Sunday, September 09, 2007

E'(forse) meglio passare alla lotta armata(?).
(si fa per dire...)

Quando a suo tempo mi iscrissi alla facoltà di giurisprudenza, lo feci perchè ho sempre desiderato diventare magistrato. Sì, sono sempre stato cosciente del fatto che bisognasse affrontare un concorso assai selettivo e che di certo non sarei divenuto milionario, ma volli sfidare la sorte. Mi ero anche abituato all'idea di lavorare in ambienti angusti che si caratterizzavano per scarsità di mezzi.

Immagino che dei fatti miei non ve ne potrà fregare di meno, ma il blog è mio e io in qualche modo m'aggia pure sfogà.
Dovete sapere, infatti, che negli ultimi anni ogni politicante che ha occupato un dicastero ha cercato di lasciare traccia di se meritandosi le mie fatture. Mi è stata tolta infatti, ogni speranza e mi sono amaramente pentito della mia scelta.

In principio ha incominciato Donna Moratti: la meretrice, pur di moltiplicare le cattedre e sistemare i professori, si è inventata una riforma strampalata che ha avuto sugli studenti l'unico effetto di dilatare i tempi per il loro inserimento nel mercato del lavoro. Ha per sintesi previsto:
1) l' inserimento di alcuni insegnamenti aggiuntivi inutili, aumentando il numero di corsi e portando giurisprudenza a 5 anni.
2) Ha previsto una scuola di specializzazione postlaurea gestita delle singole università della durata di 2 anni per l'accesso al concorso di magistratura. Il che con l'evidente finalità di finanziare le università con i dindini che gli studenti sborsano e accontentare i baroni.

Naturalmente i conti sono stati fatti senza l'oste ed, essendosi molte università rifiutate di adeguarsi ai nuovi corsi, di fatto gli studenti si sono trovati obbligati a studiare più esami con a disposizione la metà del tempo.

Quel mafioso di Mastella, laureato non si sa in che modo in lettere, Guardasilli per caso, ha deciso di cimentarsi anche lui nella sfida a chi dell'atuale governo sia il più dannoso e, infatti, nella riforma dell'ordinamento giudiziario che ha presentato, ha previsto che, per accedere al concorso in magistratura:
1) sarà necessario aver superato l'esame di avvocato per l'abilitazione alla professione forense, che si può sostenere dopo 2 anni dalla laurea, e che ormai per difficoltà è diventato praticamente un concorso.
2) Bisognerà aver già superato precedentemente un concorso nella pubblica amministrazione.
La finalità anche qui è evidente: si vuole politicizzare il concorso e permettere solo a chi è introdotto in certi canali di poter accedere al concorso.

Per farla breve, infatti, dopo la laurea, bisognerà iscriversi a 2 anni di scuola di specializzazione, superare l'esame di procuratore, vincere un concorso nella pubblica amministrazione e poi si potrà accedere al concorso in magistratura. Ora, siccome io non intendo vivere fino a 30 anni sulle spalle dei miei genitori, ci ho già rinunciato. A saperlo prima, avrei scelto di fare il politicante, ma purtroppo la quinta elementare l'ho già conseguita da tempo.

Se dovessi iscrivermi oggi all'università, opterei senza dubbio per un indirizzo scientifico, tra quelle facoltà cioè che mi avrebbero consentito di emigrare all'estero. Perchè da questa nazione i giovani devono solo fuggire. E' tragicomica e significativa in questo senso la massima che Marini ci ha fatto pervenire dal Canada: il viaggio - a detta sua - infatti gli è servito per capire che "deve impegnarsi per i giovani". A lui che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, che a 70 anni fa la vita del nababbo sulle spalle di chi paga le tasse e sul cui titolo di studi è meglio passare oltre?

Sinceramente - lo scrivo, tanto ho già toccato ogni apologia e reato di opinione previsto dal codice penale - mi rammarico del fatto di non essere nato negli anni di piombo: almeno allora mi sarei potuto sfogare. Tanto più che, da disadattato squilibrato, sarei stato poi fatto passare come un esempio da seguire da qualche sciacquetta francese che si pavoneggia al Festival del cinema di Venezia, kermesse voluta da Benito Mussolini per fornire una vetrina internazionale all'allora fiorentissimo cinema italiano e che oggi è solo un ritrovo per tossici miliardari annoiati che giocano a fare i noglobal.

Vorrei, infine, dire a ElCobalto che, disprezzando Costantino, dimostra di essere uno stronzo e di non aver capito nulla della vita. Se, invece, di bivaccare la sera con una birra in mano e di blaterare per una società migliore, se ne andasse a pomparsi in palestra per poi diventare un divetto di canale5, camperebbe molto meglio. Proprio stamattina ho intravisto in tv il giulivo mentre mostrava a delle sciaquette il suo calendario con il culo di fuori. Avessi visto come si sentivano tutti realizzati! Quello lì è un dritto e ha capito tutto meglio di noi. Tu e io piuttosto, camerata, di questa società non abbiamo capito nulla: siamo fuori moda. Modernizzati!

Dei tre principi informatori che ho sempre seguito, ormai solo due li riconosco come miei: Dio e famiglia. La patria, che da me si è presa già troppo, la lascio a voi volentieri.

2 comments:

Anonymous said...

1) Quoto tutto l'articolo. E' perfetto.

2) Sono laureato in ingegneria elettronica. E infatti il mio sogno è emigrare. Sai che mediamente un ingegnere elettronico prende meno di un metalmeccanico in Italia ??

3)Non preoccuparti, la lotta armata arriverà presto. L'Italia è in un vortice le cui spirali sono sempre più strette. E al centro c'è la guerra civile.

4) Concordo su Costantino. In Italia o fai il divo idiota in TV, o fai il Calciatore, oppure devi fare il politico. Altro non c'é. D'altra parte han passato anni ad insegnarci che uno non lavora per soldi ma per passione. Infatti i politici (non)lavorano gratis.

5) Concordo anche sul sentimento di patria.

CampaniArrabbiata said...

Pensa che la laurea in ingegneria elettronica - assieme a quella in economia - per la statistiche è quella che consente sbocchi maggiori. Naturalmente so che spesso campano a fatica e gli sforzi non vengono mai ripagati, ma almeno le possibilità per andare all'estero ci sono. Io mi pento di non aver fatto ingegneria ai suoi tempi. Per il resto dubito che il popolo italiano avrà mai uno scatto d'orgoglio: è troppo attratto dalle prodezze di Costantino, delle Veline e il suo amor patrio si riduce alla vittoria ai mondiali di calcio.

Certo è, che se proprio noi che siamo di destra, rifiutiamo ogni sorta di attaccamento a questa nazione, significa che davvero c'è qualcosa che non va. Come Evola, considero mia patria solo la terra in cui si combatte per la mia idea e questa terra non è l'Italia...