Wednesday, October 31, 2007

Buon compleanno, Bud!
Atleta, pallanuotista, compositore, musicista, poeta, operaio, imprenditore, bibliotecario, chimico, giurista, produttore, pilota, attore comico e drammatico. In una parola, un napoletano.Oggi Carlo Pedersoli, al secolo Bud Spencer, compie 78 anni. Una persona dotata di carisma, sensibilità, coraggio e ironia che ha saputo sempre indicarci la via dei valori e del sacrificio. La sua vita è costellata solo di successi e vittorie.

Tuesday, October 30, 2007

E ora sospendete(ci) tutti.
Una preside nega la celebrazione della messa per l'inaugurazione dell'anno scolastico e gli studenti disertano per un giorno la scuola, organizzando la messa per conto proprio e partecipandovi in oltre 500. L'episodio è accaduto al liceo scientifico Battaglini di Taranto. La messa doveva essere anche l'occasione per ricordare l'ex preside dell'istituto, morto la scorsa estate. Di fronte al rifiuto del dirigente scolastico, gli studenti hanno contattato il parroco e hanno partecipato in massa alla funzione religiosa, disertando le aule. La preside ha già annunciato ritorsioni: sospenderà tutti quelli che hanno partecipato alla messa. Non chi marinerà la scuola per andare a giocare a pallone sul lungomare. Troppo spesso nelle scuole italiane non è chiaro capire chi tra i docenti e i discenti dà lezioni. In questo caso lo è.

Omaggio a Capodimonte. Da Caravaggio a Picasso

Dal 24 ottobre al 20 gennaio, in occasione del cinquantenario dall’apertura al pubblico del Museo di Capodimonte, la Soprintendenza per il Polo Museale Napoletano ha voluto promuovere un’iniziativa particolare. Più che una mostra tematica o monografica, impostata con criteri tradizionali, si tratta di una “festa di compleanno” del Museo di Capodimonte, alla quale sono stati invitati, in qualità di ‘graditi’ ospiti, opere di artisti, dal Seicento al Novecento, appartenenti a musei, fondazioni e raccolte private, sia italiani che stranieri, con i quali Capodimonte ha collaborato in tutti questi anni, attraverso l’organizzazione di mostre in comune o prestiti reciproci.
Opere di pittori assenti dalla collezione permanente di Capodimonte, ma che hanno avuto, nel corso della loro attività, un ruolo significativo per la cultura europea e in area mediterranea.
Un omaggio, quindi, non solo agli artisti e alle loro testimonianze, ma anche al lavoro costante e tenace che il museo stesso ha portato avanti, dal lontano 1957, attraverso importanti relazioni culturali e rapporti di scambio vitali con le maggiori istituzioni museali italiane e internazionali; è in qualche modo un omaggio che Capodimonte riceve e, allo stesso tempo, offre alla città di Napoli e all’intero Paese, frutto di una collaborazione davvero intensa, sviluppatasi nel corso di questi cinquanta anni, con i più prestigiosi musei e collezioni d’arte internazionali, attraverso la realizzazione di iniziative espositive congiunte - in Italia come in Europa e negli Stati Uniti.
Un evento, con oltre cinquanta opere, presenta al pubblico artisti come Caravaggio, Rubens, Velázquez, Tiepolo, Goya, Turner, Ingres, Monet, Degas, van Gogh, Toulouse-Lautrec, de Chirico, Picasso, Boccioni, Balla, Pascali e Basquiat, con tanti altri grandi maestri dal ‘600 al ‘900, e sarà allestita lungo il percorso espositivo del museo, a sottolineare proprio il nesso profondo con le collezioni permanenti, secondo una scelta che ha riscontrato sempre gran successo anche in occasione di mostre più recenti allestite a Capodimonte.
Molti dei più importanti musei internazionali hanno risposto all’appello, con la propria adesione al progetto attraverso il prestito di ‘capolavori’:, dal Metropolitan Museum di New York, alla National Gallery di Londra, al Louvre, al Prado e al Kunsthistorisches Museum di Vienna, così come dalla Pinacoteca di Brera, dalla Galleria Borghese di Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e da altri ancora. Il progetto è a cura di Nicola Spinosa.

Per maggiori informazioni: http://www.museo-capodimonte.it/eventi/omaggio_a_capodimonte_da_caravaggio_a_picasso

P.S. Nel link potrete trovare orari e costi di ingresso ed in basso alla pagina potrete scaricare alcune delle opere in esposizione.

SMETTILA DI ESSERE UN MANICHINO.

Monday, October 29, 2007

Trentadue anni dopo.
Il 29 ottobre 1975, sei mesi esatti dopo la morte di Sergio Ramelli, fa per la prima volta il suo ingresso "sulla scena" politica il fucile a canne mozze di chiaro ascendente mafioso. Un gruppo di ragazzi, che si accingevano ad aprire la sezione Prenestino del MSI, viene sorpreso da un'auto dalla quale partono pochi, rapidi colpi. Ne fanno le spese Mario Lucchetti, che viene ferito, e Mario Zicchieri che muore su colpo a soli 16 anni. E' la più giovane vittima degli anni '70 e si era avvicinato alla destra sull'onda emotiva per l'uccisione di Mantakas. La sorella fu costretta a cambiare scuola perchè, in quanto parente di un fascista, non le fu consentito di partecipare alle lezioni. I responsabili non sono mai stati condannati, si sa solo che l'azione era stata studiata "per incutere timore ai militanti di destra i quali, nonostante le ripetute aggressioni subìte, non davano segni di cedimento".

Addio cummenda

Se n'è andato Guido Nicheli, alias il commendator Zampetti nei ragazzi della Terza C. Aveva saputo trasporre nel cinema lo stereotipo del self made man milanese con straordinari effetti comici. Ci mancherà.

I comunisti sono gli stessi di 70 anni fa.
Cambian faccia, cambian colore, ma per simbolo han sempre un uomo che muore.

Sant’Eugenio è una splendida Chiesa dei Parioli a Roma. Sulla stessa strada è sepolto il fondatore dell'Opus Dei, San Josemaría Escrivá de Balaguer. Chi voglia visitarlo, deve bussare ad un portone normalissimo e verrà subito accolto da persone di straordinaria umanità che lo accompagneranno direttamente nella cripta. Regola base per chi fa parte dell'Opera è che il tempo va santificato, per questo tutto sembra perfetto. Si è ad un altro livello di approccio al cattolicesimo. C'è la possibilità di approfondire gli studi filosofici, di lavorare nel campo biomedico, di vivere e lavorare esclusivamente per la comunità e dedicare la propria vita alla prosecuzione dell'Opera. Anche ascoltare la Messa è del tutto diverso.

Domenica scorsa, Papa Benedetto XVI ha beatificato 498 martiri che furono martirizzati dai comunisti e dagli anarchici durante la guerra spagnola di Spagna. Non furono semplicemente ammazzati, ma torturati nel modo più barbaro e spietato. Loro colpa era quella di essere cattolici. Spesso gli aguzzini si divertivano a torturare con delle scariche elettriche i prigionieri chiedendo loro di rinnegare Gesù e di gridare viva il comunismo. Innumerevoli Chiese, soprattutto in Catalogna, furono bruciate. Si trattò della più grande offensiva della storia contro i cattolici.
Ancora oggi, in nome di ideologie oscure e nel silenzio dei media, i cattolici sono perseguitati in molte parti del mondo. Persino in Italia l'offensiva nei confronti della religione cattolica non ha precedenti e, grazie al sodalizio tra comunisti e radicali, si parla solo male della Chiesa. Papa Benedetto, per questo, ha avuto grande coraggio a riaprire una pagina tanto triste della storia recente, quella della guerra civile spagnola, su cui la storiografia marxista ha l'esclusiva.
Tanto più che la beatificazione di 498 martiri non è stata digerita dai comunisti nostrani, a tal punto che l'Unità (ma non erano diventati democratici?) ha titolato in prima pagina "Benedetto XVI beatificherà 500 franchisti".
L'istigazione a delinquere del giornale comunista è stata evidentemente recipita dai nipotini degli assassini di Spagna. Così un gruppuscolo di aderenti ai centri sociali si è presentato a Valle Giulia, davanti a Sant'Eugenio, per provocare i fedeli che ieri uscivano dalla Messa: bestemmie, cori blasfemi, uno striscione irriguardoso verso i martiri, alcuni spintoni e della vernice rossa versata contro la Chiesa. C'è voluta la Digos, che ha operato 6 fermi, per evitare il peggio. I comunisti, benchè tentino di ripulirsi e di farsi chiamare democratici, sono rimasti gli stessi che 70 anni fa incendiavano le Chiese. Una forza oscura li guida nelle loro azioni politiche. Tanto che, oltre a ritenere che il Papa non possa fare quel che gli sembra giusto, si spingono fino a provocare sicuri dell'immunità e che qualche lenone del parlamento li protegga.

I comunisti che ieri hanno attaccato i fedeli dell'Opera, nonostante si siano imborghesiti e siano più vili, sono gli stessi che hanno aggredito Pansa, che credono di poter avere l'esclusiva sulla Resistenza, che seguono le fregnacce di Sergio Luzzatto su Padre Pio, che vogliono imporci il loro pensiero infame, che infangano la Chiesa e chi li contrasta, che negano agibilità a chiunque non condivida il loro piano diabolico.

Tuttavia ieri, così come 30 anni fa, a Valle Giulia non sono passati.
Pare però che a Valle Giulia trent'anni ci fossero i fascisti...

N.B. Sullo stesso argomento, andate a leggere
Anche i Cattolici, a volte, s'incaspitano.

Sunday, October 28, 2007

Sembra ieri.

Ottantacinque anni fa veniva portata a compimento la prima e ultima rivoluzione italiana. Pochi giorni dopo il congresso di Napoli, i quadrumviri Balbo, Bianchi, De Bono e De Vecchi entravano acclamati in Roma. Sua Eccellenza, che aveva già stravinto le elezioni, diveniva così capo del governo italiano. Si aprirà una stagione di riforme e di ricchezza che mai più l'Italia ha rivissuto. Eja!

