Sunday, September 02, 2007

Pagate il pizzo, ma non le tasse.

Un idiota. Il presidente degli industriali di Caltanissetta è un perfetto idiota. Chi glielo ha fatto fare di imporre al direttivo dell'associazione degli industriali siciliani di prevedere una norma che stabilisca che gli imprenditori che pagano il pizzo o che in qualunque forma collaborano con la mafia saranno espulsi da Confindustria?

Vuole forse continuare a vivere sotto scorta a vita? Ha una predilezione per le pacche sulle spalle dei politicanti che, per un pugno di voti in più, lo trasformeranno in eroe di un giorno in qualche inutile conferenza? Possibile che sia tanto ingenuo da scrivere una lettera a Napolitano invocando l'impegno dello stato contro la mafia? Il presidente della repubblica non può fare niente, perchè ben sa di ricoprire quella carica grazie al supporto che diede (e continua a dare) proprio la mafia. Senza il suo contributo, senza cioè l'ordine impartito da Lucky Luciano - detenuto illustre del carcere di Sing Sing - ai suoi picciotti di tornare in "terra maTre", gli Americani non sarebbero mai sbarcati in Sicilia nel '43. Come si può, quindi, pretendere senza ridere a crepapelle che la repubblica democratica italiana dichiari guerra alla mafia se è a lei che deve la sua genesi?

Il pizzo va versato, perchè la mafia - unico organismo della penisola titolato ad agire - garantisce un servizio serio, assicurando protezione e sicurezza ai suoi aderenti. Tanto più che, se qualche imprenditore fa il duro e vuole ammirare la sua attività "fare il botto", il giorno successivo occuperà al massimo un trafiletto di qualche giornale locale. Sono avvenimenti che in certe aree della penisola si verificano quotidianamente e ormai nessuno ci fa più caso.

Al contrario, non bisognerebbe cedere all'estorsione che lo stato sanguisuga esercita continuamente sui suoi cittadini, perchè lui - lo stato - non garantisce nessun servizio e non assicura nessuna affidabilità. Tanto più che le tasse ormai servono solo a mantenere quegli onorevoli maiali che sono per numero inferiori solo alla Cina e per privilegi a nessun altro. Non deve, per questo, indignare il servizio sulle agevolazioni di cui beneficiano le scrofe per l'acquisto di immobili che L'Espresso ha spacciato per inchiesta d'assalto, ma che consiste nella scoperta di acqua calda. Si tratta dell'ennesimo privilegio di cui gode la casta, ma che per IlPizzino non è certo una novità. Chiunque conosca un minimo le cose della Capitale sa bene che lo stato, proprietario di una caterva di immobili in quartieri esclusivi come il Trieste-Salario, li sbologna agli amici degli amici a prezzi stracciati. Pertanto, mentre i poveracci che pagano le tasse per mantenere l'onorevole in parlamento hanno difficoltà a trovare una sistemazione nella periferia più estrema, la casta si fuma un bel sigaro dalla terrazza del suo superattico che affaccia su piazza di Spagna e che ha pagato 4 soldi.
La cosa, però, sarebbe, solo drammatica e non anche tragicomica, se i mantenuti non volessero apparire finanche lindi e puliti. Tanto che Veltroni ha imposto al suo scriba, Riotta, di spiegare tramite il tg1 che lui è pur sempre un verginello, Mastella ha querelato l'Espresso perchè ha scritto quello che tutti già sanno, gli altri si sono infrattati. Casini, invece, il fintocattolico divorziato, non ha voluto proferire parola sui suoi rapporti con suo suocero, il palazzinaro romano Caltagirone.

E' proprio grazie alle scrofe se, quando avverto dubbi sulla mia identità politica, mi basta prendere visione attraverso un giornale delle attività che svolgono gli antifascisti di professione per schiarirmi le idee. Se loro sono il bene, io a maggior ragione voglio essere il male assoluto. Siccome per il governo attuale il voto va esteso agli immigrati e quello di cittadinanza è un concetto superato, con la stessa logica lo stato non può impormi di essere italiano e io rivendico con forza il mio diritto ad essere apolide, quindi a non dover nulla a chi si ricorda di te solo quando devi pagare il balzello.

Fino a non molto tempo fa, quando il mio sguardo incrociava un tricolore, avvertivo un brivido, oggi solo un fastidioso prurito. E se in questo blog trovate una bandiera italiana, è solo perchè il gruppo Triares con cui collaboro l'ha scelto come suo simbolo.
Io mi rifiuto di essere italiano, perchè in Italia se sei povero hai ottime chances di rimanervi, mentre se sei un privilegiato la casta ti proteggerà sempre.
Conosco già l'obiezione che potrebbe avanzarsi nei miei confronti: per un fascista lo stato è alla base di tutto. Ma io risponderei che per un fascista lo stato non può essere incarnato da Napolitano, Nicola Mancino, Clemente Mastella e demo-comunisteria continuando. Lo stato per un fascista è prima di tutto etico, la cui autoritarietà si afferma sul consenso e non con la compressione della personalità. Sarà pure demagogica questa antipolitica, ma ditemi voi se ho torto. Mi rendo conto che le mie affermazioni sono gravi e che sbaglio a non celarle, ma - avendomi lo stato già tolto tutto, anche la speranza - non potrò mai rinunciare all'ultimo diritto di cui sono titolare, il diritto ad incazzarmi. Le leggi approvate da chi non ha nessuna autorità morale, non hanno valore. Del resto è stata una teorizzazione della dottrina marxista quella del diritto di resistenza a ciò che è contro il popolo. E io infatti affermo che la casta è contro il popolo e che oggi Umberto Bossi è l'unico che può incarnare il sentimento di insofferenza che gli abitanti della (V)italia (quindi anche io che sono napoletano) nutrono verso chi campa sul loro lavoro.

Producete, consumate, morite ci insegnano quelli che campano meglio di noi senza fare un tubo.
Io vi dico che, se avessi avuto dimestichezza con le armi, sarei già passato da tempo alla lotta armata. In questo modo mi sarei almeno sfogato prendendomi le mie soddisfazioni. Invece, ora, quando incontro un bambino, ho voglia solo di dirgli che non è stata una bella mossa nascere nel paese in cui si fanno meno figli e che, se vuole vivere bene, deve attrezzarsi al più presto per fare il politico, il palazzinaro o il trans.

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