Wednesday, June 20, 2007

Contro l’Illuminismo.
Dal XVIII secolo alla guerra fredda, il nuovo lavoro dello storico israeliano Zeev Sternhell (Baldini Castoldi Dalai Editore, p.665), è un libro di storia delle idee. Tratta della rivolta intellettuale contro l’Illuminismo e i suoi principi fondanti (la libertà individuale, l’autonomia della ragione, il metodo scientifico), così come si è sviluppata dal XVIII secolo fino alla fine del XX. A partire dalla Rivoluzione francese, Edmund Burke, Joseph de Maistre e tutti i loro epigoni romantici hanno contrapposto alla filosofia degli Enciclopedisti una concezione della vita e della politica in cui quel che conta non è ciò che rende gli uomini uguali ma ciò che li rende diversi: la storia, la cultura, la lingua, l’etnia. Per duecento anni questa polemica non si è mai sopita e anzi è stata alimentata da nuovi autori e nuovi argomenti. Herder, Taine, Sorel, Spengler, Croce, Maurras, Berlin, per citarne alcuni, hanno criticato l’idea di una ragione «astratta» opponendole una visione «concreta» della vita, in base alla quale l’individuo è sempre immerso in una comunità e nella Storia. E’ partendo da un’approfondita analisi di questi presupposti che Sternhell ci dimostra come il nazionalismo, la critica alla democrazia, il risorgere di una religiosità militante siano il risultato non di un movimento antimoderno, ma di una diversa idea della modernità che ha radici lontane e con la quale dobbiamo fare i conti ancora oggi.
«Si forgia, da Herder a Spengler a Meinecke, un’altra modernità che per un secolo e mezzo non ha cessato di contrapporsi alla modernità razionalista, proclamandone il crollo dei valori. Questi valori potevano essere quelli del razionalismo dei Lumi, dell’umanesimo antico coi suoi principi radicati nella legge naturale, o della morale cristiana. I valori universali, così come i principi dell’89, la democrazia di Weimar o la Terza Repubblica, non sono crollati da soli. Non sono stati la ricerca della pluralità, né lo sviluppo delle scienze della natura, la scoperta che ci potevano essere più geometrie, così come mentalità differenti e psicologie dissimili, che dovevano produrre necessariamente l’idea che, allo stesso modo, c’erano più morali, più verità o più specie umane. L’idea di differenza comporta tanti pericoli quanto quella di uniformità. Ponendo l’accento su ciò che separa gli uomini, rifiutando l’idea che possa esistere una sola natura umana, lo si è visto, si provoca lo sfacelo dell’umanità.»
Di Zeev Sternhell, che insegna all’Università ebraica di Gerusalemme, ricordiamo, tra le altre opere, Nascita dell’ideologia fascista (1993), La destra rivoluzionaria. Le origini del fascismo in Francia 1885-1914 (1997), Né destra né sinistra: l’ideologia fascista in Francia (1997), Nascita di Israele. Miti, storia, contraddizioni (1999).


Buona lettura
!

1 comment:

Anonymous said...

Grazie

liberali per israele