BEATI IN UN GIORNO BEATO
Stamattina, 28 ottobre sono statibeatificati 500 cattolici massacrati dai repubblicani durante la guerra civile di Spagna. In un libro le loro biografie e gli slogan della persecuzione comunista.

«Qui Radio Barcellona: Compagni, linciate i preti»
PIERO MENARINI da Libero dello scorso giugno.

Nei dizionari agiografici già da tempo compare la voce "Martiri della Spagna", che designa le vittime di una delle più feroci e deliberate persecuzioni di cattolici del XX secolo: quella avvenuta in Spagna dal 1931, anno della proclamazione della Seconda Repubblica, al 1939, cioè alla fine della guerra civile spagnola. Le canonizzazioni iniziarono nel 1987, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Dal 29 marzo 1987, quando furono canonizzate tre suore carmelitane ("las tres rosas") trucidate a Madrid all'inizio della guerra civile, ad oggi sono stati beatificati 479 martiri; la cerimonia più imponente fu quella dell'11 marzo 2001 quando salirono agli onori degli altari ben 233 martiri, 11 dei quali sono già santi. Ma la beatificazione simultanea di quasi 500 martiri il 28 ottobre sarà senz'altro la più grande di sempre nella storia della Chiesa. Scontate oltre che obsolete le argomentazioni contrariate della sinistra in Spagna, in particolare quelle degli anarco-socialisti e dei radical-comunisti in Italia. Basta perdere un po' di minuti e scorrere alcuni blog spagnoli per capire che le argomentazioni (indignate) sono sempre le stesse: la Chiesa, che allora sostenne l'idea della Crociata Nazionale per legittimare l'insurrezione militare, continua ad essere belligerante anche oggi, anche a costo di sfruttare i morti, per rispondere con questa beatificazione alla legge sulla Memoria storica approvata dal governo di Zapatero.
Che non siamo di fronte ad una forzatura ideologica ma ad una realtà di cui ancora molti non vogliono assumersi la responsabilità politica, lo dimostra lo splendido libro edito dalla Conferenza Episcopale Spagnola, "Quiénes son y de dónde vienen" (Madrid, Editorial EDICE, 2007, curato da Encarnación González Rodríguez), nel quale si susseguono implacabili le biografie e soprattutto le circostanze della morte di ciascuno dei 498 beati. Altro che esagerazioni! Nella maggior parte dei casi si tratta di religiosi e religiose, vescovi, sacerdoti e semplici credenti uccisi in quanto tali e non per chissà quali colpe o soperchierie commesse. Cosa avrebbe mai potuto fare, ad esempio, Juan Duarte Martín? Il giovane diacono di Yunquera (Malaga) fu martirizzato in questo modo: «La persecuzione religiosa del 1936 lo sorprese mentre era in vacanza a casa dei suoi genitori. Rimase nascosto in una specie di scantinato posto sotto l'ingresso, finché una vicina non lo denunciò. Alcuni miliziani lo prelevarono e lo trascinarono nel carcere di Álora, dove fu torturato con scariche elettriche che passavano attraverso aghi conficcati in tutto il corpo. Volevano che bestemmiasse e rinnegasse la fede, ma non cedette neppure sotto i tormenti. Ogni qualvolta gli proponevano di dire: "Viva il comunismo!" egli gridava: "Viva Cristo Re!". Fu martirizzato nei pressi del rio Bujía, Álora, il 15 novembre 1936. Aveva 24 anni. Lo cosparsero di benzina e gli diedero fuoco. Nei giorni successivi continuarono a sparare al cadavere, che rimase insepolto finché non lo gettarono nel ruscello. Il 3 maggio 1937 i suoi resti furono recuperati e traslati nel cimitero di Yunquera. Era martoriato e aveva le gambe staccate dal corpo». E posso assicurare che quanto descritto era prassi comune: io stesso ho potuto vedere un frammento di pavimento teatro di azioni analoghe. La mattanza di cattolici fu preordinata, apertamente caldeggiata da moltissimi esponenti delle sinistre repubblicane e costituì forse il collante più efficace delle molte identità della coalizione governativa. Appena 2 giorni dopo l'alzamiento, Radio Barcellona lanciava il seguente appello: «Bisogna distruggere la Chiesa e qualsiasi cosa ne rechi traccia. Cosa importa se le chiese sono monumenti artistici? Il buon miliziano non si fermerà davanti ad essi. Bisogna distruggere la Chiesa».
I martiri sono autentici, dunque, altro che invenzioni o pretesti ideologici di una Chiesa alle corde. Le menzogne relative alla guerra di Spagna sono quasi sempre uscite da intellettuali o fanatici presunti libertari, che sin dal 1939 si sono accaparrati l'appalto di poterne parlare. Un esempio è il celebrato film di Rossif, "Morire a Madrid" (1963), che iniziava e terminava con la medesima immagine (decine di corpi distesi nel cortile di una caserma) e le medesime parole (un elenco delle componenti sociali della Spagna che si voleva sconfiggere nel 1936), per significare che la sconfitta della Repubblica e la vittoria di Franco avevano reso vano ogni slancio innovativo e di libertà. Bastano due precisazioni per comprendere se questa sia storiografia seria. Anzitutto, l'immagine iniziale è oggi arcinota, ma si riferisce alla strage del 20 luglio nel Cuartel de la Montaña, Madrid, compiuta dai repubblicani che crivellarono quasi tutti coloro che si erano arresi a loro. Quanto alla panoramica il falso è plateale, perché la voce fuori campo scandisce, con voluta intenzione accusatoria, anche i numeri dei componenti il clero e dei religiosi, che per forza di cose non potevano essere gli stessi al termine della guerra. Pur non esistendo dati irrefutabili al riguardo, oggi sappiamo che i morti stimati dell'intero conflitto ammontano a circa 567.000. Essendo la lista nominativa, ancora incompleta, dei soli vescovi, preti e religiosi uccisi attualmente intorno alle 7800 unità, si può affermare che, comprendendo anche le vittime civili per motivi confessionali, la persecuzione religiosa non dovrebbe essere molto lontana da un 10% del totale. Ciò sembra rilevabile anche dal fatto che sin dalle prime ore dello scoppio della guerra civile (18 luglio) gli obiettivi prediletti e inermi furono proprio i cattolici e il clero. Alcuni esempi riferiti al 19 luglio: «Madrid. Numerosi morti e feriti all'entrata della Chiesa del Rosario dei padri Domenicani di Calle Torrijos tra i fedeli che si erano recati a messa. I miliziani sparavano su tutti coloro che uscivano dal portone o dalle finestre»; «Fuente de Cantos (Badajoz). Capoccia del Fronte Popolare rinchiudono in una chiesa 56 persone (comprese 2 donne e 2 bambini). Alle 3 del pomeriggio i miliziani sigillano le porte lasciando aperte le finestre che danno sul Comune e appiccano fuoco all'edificio sacro con benzina. Dodici persone sono morte bruciate vive, mentre le altre sono riuscite a fuggire da una torretta che le fiamme non avevano raggiunto»; «Madrid, 20 luglio. Incendiate oltre 50 chiese in un solo giorno»; «Madrid. Varie suore della Carità del Sacro Cuore di Gesù (una di 83 anni) sono state trascinate fuori dalla loro casa di Calle Alcalá, spinte fino a Canillejas e lì assassinate». Vale la pena ricordare le parole del grande pensatore liberale e antifranchista Salvador de Madariaga sulla persecuzione religiosa in Spagna: «Nessuno in buona fede e bene informato può negare gli orrori di questa persecuzione. Se il numero dei sacerdoti assassinati sia 16000 o 1600 lo dirà il tempo. Ma un fatto pienamente assodato è che per mesi e anni è stato sufficiente essere sacerdote per meritare la pena di morte da uno dei tanti tribunali più o meno irregolari che come funghi erano spuntati dal popolo, o da rivoluzionari che si auto-erigevano a carnefici estemporanei, o da altre forme di vendetta o esecuzione popolare».

Saturday, October 27, 2007

TU CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI...
Sangue contro l'Oro (e loro)

Di squadre con cui c'è una forte e sentitissima rivalità calcistica ce ne sono tante, ma la Juventus fa eccezione. Con i gobbi la rivalità non basta, bisogna alimentare l'odio puro. Ci sono mille e più motivi per odiarli: le innumerevoli partite rubate; i due scudetti persi per altrettanti punti; il goal del voltagabbana Altafini che ci costò il primo - storico - scudetto; il suo giocatore simbolo, Del Piero, che è il più raccomandato della storia, che segna sempre contro di noi e ora ha anche il taglio di capelli da tamarro; Palladino il moccosiello, Cobolli Gigli e la sua boccuccia di rosa, Montezemolo, Lapo il tossico, gli agnelloidi e avanti su questa riga ad libitum: si potrebbe partire dall'unità d'italia per concludere sempre che a quelli lì GLI PUZZA IL FIAT. Per il Napoli quella contro quelli lì non è una partita qualunque, bensì la partita per antonomasia, quella per la quale tutti dimenticano il fair play e vogliono vedere cosce spezzate. Tanto più che quelli che indossano la maglietta con i colori dei carcerati negli ultimi anni mai ci hanno dato una soddisfazione. Addirittura nel 1998, quando Fonseca al 95°minuto tirò in maniera disperata da 40 metri e la palla, rimbalzando su una zolla, acquistò un effetto anomalo che sorprese Pino Taglialala, mi convinsi che la Juventus fosse una squadra di satanisti. Per questo, vincere per una volta, vincere meritatamente e con la Juventus che si lamenta per due errori arbitrari, significa che la giustizia divina esiste. Sarà stata pure una vittoria di Pirro, ma che goduria vedere Cobolli Gigli rosicare e eruttare bile da tutti i pori. E' qualcosa che non si può acquistare con i soldi. Due i mondi a confronto, due gli stili di vita: ha prevalso chi ha contro il mondo e il palazzo ma ha cuore, coraggio, senso di appartenza e personalità su chi ha potere, danaro e mercenari a volontà. Il Napoli stasera è riuscito ad essere superiore sotto ogni profilo. Garics sta crescendo in maniera esponenziale e persino Savini si sta integrando. Avrei scritto che Blasi, superlativo, è stato il migliore, se in campo non ci fosse stato il gattuso sudamericano, il vero leader della squadra, che nel momento più di difficile con rabbia ha sfondato la difesa juventina saltando quattro giocatori e fotografando la porta di Buffon con un flash regolato perfettamente. Chissà come sarebbe finita la partita se la juventus non avesse commesso l'errore di passare in vantaggio. Se infatti i piemontesi si fossero limitati a difendere come nel primo tempo, forse il Napoli avrebbe continuato a dare spettacolo e ad attaccare senza costruire palle goal concrete e senza arrabbiarsi. La rabbia per uno svantaggio immeritato, per la solita storia che stava per ripetersi, è stata determinante. Blasi e Zalayeta, da ex sempre sottovalutati, erano indiavolati, Lavezzi voleva essere più incisivo sotto porta, Cannavaro riscattarsi per la prestazione contro la Roma, Domizzi confermarsi perfetto come sempre, Garics acquistare coraggio e...Gargano comporre. Le sue giocate, i suoi interventi, le sue ripartenze sono pura poesia da gustare e godersi. Tre a uno è il risultato finale, ed è vero che i due rigori non c'erano, ma al di là di questo, il Napoli è stato superiore e, se non ci fossero stati due episodi casuali a favore, gli azzurri avrebbero continuato ad attacare come hanno sempre fatto. Anche perchè, a dirla tutta, nel primo tempo c'era un rigore che non è stato concesso e poi i fuorigioco strampalati a danno sono stati diversi.

