. Trovo Gianfranco rannicchiato in un sottoscala. Mi prende le gambe e mi dice: ‘Sergio, che colpa ne ho se non ho il vostro coraggio?’. Mi sembrò un atto di sincerità. Ho visto il Fini sempre ingessato che si apriva. Diventammo amici".

Vi vedevate anche con Daniela?
"Mi sono sposato con lei nel 1976. Una volta andammo in tre a vedere ‘Apocalypse Now’ e Gianfranco e Daniela applaudirono la scena della cavalcata delle valchirie e degli elicotteri. Nella scena successiva, quando la vietnamita fa saltare in aria gli americani, in sala esplose un applauso contro di noi. Si accesero le luci, alcuni poliziotti ci protessero, ci allontanammo di corsa, mestamente".

In quegli anni Fini si dichiarava fascista?
"Fini non è mai stato fascista. Allora diceva di essere mussoliniano. Ma lui non è né fascista né mussoliniano. È una persona che ha un profondo culto della personalità: la propria. È il suo limite. Un uomo che non è all’altezza della libertà degli altri".

Mariani, lei è stato più volte condannato per atti di violenza. Mentre Fini oggi è uno statista. Non le pare di esagerare?
"Sì, è vero, ho praticato, anzi, ho vissuto la violenza. Il mio avversario era il nemico, quello dello slogan ‘Uccidere un fascista non è reato’. Avevo accettato le regole del gioco. Dopo ho capito che erano condotte da organismi superiori, il sistema, ma nel 1974-75 si alza il livello dello scontro con la sinistra: dai cazzotti si passa ai bastoni - io usavo il manico di piccone, segato nell’ultima parte perché si spaccava con i colpi - poi le spranghe, i coltelli e infine le armi. Ci segnò la morte di Mario Zicchieri, ‘Cremino’, ucciso barbaramente a sedici anni. Il giorno prima aveva comprato un disco di Lucio Battisti, Daniela glielo aveva chiesto in prestito. Si era creata una organizzazione interna, il Msi per la lotta popolare, per condizionare il partito in una difesa più convinta dei suoi ragazzi e accettare la logica dello scontro. La maggioranza dei giovani aderì, anche Fini firmò il loro manifesto".

Fini estremista? Impossibile.
"Lo spinse il desiderio di essere accettato. Lo stesso che lo porta a proporre il Corano nelle scuole
. La verità è che non è mai stato considerato da quelle frange, esattamente come oggi non lo accettano fino in fondo alcuni settori economici, finanziari, religiosi. Si dice che Fini sia una persona fortunata, ma in realtà è un utilizzatore del gratta-e-vinci della politica. Non si può non avere un progetto. Non si può passare da un estremo all’altro, con indifferenza. Quando a Fiuggi nacque An, volle spegnere la luce come simbolo del nuovo corso: l’ultimo dei messaggi che avremmo dovuto dare. Per lui, invece, si trattava di allontanare ogni cosa che avesse fatto parte del suo passato".

Quando seppe che Fini aveva una relazione con sua moglie Daniela?
"La loro conoscenza si approfondì in una visita alla tomba del Duce con un pullman di camerati romani nel 1979. Vivevamo insieme sotto lo stesso tetto, ma Daniela e Gianfranco avevano cominciato una relazione clandestina nella casa di una dipendente del ‘Secolo’, collega di Daniela. Venni a sapere qualcosa, chiesi spiegazioni e lei mi rispose: non è vero, te lo giuro sul nostro bambino morto. Ebbi uno scontro fisico con chi mi aveva raccontato quella cosa e aveva messo in dubbio la parola della mia donna. Io ho creduto a Daniela, in ogni caso".

Cosa successe il giorno della sparatoria?
"Non ricordo. È una rimozione. La vicenda si è svolta come tutti e tre sappiamo bene. Se sono arrivato a spararmi è perché Fini ha inciso pesantemente. Mi aveva portato di fronte al fatto di essere responsabile del fallimento del mio matrimonio. La colpevolizzazione mi ha messo in un profondo stato depressivo rispetto al quale non avevo possibilità di ritorno né di perdono di me stesso".

Prova rancore, odio nei loro confronti?
"Se Daniela quando eravamo ancora sposati si è innamorata di Fini non ha nessuna colpa, il sentimento non si può gestire. Il problema non sta nel tradimento dell’amore, ma nell’errore di Fini: il tradimento dell’amicizia, di un vincolo di comunità. Ma Fini ha già il potere e lo esercita. Chi si mette di traverso viene esautorato dagli incarichi politici. Il dopo fu ancora più imbarazzante: restai nel partito, non volevo andarmene per responsabilità che non avevo. Mi chiesero di trasferirmi al Nord, Fini non vedeva l’ora di allontanarmi da Roma. Almirante lo bloccò: ‘Mariani non si muove ‘".