E poi, ogni tanto, la famosa giustizia divina deve pur riequilibrare le cose. Quel colpo sul palo del mercenario francese e la touchè fallita dall'amico dell'uccellino uliveto in altri tempi non ci avrebbero graziati. La Juventus, dall'inizio del campionato, si è avvantaggiata in diverse partite delle "sviste arbitrali", mentre al Napoli mancano i punti di Cagliari e Genoa. Quindi che Cobolli Gigli si lamenti è del tutto fuori luogo, anche perchè - come ha sottolineato De Laurentiis, che per vedere la sua creatura è tornato appositamente da Dubai - basta proporre in Lega di mettere la moviola in campo per porre fine alle polemiche. Se le conviene, perchè la Juventus non lo fa? Il Napoli il rispetto se lo conquista partita dopo partita senza arroganza e senza alimentare polemiche sciocche. Le reazioni spropositate da rosicone, quindi, sono del tutto immotivate. Ciò posto, vanno, purtroppo, segnalate diverse note negative:
1) il solito fesso ha lanciato una pietra colpendo un fotografo e ci farà squalificare un'altra volta (forse). Che poi, se uno riesce a lanciare un oggetto da 8/90 metri, deve solo andare alle olimpiadi.
2) Un tifoso azzurro di Potenza è stato accoltellato da uno giuventino infame.
3) Sarebbe bello sapere quali connivenze ci sono con i bagarini se i biglietti sono nominativi.
4) Andava rimosso lo striscione "gemello libero" esposto dalla manovalanza di Busiello che chiede evidentemente la scarcerazione del suo sodale: la gente come lui, che campa facendo il capo ultras e ricattando la società, deve solo stare in galera.
5) Un tale, capo di un gruppo interista, sostiene che "ciao colerosi" non può essere uno striscione offensivo perchè a Napoli c'è stato il colera. Allora,per lo stesso motivo, al ritorno, i tifosi azzurri devono sentirsi autorizzati ad esporre lo striscione "ciao appestati", visto che a Milano tempo fa...ma dico io, non solo vi hanno graziato con un provvedimento ridicolo, ma avete pure la faccia bronzea di andarvi a lamentare urbi et orbi? Suvvià, un minimo di dignità.

GLI ACCATTONI.
da www.beppegrillo.it
Allo stadio San Paolo i consiglieri e gli assessori comunali di Napoli hanno vita grama. Dispongono, è vero, di 120 biglietti anche se sono solo in 60, ma gli addetti al controllo d'ingresso non portano rispetto e li identificano ogni volta con scarso riguardo.Dopo l'accesso ai cancelli, la loro via crucis continua. All'interno dello stadio sono sottoposti alle "rudi maniere" del personale di controllo e dileggiati dagli spettatori e frequentatori "non politici". I posti che gli vengono assegnati in tribuna sono sempre di "valenza secondaria" mentre la Regione, la Provincia e altri scrocconi "spadroneggiano".
Il Consiglio comunale a tutela della propria immagine ha votato un ordine del giorno. La Società Calcio Napoli dovrà assegnare ai consiglieri comunali "prioritariamente" i posti centrali in tribuna e identificarli tramite un semplice tesserino. L'ordine del giorno sottolinea in particolare che i consiglieri comunali "onorano con la propria presenza gli eventi sportivi".
La concessione dei 120 biglietti fa parte del contratto di affidamento dello stadio . Perchè allora non distribuirli a sorte ai cittadini napoletani? Il San Paolo è dei napoletani non dei loro dipendenti.

Grazie a tutti i detrattori per le loro contumelie passatiste. Solo un dettaglio: allo zoo non ho mai lavorato, ma certi animali sono meglio delle serpi che si inventano cose non vere per il semplice gusto di denigrare. E non ho mai chiesto l’elemosina perchè a me hanno fatto sempre credito.
Graziano Cecchini
(dal suo asilo mediatico della Sterpaia)

«Quanto è accaduto oggi alla fontana di Trevi è stato davvero molto grave. È un’offesa a Roma per fortuna senza gravi conseguenze. C’è gente che non perde occasione per dimostrare di voler male alla città».
Walter Veltroni, il quale rimprovera a Cecchini di non esser stato autorizzato da lui - come è stato per l’architetto Richard Meier, lui sì un vandalo, che ha stuprato l’Ara Pacis - o, forse, si è sentito fortemente preso per il... suo bel faccione.

E' nato il rosso Trevi.

Chi venerdì sera non ha visto Tetris si è perso una scena memorabile con Graziano Cecchini, il sospetto autore del raid alla fontana di Trevi, che repentinamente si è alzato in piedi nello studio con in mano un secchio di vernice rossa e, tra i politici presenti terrorizzati, ha rovesciato il colore sulle pareti per poi dire che il ricavato per la sua "opera estemporanea" doveva andare al popolo birmano. Cecchini, con la sua provocazione e la sua storia di vita vissuta, ormai è il personaggio del momento, che da buon futurista, è entrato in maniera dirompente sul palcoscenico. E' l'unico che ha davvero S-P-U-T-T-A-N-A-T-O (concedetemi questa licenza) Veltroni anche sulla stampa estera. Il New York Times, che tempo fa dedicava la sua copertina al bamboccione della politica italiana, intervistando il creatore del rosso trevi, ha dovuto scrivere degli sprechi per un festival del cinema di serie b, quando i problemi di Roma sono ben più gravi. Ciò che non è mai riuscito di fare ad una coalizione politica organizzata, è stato conseguito da uno che fino a pochi giorni fa era sconosciuto ai più.
Il ribelle o è futurista o non è.

Segue da IlGiornale:
Un passato da militante del Movimento sociale. Un presente da precario intellettuale con lavoretti saltuari di ufficio stampa per esponenti di An e un’unica grande passione: la pittura («che coltivo da quarant’anni»). È Graziano Cecchini, 54 anni compiuti ieri, l’indagato dalla Digos per il «gesto» che ha colorato di rosso la Fontana di Trevi.

Cosa pensa di questo eroe mediatico che ha usurpato la scena alla Loren e alla Bellucci?
«È un vero artista futurista. Uno che con un semplice (e molto economico) gesto è riuscito a smascherare le ipocrisie dei politici e dell’establishment artistico».

L’inchiesta fermerà l’azione di questa «avanguardia futurista» o continueranno le azioni di goliardica protesta contro il potere?
«Se fossi in loro, dopo il “rosso Trevi”, sceglierei il blu puffo per la prossima azione».

E perché mai?
«È il colore che meglio si addice a chi ci governa»

Addirittura!
«Chi ha creato il “rosso Trevi” ha voluto smascherare le ipocrisie di un sistema capace di sperperare 15 milioni di euro per una Festa del Cinema in una città dove con gli stessi soldi si riuscirebbe a dare un tetto alle famiglie che dormono in auto».

Lei ha un passato da militante del Msi e si sa che è considerato un attivista della destra estrema. Ma chi è davvero Graziano Cecchini?
Mi considero uno storico della destra. Faccio politica da sempre, tanto che non ho mai preso un titolo di studio. Ora sono disoccupato e vivo con mia madre. In passato ho fatto anche il commerciante, il portavoce di associazioni di destra e a metà degli anni Settanta ero in Iran per vedere di persona la nascita della rivoluzione islamica. È così che ho imparato l’arabo.

Perché ce l’ha tanto con la Festa del Cinema?
«Zeffirelli la definisce una festicciola. Insomma è una pagliacciata di cui non si sentiva certo l’esigenza».

Lei non è l’autore del gesto. Oggi però farà una conferenza stampa. Per dire cosa?
«Per chiedere come mai una semplice somiglianza fa di me un indagato. Siamo in uno Stato di diritto o in un regime di polizia?».

Cosa succederà dopo la sua conferenza stampa?
«Spero che chiariscano tutto. Altrimenti sarò io a divertirmi».
E come?
«Intanto il mio avvocato sta preparando non una memoria difensiva, bensì querele per chi mi associa al gesto vandalico».

Praticamente la stragrande maggioranza di chi ha commentato il gesto.
«Non c’è dolo. Non c’è alcun danno per il monumento. Al massimo la macchina della giustizia potrebbe evidenziare il reato di procurato allarme. Ma allora sono altri che rischiano».

Cos’è, un messaggio mafioso?
«Sono certo che l’autore del gesto è in grado, come lo sarei io, di dimostrare che i concerti nelle piazze storiche della capitale possono danneggiare i monumenti in maniera ben più devastante».

Se le sue querele andassero a buon fine cosa farà dei soldi di risarcimento?
«Da tempo sono impegnato a difendere il destino dei Karen che al confine della Birmania rischiano l’estinzione».

Veltroni dice che il gesto è segno di un clima da debellare. Cosa ne pensa?
«Veltroni ha ragione. I politici non amano il vero contraddittorio. Poi uno come Veltroni è convinto che tutti dovrebbero essere buoni con lui, campione di buonismo. Roba da regime. Al di là delle parole resta il fatto che ancora stiamo aspettando di sapere com’è andata la prima Festa del Cinema. Non hanno ancora pubblicato i rendiconti. Chissà se i romani sarebbero soddisfatti».

Friday, October 26, 2007

I cristiani non possono essere comunisti.

Ebbene sì, anche IlPizzino ogni tanto si ammala. Mentre, tra il cosciente e l'incosciente, mi gustavo come medicinale un film di Totò, girando per errore canale, mi è capitato di udire la parola maledetta: comunista. Incuriosito, dopo essermi assicurato di non aver avuto una visione, ho approfondito i fatti. Si trattava di una catechista che era stata rimossa dal suo incarico per essere iscritta al partito comunista e che, allora, si era rivolta a Mi Manda rai3. La scena era a dir poco discustosa: da una parte, in contatto telefonico, il prete che cercava di motivare la sua decisione, dall'altra la tipica chiattona di paese un po' pacchiana e vajassa che si beava del fatto che il conduttore tanto occhialuto quanto cafone, tal Vianello, prendesse in giro il parroco. Il marxismo, se non fosse chiaro, si basa sull'ateismo, su una visione del mondo che è fatta di prassi e per il quale la religione è oppio. Se uno è comunista non può avere una religione, che ci vuole a capirlo? La storia l'ha dimostrato, anche se non abbastanza alla nostra sedicente catechesta, la quale si è ostinata a sostenere di essere a favore di aborto, eutanasia, divorzio, Dico e altre amenità simili. Ohibò, se sta vajassa è così combinata, come può pretendere di insegnare ad altri la dottrina di cui non ha capito nulla?
Bene, quindi, ha fatto il parroco di Solofra.


p.s. La foto con l'indicazione per il Vaticano è stata curiosamente scattata nel centro storico di Napoli: una bella sfacchinata a piedi.

PizziniZZAti.

La battaglia di El Alamein.
La miglior gioventù d'Italia versò il sangue per l'onore.

Thursday, October 25, 2007

Napoli, tassa sulla spazzatura aumentata del 100% in un anno.

Senza pudore, remore, scrupoli, vergogna: in una parola indecente. In dialetto napoletano, quando una persona non si cura del proprio comportamento, si dice che non ha creanza. Ma R-R Jervolino nemmeno fisicamente somiglia ad una persona. Sembra paradossale, ma a Napoli la tassa sulla spazzatura (che costava già il 40% in più che altrove) è aumentata in un anno del 100%, è cioè raddoppiata per un servizio che non c'è. Tanto è vero che, lasciando l'autostrada per entrare nel capoluogo campano, percorrendo via Marina, non è difficile imbattersi in sacchetti della spazzatura che, non potendo più stare negli appositi contenitori, invadono la carreggiata. Questo è il biglietto da visita della città più bella del mondo. Il guaio è che il problema non riguarda solo quartieri periferici, in cui ormai la situazione è al limite della vivibilità, ma anche le vetrine chic di Chiaia, del Vomero e Posillipo. E' pertanto una situazione che tocca tutti i quasi 6 milioni di persone che vivono in Campania, tranne evidentemente il sindaco del principale centro metropolitano. Nelle altre regioni italiane - più in generale, nelle altre regioni del mondo civilizzato - quello della spazzatura è un servizio di routine. Solo nella nostra è divenuta un'impresa, tanto è vero che è stata ritenuta indispensabile l'istituzione di un commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti in cui lavora il quadruplo delle persone rispetto alle altre regioni. Se ci fosse un'opposizione seria, la mangiatoia sarebbe - seppur a fatica - stata eliminata, ma anche al centrodestra è data parte della pagnotta e allora, accattona ed omertosa, tace e benedice fingendo ogni tanto di protestare. Nessuno infatti lo denuncia, ma il centrodestra non ha nessun intenzione di riprendersi Napoli, sapendo che il comune è fortemente indebitato e che per il 2011 rischia di fallire. Da qui la scelta di un sindaco che politicamente è alla fine. Bassolino da sindaco, pur di distribuire i danari ai suoi servitori, non ha badato a spese e ha fatto tutto ciò in cui non è riuscito Attila l'unno. Per tacer dei disagi di più immediata comprensione, basti dire che solo nel 2006/7 in Campania i turisti sono diminuiti del 20% e i danni all'imprenditoria sono incalcolabili. Eppure, davanti ad una situazione drammatica, a gestire la cosa pubblica sono sempre gli stessi

Non dando allora più i partiti nessuna affidibilità, è necessario quindi difendersi a tutti i costi e resistere contro l'ennesima vessazione. Pagare senza reagire sarebbe immorale, non essendo più sopportabile continuare a pagare i danni che ha causato la premiata ditta Bassolino e co. La corte costituzionale, a conclusione di un dibattito iniziato con l'entrata in vigore della costituzione, ha recentemente concluso che l'art 32, che considera la salute "fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", non è solo una norma programmatica, ma indica una situazione di diritto sostanziale, che, ove vi sia lesione, è immediatamente azionabile. In più l'inclusione dei beni ambientali tra gli interessi diffusi implica per taluni enti una particolare legittimazione ad agire. E' allora possibile ricorrere al Tar per lesione del diritto alla salute e e la tutela dei beni ambientali. Dove la politica non c'è, provveda la giustizia.

«Tradizione e destra, al di là di ogni ragionevole dubbio».
Antonio Rastrelli, l'ultimo (vero) governatore della Campania, ha compiuto 80 anni. Dopo di lui, la Destra in Campania è morta.

NAPOLI — «Come festeggia i suoi ottant’anni?». «Leggendo l’ultimo libro di Fini». «Gianfranco?». «No, Massimo. Il giornalista. “Soria di una vecchiaia”…». L’altro Fini, il presidente di Alleanza nazionale di passaggio a Napoli, l’ha chiamato ieri al telefono per fargli gli auguri. «Una telefonata piena di rispetto reciproco», ma come può esserla quella tra due personalità che in comune hanno ormai solo le radici. Antonio Rastrelli, una vita nell’Msi e un percorso da eretico «istituzionale» in Alleanza nazionale, per i suoi primi 80 si regala infatti una nuova avventura politica: lascia il partito di Fini per aderire alla Destra di Storace. «An è diventata afascista dopo Fiuggi, alla mia età e con la mia storia non potevo stare ad aspettare che diventasse addirittura antifascista»; eppure ieri sera al circolo Posillipo è stata proprio An a dedicargli una festa, insieme di compleanno, di festoso addio e di nuovo inizio: «Ovviamente a salutarmi non c’era l’intero partito, ma solo l’anima storica ». Sarebbe? «Ho selezionato gli uomini che mi sono stati più vicini durante l’esperienza della presidenza della Regione, con cui raggiunsi l’apice della mia soddisfazione politica. E innanzitutto Marcello Taglialatela, che all’epoca i giornali definivano il mio “delfino”». Nessuna concessione, invece, all’ala post-ideologica, a quelli che con una punta di malcelato disgusto Rastrelli definisce «i nemici giurati del mio mondo», ad esempio? Rastelli non si fa pregare, ed elenca la sua personale banda dei tre: «Nespoli, Viespoli, Bocchino, l’anima della politica moderna». I tecnocrati che hanno tagliato le radici con il passato, quel passato su cui invece Rastrelli vuole che si faccia luce al di là di convenienze transeunti: «Io ho chiesto a Storace una sola cosa: che si adoperi affinché il parlamento vari un’iniziativa per affrontare una questione decisiva come quella del revisionismo. Il fascismo e ciò che ne conseguì dopo la guerra e la Resistenza va affrontato: ma senza darne l’esclusiva ai libri di Pansa e ai programmi di Rai3. Si chiamino gli storici, i discepoli di studiosi come Augusto Del Noce e Renzo de Felice, a esaminare scientificamente il fenomeno, a inquadrarne le caratteristiche. Invece An è interessata ad altri giochi, col risultato che dal ‘95 a oggi si è perso un milione di voti: paradossalmente, contava più l’Msi quando era isolato all’opposizione che An oggi perfettamente integrata». Ma, al di là delle scelte ideologiche, Rastrelli ce l’ha ancora con i «conservatori illuminati » del suo schieramento che, nel ‘93, gli impedirono («come pure Almirante aveva programmato ») di candidarsi a sindaco di Napoli: «Mi dissero che di lì a poco ci sarebbe stato il G8, e che il cognome di Alessandra Mussolini avrebbe avuto rinomanza mondiale». Non andò così, e Rastrelli è ancora convinto che se avesse avuto quella chance la storia di Napoli sarebbe stata un’altra. «Comunque, mi presi poco dopo la rivincita con l’elezione a governatore; era ancora in corso il terremoto di Mani pulite, e tutti i politici si riparavano timorosamente dietro i nomi della cosiddetta società civile. L’unico a rivendicare il ruolo della politica fui io, e vinsi anche questa partita in autonomia, svincolato dai partiti ». Vittoria di Pirro: il ribaltone lo disarcionò, «e grazie a Mastella non riuscii a completare il mandato ». Poi l’astro di Bassolino prese a splendere anche su Palazzo Santa Lucia: però ora che la gestione dei rifiuti rischia di travolgerlo, la linea di difesa scarica tutto sul predecessore. Lei, Rastrelli. Possiamo dire che quel disastro è cominciato con il suo piano e con l’ingresso della Fibe? «Niente affatto, perché se qualcuno avesse avuto l’accortezza di andarsi a leggere il bando, si sarebbe accorto che ci fu il concorso di sei o a che sette aziende per ogni inceneritore, e che il mio piano prevedeva che lo Stato non avrebbe sborsato neppure una lira. Io mi limitai a prendere atto dell’esito della gara». Scusi, ma perché in questi anni non l’ha mai detto? «Perché nessuno, nemmeno i magistrati, me l’hanno chiesto. Otto anni di silenzio, che non ho rotto neppure quando è uscito un libro che ho molto apprezzato, “L’altra metà della storia” di Marco Demarco. «Chissà quante avrebbe avuto voglia di dirne su Bassolino, l’ex comunista che alle Regionali aveva battuto il fascista, ex ma non troppo… «Un momento. Io con Bassolino ho avuto un ottimo rapporto, soprattutto quando lui era sindaco e io governatore. E il 15 ottobre scorso, che è la vera data del mio compleanno, la prima telefonata è stata la sua». Vista la reciproca stima, magari ha voglia di dargli un consiglio su come affrontare il difficile momento. «Il consiglio è quello di abbandonare la Campania, prima che sia politicamente troppo tardi. Al di là di colpe o responsabilità, lui e la Iervolino non ce la fanno più. Agli occhi del cittadino il laboratorio Campania ha dato un pessimo prodotto, bisogna passare a nuove formule ». Ci dica la sua. «Tradizione e destra, al di là di ogni ragionevole dubbio».