Lo ha mai affrontato?
"Sono cose che deve raccontare Fini. Il personaggio pubblico è lui. Oggi sono rabbioso per l’ingiustizia che sto subendo. Alcuni colonnelli sono affascinati dalla capacità di Fini di raggiungere gli obiettivi, forse sperano di vincere sulla ruota della fortuna. Sono l’unico dirigente dell’epoca che non è diventato parlamentare".

A causa delle condanne per violenza?
"No: era stato rotto un braccio a un ragazzo di Sommacampagna, corsi al liceo Plinio e picchiai il responsabile, fui preso dai carabinieri. Alemanno stava da quelle parti, fu arrestato anche lui e quando arrivai in caserma era legato con le manette al termosifone e lo stavano picchiando selvaggiamente. Poi è diventato ministro. Ai dirigenti di An chiedo: oggi tocca a me, quando toccherà a voi, per quello che rappresentiamo? Io pago per lesa maestà, per aver offeso questo imperatore che brilla di luce propria".

Perché esce allo scoperto?
"Sono di fronte al fallimento delle mie attività, senza colpa. Lavoro come intermediatore editoriale, per assicurarmi al minor costo possibile la stampa di manifesti, volantini, altre attività, per conto del partito. An mi deve 750 mila euro per quanto riguarda la Federazione romana, per le campagne elettorali provinciali del 2003 e europee 2004, più 90 mila per la campagna europea di Adolfo Urso. Ho attaccato un manifesto in cui denunciavo tutto. Ho sperato che Fini facesse qualcosa. Con lui ho continuato ad avere rapporti corretti fino all’estate 2006, quando vengono da me i carabinieri che indagano su Marco Buttarelli, segretario amministrativo di An di Roma. Buttarelli mi aveva dato il 10 per cento di quanto mi deve An: 70 mila euro, senza Iva, e non 84 mila che sarebbero state regolarmente fatturate da una delle società beneficiarie ed esecutrici del lavoro. La mia colpa è che non dico ai carabinieri a chi li ho dati. Faccio sapere a Fini che ho agito in modo corretto. Da questo momento si interrompe ogni rapporto".

Perché non li ha denunciati?
"I panni sporchi si lavano in famiglia. Di recente li ho citati in giudizio. Questi soldi mi sono dovuti non solo perché ho eseguito il lavoro, ma perché esisto. Dichiarerò ai quattro venti cosa è diventata An, quali ricatti governino il vivere sociale di un partito assolutamente non democratico. Non do la responsabilità solo a Fini. All’indomani del manifesto vengo chiamato da Donato La Morte, che mi chiede di mettere a posto la vicenda. Mi dicono che se ne occuperà l’avvocato Bongiorno. Giulia Bongiorno è persona spiritosa, cambiale in scadenza al partito: una che diventa deputata, ma non prende la tessera quasi che la nostra sia la storia di un branco di imbecilli. Ma la transazione è una colossale presa in giro".


Sergio Mariani oggi La Bongiorno è il legale di Fini e signora nella separazione. Perché si lasciano oggi?
"La separazione è una tappa nel percorso di onnipotenza di quest’uomo. Lui l’aveva già lasciata negli anni Ottanta, ma Daniela non lo accetta. Se questo oggi avviene è per altri motivi. Chi ne deve trarre lezione sono gli altri dirigenti di partito: il fatto è di uno squallore terrificante, una violenza che questa donna sta subendo, con una vicenda giudiziaria ridicola che vede coinvolta Daniela, il fratello di Fini, la cognata di Fini, il segretario di Fini Checchino Proietti. Cosa farà ora Fini? Andrà all’anagrafe a cancellare il cognome del fratello? Licenzierà Checchino?".

Con Daniela oggi che rapporti ha?
"Due anni fa in un’intervista ha raccontato che ordinai una spedizione punitiva contro Fini. Ma ero in coma, non potevo ordinare nulla. Mi amareggia l’ignavia di un partito che non difende un suo dirigente dalle accuse perché provengono dalla donna del capo. Daniela ha anche rivelato la nascita del nostro figlio che ha vissuto dieci minuti in incubatrice. Non è così: purtroppo il bambino nacque morto. Ma non ho nessun odio nei suoi confronti. Vorrei solo che Daniela fosse più se stessa, che interpretasse una politica con lo stile che lei definiva borgataro e che non è denigrante: è un modo schietto di vivere".

Che cosa si aspetta ora da Fini?
"Si vuole dimostrare che talmente insignificante è il mio ragliare che il problema è solo avere la pazienza che io muoia. Io muoio, ma il mio ragliare lo farò pesare come il rullo di mille tamburi. Non sono una persona che capitola di fronte alla forza. Sono uno che combatte fino alla morte, e anche dopo. A questa violenza, questa sì non so dove Fini l’abbia imparata, io reagisco con la violenza che sapevo esprimere. Una volta si diceva: allo sfidante la scelta delle armi. Io non le ho scelte, le accetto. Quali che esse siano".