Antonio Fiore

Wednesday, October 24, 2007

I radicali sconfitti.
Annichiliti i radicali in Svizzera. Il partito dei radical-libertari ha perso ben 5 punti ed è ai minimi storici. Le fattucchiere d'Europa non volano più.

Così funziona la giustizia in Italia
nei corridoi

e anche in aula(guardate solo la seconda metà).

Da così parlò Bellavista.

Somiglianze inquietanti.

E la camorra impose di trasferire il magistrato.
Il pacchetto sicurezza, l'ultima buffonata del governo.

Raffaele Cantone è un giovane, brillante, PM che fino a pochi mesi fa ha lavorato alla DDA(direzione distrettuale antimafia) di Napoli. Considerato il numero uno nella battaglia ai clan della camorra imprenditrice casertana, con le sue indagini ha permesso di scoprire gli interessi del clan dei Casalesi in Emilia Romagna, il potere dei La Torre di Mondragone ad Aberdeen, il tentativo dei Casalesi di riciclare capitali provenienti dall’Ungheria, il progetto di acquistare la società sportiva Lazio, sino ai rapporti tra Parmalat e Casalesi . Recentemente è stato "promosso" - rectius allontanato da Napoli - alla Corte di Cassazione. E' stato infatti scoperto il tentativo, da parte del clan Zagaria, di eliminare Cantone: l’esplosivo era già stato ordinato alle n’drine calabresi, alleate organiche dei Casalesi. Il Pm teme per la sua vita ed ha dichiarato che, dopo le minacce da parte delle famiglie casalesi, non ha ricevuto attestati di solidarietà, ma al contrario, solo pochi sussurri e accuse di protagonismo e di essere un accentratore.
Il clima non è più quello degli anni '90, ma è ben più difficile. La mafia è assai più forte e ordina addirittura di non essere più scocciata nei propri affari, grazie anche alla connivenza - rectius atteggiamento omertoso - di una classe politica che considera le organizzazioni criminali (quando va bene) serbatoi elettorali. Persino ai magistrati più coraggiosi è imposto di deporre le armi. Il quadro che emerge dall'attività di un magistrato è intriso di solitudine, quella solitudine che si fa sentire da più parti e che si riscontra non solo dai mancati inviti a cena, o dall’assenza della vicinanza del popolo. Si tratta di solitudine che si fa sentire anche da un collega magistrato, che, per indifferenza o pigrizia, per paura, connivenza o furbizia, gira la testa dall’altra parte, strizza l’occhio ad alcuni imputati, non vigila e non fa domande sulle anomalie dell’ufficio. Una magistratura corrotta che è ben altro da quella parte della magistratura che, sfiduciata da un clima irrecuperabile, si vede quasi costretta ad accettare diversi incarichi, più o meno prestigiosi, diversi ruoli, magari meno esposti agli attacchi inconsulti in particolar modo della politica. Un isolamento creato, grazie ad una strategia studiata, da chi, occupando una posizione di potere, sguinzaglia i giornalisti al suo soldo per demonizzare sistematicamente la magistratura e aizzare contro la medesima l'opinione pubblica.

Va letto anche in quest'ottica il pacchetto sicurezza che il governo intende presentare in parlamento e che non rappresenta altro se non l'ultima presa per i fondelli verso chi si ostina a non prendere atto di una realtà ormai allo sfascio. Equiparare i reati ritenuti di emergenza sociale - furti, rapine, violenza sessuale o negli stadi e così via - a quelli di mafia serve solo a far inceppare ulteriormente una macchina processuale, già troppo faragginosa, che invece necessiterebbe di mezzi, soldi e procedure più snelle. Infatti in Italia il "giusto processo", introdotto nel '99 con la modifica all'art 111 della costituzione, non potrà mai vedere la luce, finchè il codice di rito non verrà globalmente ripensato (e con le lobbies presenti in parlamento dobbiamo persino temere questo momento...ndr!). Tanto è vero che 2 processi penali su 3 si concludono con sentenze di rito. Eppure istruire un processo costa. Costa tempo, lavoro e, soprattutto, soldi. Costa, benchè si sappia dall'inizio che non porterà da nessuna parte. Per questo, con le carceri già affollate nonostante l'indulto, bisognerebbe ripensare il sistema considerando la galera un'extrema ratio. Tanto più che, ormai, in prigione ci vanno solo i più sprovveduti, mentre i criminali più pericolosi circolano e agiscono in tutta tranquillità. Il governo Prodi, appena insediatosi, ha istituito una commissione di studio per la riforma del codice penale - presieduta dal deputato comunista Pisapia(e di cui fa parte anche quello che fu il mio professore di penale, Sergio Moccia) - e fa sperare che si sia finalmente compreso che in Italia il problema non è l'introduzione di nuove fattispecie di reato, ma garantire l'applicazione della sanzione. Cosa che oggi si verifica molto di rado. Per realizzare concretamente il progetto, però, serve un governo serio che al momento, con l'attuale classe politica, non si può prospettare. Infatti, per adesso, dobbiamo accontentarci di provvedimenti demagogici che servono solo a creare consenso.

Basti pensare che non più di un anno fa, il ministro degli interni Amato, annunciando il patto per la sicurezza di Napoli, promise - rivolgendosi alle reti televisive - che sarebbero giunti nel capoluogo campano ben 300 agenti polizia. Peccato che nello stesso anno 290 sono andati in pensione.

Nessuno glielo ha fatto notare.

Tuesday, October 23, 2007

La Mafia è la prima azienda italiana. Ma va?
E si scopre che il governo ha favorito l'usura.

La prima azienda italiana si chiama 'Mafia spa' e ha un fatturato annuo di 90 miliardi di euro: il 7% del Pil, pari a cinque manovre finanziarie e otto volte il Tesoretto. Usura e racket - con 40 miliardi di fatturato - costituiscono il principale business per le associazioni mafiose.Dalla filiera alimentare al turismo, dai servizi alle imprese a quelli alla persona, dagli appalti alle forniture pubbliche, al settore immobiliare e finanziario - afferma il rapporto - la presenza della criminalità organizzata si consolida in ogni attività economica.
Al secondo posto l'abusivismo commerciale con 13 mld di euro, segue il racket con 10 mld, l'agromafia con 7,5 mld, la contraffazione e la pirateria con 7,4 mld, furti e rapine con 7 mld, appalti e forniture con 6,5 mld, truffe con 4,6 mld, giochi e scommesse con 2,5 e contrabbando con 2 mld. Gli imprenditori e i commercianti subiscono 1.300 reati al giorno, ovvero 50 ogni ora.
Per quanto riguarda l'usura, la situazione "si è aggravata ulteriormente nell'ultimo periodo a causa della crisi che ha colpito il commercio e che ha condannato, tra il 2004-7, 165.000 attività commerciali e 50.000 alberghi e pubblici esercizi alla chiusura. Sono più di 150.000 i commercianti coinvolti in rapporti usurari "e poiché ciascuno si indebita con più strozzini le posizioni debitorie possono essere ragionevolmente stimate in oltre 450.000", di cui almeno 50.000 con associazioni di tipo mafioso finalizzate all'usura. Nel complesso il tributo pagato dai commercianti ogni anno a causa della lievitazione del capitale e degli interessi si aggira in non meno di 12 miliardi di euro.
Confesercenti ha stilato anche una classifica del rischio-usura nelle province italiane: al primo posto Pescara, seguita da Messina, Siracusa, Catanzaro, Vibo Valentia, Taranto, Rieti, Reggio Calabria, Napoli e Genova. Il rapporto si sofferma poi su altri settori di interesse criminale come l'agricoltura, la pesca, il turismo, il contrabbando, il cybercrime e le truffe.

BUONA MAFIA E TANTA OMERTà A TUTTI!

DAJE!
(ANSA) A Piacenza qualcuno ha voluto imitare il vandalo(?) che ha tinto di rosso la Fontana di Trevi, colorando dello stesso colore una piccola fontana assai meno importante del capolavoro romano, essendo stata costruita appena un anno fa, ma con lo scopo di suscitare in parte lo stesso clamore. E’ successo nella struttura idrica collocata tra le vie XXI aprile e Campagna. Gli investigatori non escludono che si tratti di semplice emulazione, anche se si indaga pure sull’eventualità di un blitz “futurista”

La politica è (con la) mafia.
Ci fu un tempo in cui la Destra stava dalla parte della magistratura, dalla parte giusta; ora, che invece è ben immessa nel sistema, difende la corparazione politica e si schiera con Prodi e Mastella contro De Magistris. Si vuole annettere al potere ececutivo quello giudiziario, demonizzando sistematicamente l'attività della magistratura e facendo ricadere su di lei responsabilità che le sono estranee e che, anzi, appartengono alla classe politica. Le contaminazioni socialiste post tangentopoli purtroppo hanno pesato. Il dott. Rosario Livatino, ucciso dalla mafia per le sue inchieste scottanti, soleva firmare ogni pagina del suo diario con l'acronimo S.T.D, ossia Sub Tutela Dei.
Aveva ragione.

Monday, October 22, 2007

Mercenario - Sottofasciasemplice.
A Bob Denard, l'ultimo soldato di ventura, che poi tanto mercenario non fu o, almeno, non più dei tocquevilliani.

Attenti al reato di oltraggio a Veltroni.

Qual è la notizia di reato che si contesta a chi sabato scorso ha regalato per poche ore una nota di colore inconsueta alla fontana di Trevi? Danneggiamento? E di cosa?
Non si può parlare nemmeno di tentativo, dato che si esige il dolo, ossia la coscienza e la volontà di arrecare un danno, e nel caso è assente. E allora? L'atto è stato studiato a tavolino per non fare danni e focalizzare l'attenzione, con una provocazione, su problemi reali. E' reato forse dissentire? Evidentemente sì se lo si fa nei confronti di Veltroni. Infatti il volantino di rivendicazione attacca indirettamente il grande sindaco accusandolo di aver impiegato milioni di euro per il festival del cinema e non per i problemi reali della città. Dunque, cosa c'è di più ironico che colorare di rosso l'acqua della fontana di Trevi per "onorare" gente che vale solo su un tappeto rosso? I giornalisti del regime hanno sottolineato l'appartenenza del sospetto autore all'estrema destra, come se fosse una colpa in re ipsa, e l'hanno bollato come vandalo. Eppure se si fosse trattato semplicemente di vandalismo , i tg non starebbero a parlare del fatto da tre giorni. La notizia sarebbe finita in un trafiletto tra i quotidiani. Che se ne parli, allora, significa che gli eredi di Marinetti, Boccioni, Balla e Carrà hanno colpito nel segno: se avessero semplicemente mozzato una statua, a pochi sarebbe importato davvero. Tanto è vero che episodi del genere avvengono - purtroppo - con frequenza e senza tanto clamore. E allora, accodandomi a quelli che dichiarano "di non essere stati,ma avrebbero tanto voluto esserlo", dico che sarebbe un'intelligente provocazione colorare le nostre città proprio lì dove i nostri i sindaci hanno sprecato i nostri soldi per distribuirli ai loro amici.

Eja!

E dai, rivoltati.
Aggiornato il blog del cretino.

La costituzione dello stato totalitario inizia da internet.
Prodi vuole chiudere persino IlPizzino.


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Caricato da fraction

Riccardo Franco Levi(notare il cognome..ndr), braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog? La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento.

Fascismo e USA.
Sua Eccellenza si rivolge al popolo americano con ammirazione. Uno schiaffo ai liberal-radicali e ai socializzatori che si permettono di dare l'idoneità solo ai loro simpatizzanti organici

Sunday, October 21, 2007

Il Papa contro la camorra.

Il maltempo non ha impedito a circa 20 mila persone, infagottate inimpermeabili di emergenza, di affollarsi in Piazza del Plebiscito , dove il pontefice ha celebrato una solenne messa. Nell'omelia, Benedetto XVI ha parlato con chiarezza dei "mali" di Napoli ed ha esortato ad una riscossa morale, intellettuale e spirituale, rivolgendosi sopratutto alle nuove generazioni. "Per molti - ha rimarcato - vivere non è semplice : sono tante le situazioni di povertà, di carenza di alloggio, di disoccupazione, di mancanza di prospettive future. C'é poi il triste fenomeno della violenza. Non si tratta solo del deprecabile numero di delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e delle periferie nuove e anonime, con il rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l'illegalità, il sommerso, l'arte di arrangiarsi. Quanto è importante allora intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull'aiutare i giovani a gestire il tempo libero. E' necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni". Alla fine della messa, il Papa ha chiesto un "forte impegno" dei cattolici italiani in politica. "Molti sono i problemi e le sfide che stanno davanti a noi". Da piazza Plebiscito poi il Papa si è trasferito nel seminario collinare di Capodimonte, in cui ha incontrato i 300 capi religiosi - cristiani, musulmani, ebrei - che parteciperanno, da stasera a martedì, al convegno di Sant'Egidio. Poi è andato in Duomo ad omaggiare le reliquie di San Gennaro.

Saturday, October 20, 2007

Scrivi, commenta, rifletti: lotta!
La Pizzino production è lieta di presentarvi il blog di un cretino.

Chi comanda nel calcio?

"Napoli fogna d'Italia", "Ciao Colerosi", "Ciao Turbercolosi" sono alcuni dei simpatici striscioni con cui i tifosi interisti hanno salutato l'arrivo del Napoli a San Siro. La sanzione, se possiamo considerarla tale, è stata la chiusura per una giornata di uno solo dei tre anelli della curva Nord interista (un settore da circa cinquemila posti). L'accoltellamento di due tifosi napoletani, sempre ad opera di tifosi nerazzurri, non ha comportato conseguenze. Massimo Moratti, che non sa nemmeno lui come faccia ad avere tanti soldi, scendendo dalle nuvole, ha commentato sostenendo che la sanzione gli sembra troppo severa. Evidentemente ignora che tutto il San Paolo, e non solo un settore, è stato vietato al pubblico per la partita col Genoa, per uno striscione "offensivo" e per una bottiglietta lanciata dai distinti che avrebbe colpito un guardalinee procurandogli - si legge nelle motivazioni della decisione - "una sensazione dolorifica". A Torino torinisti e juventini hanno preso in ostaggio un quartiere prendendo a botte un cameraman, ma nessuno ha pensato di adottare una sanzione. Allo stesso modo a Roma, Reggio Calabria, Livorno è stato possibile lanciare razzi e oggetti in campo senza conseguenze di rilievo.
Il sottosegretario allo sport, un certo Lolli, a domanda precisa così ha risposto: "Differenze tra nord e sud? Non c'è un complotto, tuttavia sono d'accordo che il criterio di valutazione debba rientrare nei canoni dell'oggettività Le decisioni prese a Napoli, devono essere le stesse che vengono adottate a Roma e Milano. Mi auguro che di qui a poco si arrivi a decisioni il più possibile uniformi". L'augurio evidentemente non si è concretizzato, tanto è vero che, per due partite, considerate a rischio 4 e che si giocavano nella stessa giornata, sono state adottate due decisioni diverse: Roma-Napoli è stata concessa ai soli abbonati, lo stesso non è stato fatto per Livorno-Lazio.
Posta la dovuta attenzione alla strategia con cui i poteri forti "amministrano" il calcio italiano, andiamo a commentare la partita. Gli azzurri contro la Roma sono riusciti a mostrare tutte le loro potenzialità e i loro limiti. Il Napoli è squadra tenace, brillante, coraggiosa, talvolta impavida, ma spesso finisce per accontentarsi di quello che ottiene senza osare quanto dovrebbe. Ostaggio della mentalità difensivistica di Reja, i partenopei dovrebbero impostare di più a centrocampo con pressing più alti: la forza c'è e si è visto, però bisogna esprimerla pienamente. Segnare 4 goal ad una squadra forte come la Roma non può essere casuale e, anzi, dimostra che questo Napoli deve puntare alle prime 6 posizioni. Regalare quattro goal alla Roma con un rigore ingenuo, un errore nella respinta, una papera di Iezzo e una punizione inesistente deviata in autogoal da Garics per andare tre volte sotto e poi prendere una traversa clamorosa con Lavezzi, fallire sotto porta con Calajò e il tiro a barba di paolo di Hamsik deve farci rammaricare per il pareggio. Il Napoli non è più la squadretta degli ultimi 10 anni, ma una formazione di carattere che deve farsi rispettare da tutti. Per tale motivo, deve fare punti ovunque e comandare in casa con chiunque. Se lo può permettere.

La violenza è sempre antifascista.
Aggressione comunista ai danni dei ragazzi del blocco studentesco.

Questa mattina, all’entrata del liceo classico Tasso di Roma, dieci studenti del Blocco Studentesco impegnati in un volantinaggio, sono stati aggrediti da circa trenta persone aderenti ai centri sociali di sinistra. Armati di spranghe, bottiglie, caschi e bastoni hanno attaccato gli studenti del Blocco Studentesco, i quali virilmente hanno resistito. Secco è il commento del portavoce del Blocco Studentesco, Davide Di Stefano: “un mese fa una nostra sede è stata assaltata, oggi ci troviamo nuovamente di fronte ad un vile atto di violenza compiuto contro di noi. Stavamo solo esponendo le nostre proposte per la scuola e siamo stati attaccati da chi non ha nulla da dire e fa dell’odio la sua ideologia. Sono curioso di vedere se anche questa volta grazie al loro vittimismo e alle loro bugie riusciranno a parlare di aggressione fascista"

Una macchia di colore vi tumulera

IL FATTO - Un atto forse dal vago sapore d'annunziano. E non a caso a rivendicarlo è un gruppo che si fa chiamare «Ftm Azione futurista 2007». Una sostanza colorata, un liquido rosso, è stato versato da ignoti nella fontana di Trevi nel centro di Roma, la cui acqua ora è completamente rossa.
I VOLANTINI - Una scatola contenente alcuni volantini è stata successivamente trovata al lato della Fontana di Trevi: sui volantini l'atto di colorare l'acqua del monumento è stato rivendicato dalla sigla «Ftm Azione futurista 2007». Il testo sui volantini contiene anche un attacco alla Festa del Cinema. «Voi solo un tappeto rosso - è scritto nel volantino - noi una città intera color rosso vermiglio. »Rieccoci...». Questo l'inizio della rivendicazione che è stata trovata accanto al monumento progettato e costruito da Nicola Salvi e finito da Giuseppe Panini nel 1762. I toni riecheggiano il linguaggio dei Futuristi. Il documento è lungo una trentina di righe e termina con il grido «Eja! marciare per non marcire, lottare per non morire», e la firma azione Futurista con una piccola riproduzione di un'opera d'arte futurista. Nel testo c'è anche un riferimento alla lotta contro il lavoro precario e contro una società «mercatocentrica».
IL COMUNICATO - «Inizia così - annuncia azione Futurista 2007 - per noi futuristi un nuovo millennio, una nuova adesione alle evolute tecniche e ai nuovi mezzi espressivi, interpretando un rinnovamento totale». Il finale del volantino ha gli stessi toni retorici «Dare forza alla lotta contro gli scialacquamenti del regime, il precariato, l'usura, il mercimonio della bellezza, la falsità della legge, la provvisorietà della vita dei lavoratori, l'incertezza del domani e per la libertà dei popoli». Sull'altro lato lo slogan «Una macchia di colore vi tumulera». Ed ancora un cenno al precariato: «Noi precari, disoccupati, anziani, malati, studenti, lavoratori, stiamo arrivando con il vermiglio per colorare il vostro grigiore». E infine l'attacco alla Festa del Cinema. «Ancora la festa del Cinema viene sintetizzata in 15 milioni di euro scialacquati, 2,5 milioni di euro solo per pagare il conto degli alberghi, e la chiamano festa». Infine uno sberleffo al cinema di Roma: «Quattro cortigiane, una vecchia gallinaccia e un puffo - è scritto nel volantino - questo è il Cinema di Roma».
FIAMMA TRICOLORE - Ma c'è chi giudica in maniera diversa il gesto vandalico. «Non siamo stati noi ma guardiamo con simpatia a questa iniziativa perchè vuol dire che l'idea futurista è vincente». Il segretario romano della Fiamma Tricolore Giuliano Castellino sgombera subito il campo da responsabilità del suo partito, che aggrega un «Circolo Futurista» tra le sue realtà territoriali a Roma nel quartiere periferico Casal Bertone. La sigla in calce al volantino Ftm Azione Futurista 2007 «non ci appartiene - ha aggiunto Castellino -

Thursday, October 18, 2007

Radicale nun te reggae più

Sondaggio chuso: per il 33% dei votanti i radicali andrebbero sterminati, per il 25% sono così stupidi che si estingueranno da soli, per il 16% dovrebbero trovarsi un'occupazione e smetterla di fare i parassiti, solo l'8% sostiene che dovrebbero essere chiusi in apposite riserve. Qualcuno ha sicuramente mentito.

Tuesday, October 16, 2007

Come mai? - Sottofasciasemplice.

"Che cosa vuole che sappia, io, della sicurezza del Papa in Turchia? Non so nulla in proposito, vedranno le guardie svizzere."

Romano Prodi, in occasione del viaggio in Turchia del Papa.

Monday, October 15, 2007

«il Duce è uno statista di primissimo ordine, completamente disinteressato, un superuomo». Mahatma Gandhi

E' nato il partito democratico.

Veltroni 75.63%, Bindi 14.04, Letta 10.14, Adinolfi con lo 0.13%, Gawronski 0.06%.
Risultato appeso, quindi, al filo del rasoio fino alla fine per un voto che si è rivelato effettivamente determinante e democratico. Soddisfatto Hu Jintao, il dittatore cinese, per le modalità in cui si è svolto il congresso del partito comunista."E'un plebiscito, tovarich", avrebbe dichiarato

N.B. In foto Hu Jintao o Romano Prodi, non è chiaro.

Sunday, October 14, 2007

Santa Teppa.
100 cuori una bandiera, 1000 braccia verso il sole.
ZeTaZeroAlfa-betizzati.




Un sabato sera di prima estate a Napoli, mentre il tramonto inghiottiva la città: tante piccole anime si riunivano fino a diventarne una sola... eravamo in 200 circa, "200 bestie nazifasciste" come ebbero a dire i figliocci di papà universitari che si rodevano il fegato il Lunedì successivo impotenti di fronte alle scritte apparse, come sacrilegio in un luogo simbolo dei dogmi di sempre, proprio sotto la facoltà di lettere.
Ma quelle celtiche, quegli slogan, erano avamposti di un sogno, di libertà.
Lo sapessero almeno, quale sia il loro vero significato, molto più sincero e concreto di qualunque altro. Quanta rabbia e quanto orgoglio muoveva quelle sole due "bestie" che staccatesi dal branco eseguirono la rappresaglia. "Si sono sentiti per la prima volta forti del loro numero" hanno tuonato gli imbecilli sentendosi un pò ragazzi della Via Pal, ma che cazzo ne sanno di cosa sono capaci due pazzi che credono davvero in qualcosa... due stronzi disperati su di un motorino malandato, che lungo l'autostrada parlano di rivoluzione.
Quella sera eravamo là per fare due salti, una birra, dimenticarsi un pò del mondo urlando a squarciagola col braccio teso. Ma soprattutto eravamo là per dare calore a chi calore non ha più, sbattuto in una cella, Luigi Ciavardini: qualcosa ci legava sul serio a quella finestra di Poggioreale quando tutti cantavano..."Stringete, stringete pure..."
Va bene ho capito. Se volete io tutto questo lo metto da parte. E se in giro ci sono i giornalisti, se dobbiamo guadagnare consensi, io che pure faccio politica e non me ne vergogno sono disposto ad accettarlo. Ma non lasciamo intendere che fare quel saluto sia sbagliato, non impediamolo neanche fosse qualcosa da mettere in archivio, perchè sono le nostre le radici, la nostra cultura.
Ne ho viste tante di celtiche alla manifestazione di ieri a Roma, e tanti saluti, e ancora ho ascoltato inni del ventennio, frasi e motti che hanno provocato erezioni ai giornalisti. C'era un popolo con una coscienza chiara, che parlava la stessa lingua. Secondo me eravamo anche più di mezzo milione. Tutti i Fori Imperiali occupati da una imponente distesa di bandiere e persone in festa:"La più grande di destra dal dopoguerra" infiamma Alemanno dal palco. Ci siamo ancora, adeguati al 2007 come è giusto che sia, ma ci siamo.
Gli eccessi, quelli, paradossalmente sporadici, dei presidenti provinciali -cosa ancor più triste quelli di AG - che invece raccomandavano il gruppo di non salutare e non pronunciare l'immondo "Boia chi molla!", vigilando come si fa coi bimbi in gita, e come i bimbi, da dietro lo striscione, i manifestanti restavano scontenti e col "me ne frego" sulla lingua aspettando che il maestro si girasse o distraesse per pronunciarlo a bassa voce...se a sedici anni un ragazzo che indossa la celtica al collo deve aver paura di cantare quello che vuole e salutare come sente in cuore di fare perchè altrimenti il presidente "si incazza", continuando a frequentare quell'ambiente a 18 sarà irrimedialbilmente democristiano. Questo modo di gestire le cose senza equilibrio è ridicolo, e dannoso.
Ma ritorniamo a quella sera, 15 Giugno, concerto per Ciavardini a Napoli. Un grosso figuro pelato, con aria un pò da condottiero di Romana memoria, un pò da Masaniello goliarda e pacioccone, si avvicina per caso proprio a noi. Gianluca Iannone, con un cocktail in una mano ed un sigaro in un altra, già visibilmente alterato dall'alcol, ma abastanza lucido per discutere di fascismo e politica con quel modo di fare tutto suo, ispirando quel carisma vero, non fatto di auto blu portaborse e convenienza, quello che si leggeva nel volto attento ed ammirato degli astanti. Un rapporto diretto e schietto quanto occasionale, forse troppo, tanto che in uno slancio di ilarità, ignaro delle conseguenze, mi sento così incoraggiato da osare di domandargli se avesse origine "ebree" ( riferendomi ad un suo omonimo salernitano), rischiando una dolorosa "testata in bocca" (come del resto dallo stesso altrettanto schiettamente minacciata).Un incidente, risolto in fretta del resto, come avviene tra "camerati". Mi sentivo così a mio agio che gli feci anche una domanda che in realtà da tempo facevo a me stesso, a dire il vero in quel momento era direttamente la mia coscienza a formulargliela, a lui che incarnava un simbolo, un riferimento. Era giusto continuare a stare in AN? Ci attorniavano dei ragazzotti rasati e tatuati che dall'alto della purezza dei loro anfibi mi scrutavano quasi inorriditi...Fu proprio in questo momento che Iannone dimostrò di essere, aldilà di tutto, un uomo estremamente intelligente. "Fanno di tutto per distruggere il nostro mondo" disse "in un esercito ognuno ha il suo ruolo e nessuno è meno o più importante o degno degli altri, se tu intendi o sai fare politica servi come gli altri alla causa...quindi prenditi pure la tua dose di merda e continua a farla, se hai i miei stessi simboli, se onori i miei stessi morti, allora per me non fa nessuna differenza".
Troviamo quell'equilibrio di ruoli e scopi che non abbiamo mai scoperto, basta con le battaglie interne, le stronzate di forma e i paraocchi, i frazionamenti, la gara a chi è più fascista, la gara a chi lo rinnega di più, quella di chi tra le due parti si logora non sapendo cosa scegliere. Abbiamo un passato ma anche un futuro, ma non ha senso un futuro senza passato. Uniamoci adesso, e pensiamo a cosa possiamo fare domani mattina stessa, uniamoci perchè esistiamo e siamo forti, ma non abbastanza per dividerci sulle diverse angolazioni. Uniamoci perchè c'è tanto da fare per i destini di una Nazione, non aspettatevi di cambiare tutto ma quello che è rimasto di cambiabile. Senza orpelli, con i piedi per terra, rendiamoci conto che il nostro tempo si avvicina.

Versus:bello vs brutto.










* In foto a sinistra un militante, a destra due loschi individui.

Pizzidiario.

Ieri sera a Napoli è stata organizzata la "notte bianca del teatro", una bella manifestazione che ha consentito di accedere agli spettacoli a prezzi scontati. Dovrebbero più spesso puntare su eventi di questa qualità, tanto più che Napoli può vantare una tradizione teatrale che va assolutamente riscoperta. Chiusa la digressione, diamo qualche dato: rispetto al 2006 i pignoramenti immobiliari sono aumentati dei 21%, gli accessi ai mutui scesi del 18%. Tradotto che significa? Semplicemente che la gente considera ormai un lusso quello che dovrebbe essere un diritto, quello al domicilio. Sì, è vero che l'80% degli italiani è proprietario della casa in cui vive, ma il restante 20%, con i fitti a 500 euro, che fa? E' tempo di attuare politiche per la casa subito. E' evidente a tutti tranne a chi governa.

Saturday, October 13, 2007

Barcollo, ma non mollo.

Buon sabato a tutti.
Nera come noi - Hobbit.
Leggetevi il post di Blacknights sul Nobel decaduto e svalutato, riconoscimento da tempo riservato ai soli progressisti.

Album Skatafascio

Un vaffa a Napolitano.
Un comunista filosovietico non ha nessuna autorità morale.
Napolitano difende la senatrice Rita Levi Montalcini: 'e' indegno mancarle di rispetto e tentare di intimidirla'. per il Capo dello Stato la Montalcini 'ha fatto tanto onore all'Italia. E' una grande scienziata. Una donna di alto sentire democratico e merito civile. Il mio predecessore al Quirinale l'ha nominata senatrice a vita e non poteva esserci una scelta migliore'.

Così Napolitano - che, in qualità di capo di stato, non dovrebbe permettersi di attaccare una parte politica - ha attaccato Storace, che aveva parlato di "stampelle" riferendosi al sostegno che la Levi Montalcini concede al governo continuamente. I vecchi impresentabili non solo ci affamano e non comprendono che alla loro età dovrebbero sparire dalla circolazione, ma pretendono pure di essere celebrati plebiscitariamente. Se ne vadano grillianamente a quel paese!

NOI NON SIAMO RADICALI.
Diffida delle imitazioni.

Piccoli vermi crescono.
Si sono staccati dal corteo studentesco contro la riforma Fioroni, che prevedela reintroduzione dell'esame di riparazione(bene:è tempo che a scuola si torni a studiare e che gli asinelli siano bocciati), per imbrattare i muri delle centralissime Corso Umberto e via Agostino De Pretis con scritte contro il Papa, il quale passerà per quelle strade in occasione della sua visita a Napoli il 21 ottobre prossimo. Sei in tutto, quattro ragazzi e due ragazze, iscritti in diverse scuole cittadine, sono stati denunciati a piede libero per danneggiamento. "Occupiamo il Vaticano", "Impicchiamo il Papa","Cloro al clero", "Né Dio né stato", "Morte a Natzinger" sono alcune delle scritte vergognose che campeggiano e che si sono sostituite a quelle che, fino a pochi giorni fa, riempivano gli stessi muri con slogans parimenti infami a favore di aborto, eutanasia e contro il Papa. Tutto questo non è che il frutto di una campagna mediatica offensiva fomentata dai progressisti omofili, radicali e comunisti, che non esitano ad aizzare giovani esaltati pur di attaccare la Chiesa Cattolica e i suoi fedeli. Intanto il sindaco di Napoli ed ex ministro degli interni, R-R Jervolino, invece di partecipare al gay pride, forse dovrebbe occuparsi delle strade della città che tenta malamente di amministrare.

Friday, October 12, 2007

Non Ho Tradito - NND

Che donna!
Libera, bella, ribelle!
Martedì sera, la signora Herman era stata invitata a un programma della seconda rete pubblica, Zdf, condotto da Johannes Kerner: avrebbe dovuto chiarire alcune dichiarazioni che, lo scorso 9 settembre, avevano provocato il suo licenziamento dall’altra rete pubblica, Ard. Ora, nel dibattito dell’altra sera, il conduttore le ha chiesto cosa avesse da dire a suo discapito, nel merito delle accuse che avevano fatto scattare il licenziamento. Lei ha sostenuto di essere vittima di una caccia alle streghe, poi ha aggiunto: “Se non ci è permesso di parlare dei valori della famiglia nazisti, allora non possiamo nemmeno parlare delle autostrade che furono costruite allora e sulle quali ancora guidiamo?” Reazioni degli altri ospiti, tra i quali l’attrice Senta Berger. Al che, Kerner diceva che per lui la discussione con la ex collega era chiusa Tuttavia succede che, come il primo, anche il suo secondo libro sta diventando un caso. Il pubblico moderato la ascolta volentieri: sabato scorso, per dire, una suo discorso proprio sulla famiglia è stato salutato dagli applausi scroscianti di una platea di cattolici conservatori.Frau Herman ha deciso anche di usare le parole con una certa facilità. In passato, ad esempio, ha detto che “le donne dovrebbero tacere più spesso” e ha fatto sapere di sperare in un ritorno delle tre K — Kinder, Kirche, Küche, bambini, chiesa, cucina. il recente richiamo ai valori ai tempi di Hitler, però, ad avere sollevato la protesta del mondo culturale, mediatico e politico tedesco. La Germania, infatti, è un Paese di dibattiti profondissimi su tutto, ma su questioni come il nazismo scatta immediata una reazione di chiusura se il tono non è quello dell’autocritica totale. Forse, non ce ne sarebbe sempre bisogno. E' vero che una parte dei tedeschi, probabilmente, apprezza i discorsi della signora ed è disposta a chiudere un occhio sui riferimenti a Hitler in cambio di un ritorno ai valori della tradizione.

Qualcosa di Destra.

Tutto nero, colore sincero.

A proposito di statisti.
Gianfranzo vittima di una pizzinata: clicca sulla foto.
L’ufficio stampa di AN ha spiegato che si tratta di ”un fotogramma tratto da un filmato in cui l’onorevole Fini saluta i partecipanti a un comizio e non di un saluto fascista".

Thursday, October 11, 2007

MOLTO LIBERALI.
Cambridge: un numero nutrito di studentesse si prostituisce per pagare la retta. In Italia il guaio è che manca "l'organizzazione".

Centinaia di studentesse di Cambridge lavorano come prostitute, escort e spogliarelliste nei locali per pagarsi gli studi: lo rivela un'inchiesta del quotidiano studentesco della celebre città universitaria inglese, Varsity. Secondo questa fonte, una sola agenzia di escort chiamata 'Take me to dinner' (portami a cena) ha ben 450 tra studentesse squattrinate ed ex allieve di Cambridge nel suo catalogo di ragazze. La retta annuale di Cambridge è di 3.070 sterline, circa 4.500 euro, al quale vanno aggiunti i costi dei libri, del vitto e dell'alloggio. La rivista dice che molti altri studenti fanno soldi vendendo tesine. Una studentessa dell'ultimo anno afferma di essere andata a letto con 40-50 uomini durante due mesi, nel primo anno di college, guadagnando circa 1.000 sterline a settimana. "Avevo un lavoretto - racconta - ma non pagava abbastanza. Ho incontrato altre studentesse che lo facevano. Una volta che inizi, ti tenta, se hai bisogno di soldi rapidi è facili, c'é lì questa possibilità... i clienti pagavano 120 sterline all'ora, tu prendevi 50 sterline, l'agenzia 50, e l'autista che ti portava, 20". Un'altra studentessa ha raccontato a Varsity di aver incontrato fino a sette uomini per notte: "Il più giovane aveva 18 anni, il più vecchio 80, era bizzarro... i clienti gradivano il fatto che fossi una studentessa di Cambridge, e anche l'agenzia. Volevano una ragazza di una certa classe, era utile agli affari".
Un'altra studentessa andava invece nelle città del nord per lavorare come stripper, per 100 sterline a danza erotica. Rob Vallach, segretario della commissione dei 'tutor' universitari, si è detto molto preoccupato dell'articolo di Varsity: "Non abbiamo modo di sapere se le affermazioni di Varsity siano vere. Quel che possiamo dire è che noi facciamo di tutto per sostenere gli studenti, molto prima che si trovino in una situazione del genere. Non ci dovrebbe essere nessuna ragione per la quale gli studenti si trovino in una tale situazione finanziaria dal dover ricorrere alla prostituzione. Tuttavia, le università e i college sono consapevoli del fatto che gli studenti possono avere difficoltà finanziarie e danno tutto il sostegno che possono. Ci sono molti meccanismi, tra cui fondi per situazioni d'emergenza e borse di studio per studenti di famiglie povere, da poco aumentate".

Sventola fiera la nostra bandiera.

Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere.

Hobbit - Lady USA

Intervista del Corriere a Rauti.

«Solita accusa, è la terza Sono un perseguitato in servizio permanente»

ROMA — A palazzo Ruspoli, nel cuore di Roma, l'ex capo di Ordine Nuovo, Giuseppe «Pino» Rauti ha appena partecipato alla presentazione del ritorno alle stampe di uno storico periodico della destra, II Borghese. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei procuratori di Brescia, con l'accusa di concorso nella strage di piazza della Loggia si sente «un perseguitato politico, in servizio permanente effettivo»

E' preoccupato?
«No, sono avvilito e sbalordito».

Perché avvilito?
«Perché alla mia età, ho 81 anni, è la terza volta che mi accusano di un reato di strage. Prima quella di piazza Fontana, poi quella della stazione di Bologna. In entrambi i casi sono stato completamente assolto: anzi, chi mi accusava per la strage del 2 agosto è stato condannato per depistaggio. Adesso anche Brescia. E chi sono? Uno stragista a vita?».

E sbalordito?
«Perché vogliono rinviarmi a giudizio senza neppure essere stato interrogato una volta: cercano di appiopparmi un reato da ergastolo senza sentirmi. Penso che non ci sia nessun precedente del genere in Italia. Pensi che avevo saputo che ero indagato, e allora mi sono fatto vivo con i magistrati e ho chiesto: ascoltatemi. Bene, neppure allora mi hanno chiamato. Ora, con 170 mila fogli di documenti da studiare non avrò neppure il tempo tecnico per difendermi, visto che l'udienza preliminare è fissata per il 13 novembre. E solo per le fotocopie dovrò spendere decine di milioni del vecchio conio per procurarmi gli atti. La verità è che io sono un caso limite di perseguitato politico: un perseguitato politico in servizio permanente effettivo».

A che scopo?
«L'idea che mi sono fatta è che sia in passato sia adesso le accuse contro di me hanno un motivo ben preciso: servono per facilitare il centrismo. Oggi come allora, la situazione italiana non è bella. Tanto vale dare in pasto all'opinione pubblica persone delle cosiddette due ali estreme, a sinistra e a destra, teste calde o peggio, stragisti "che spargono sangue", per convincerla a sopportare. E vengono fuori le farneticazioni di certi magistrati. Lo stesso è accaduto negli anni Settanta con la Dc, quando c'era la corruzione».

La strategia della tensione è esistita davvero?
«Certamente. Vuole la prova? Basta fare una statistica degli atti di violenza minore: si può constatare che mai nello stesso giorno si sono verificati attentati dello stesso "colore". Se non ci fosse stata una regia, sarebbe stato impossibile».

Ma lei Maifredi, l'autista del ministro Taviani, di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio con lei, lo conosceva o no?
«Dopo trent'anni non riesco a ricordare. Può essere che lo conoscessi. Ma come vede, durante incontri e convegni vedo decine, centinaia di persone. Non è così facile, dopo tanto tempo, rispondere alla domanda: "Lei conosceva Maifredi?"».