Thursday, June 21, 2007

L'esame DELLA maturità.
Lo voglio confessare al ministro fiorin Fioroni, credo che stamattina la mia traduzione di Seneca l'abbiano copiata tutte le terze del mio ex liceo. Alle 8.30, prima che il sito spione venisse oscurato, ero già entrato in possesso della versione e iniziava la mia certosina opera di costruzione. Benché l'impresa sia per me motivo di soddisfazione, trovo che con le nuove tecnologie sia fin troppo facile "barare" e lo sfizio viene meno. Ritengo che stia nelle regole del gioco trovare il modo per riuscire a scuola (e solo a scuola, non ai concorsi o nella propria attività professionale!) ad escogitare una via alternativa per risolvere il problema, però a patto che si parta dagli stessi mezzi. Al liceo ero famoso perché,un po' perché partivo da posizione svantaggiata per motivi "politici" e non potevo mai scegliere le tracce che più mi garbavano, un po' per pigrizia, un po' per sfida e e accanimento, le escogitavo tutte: si andava dalle lenze appese, ad un vero e proprio codice a matita sul muro. Il metodo prescelto dipendeva dalla materia e dal professore.
Ora, io ho fatto il grave errore di tornare a casa da Napoli per concentrarmi meglio sullo studio e non ho pensato che così mi sarei messo nei pasticci, perché è come se stessi rifacendo la maturità. Anzi peggio, perché ora mi viene trasmessa di riflesso tutta la tensione, mentre quando l'ho sostenuta io, ero tranquillissimo, distesissimo e con un senso di impotenza. Sapevo già che, nel mio caso, era stato già tutto deciso e, pertanto, davanti al destino ineluttabile, non mi sforzai più di tanto in occasione della terza maturità dell'era morattiana.
Leggendo l'ordierno post di Massimo
, mi sono ricordato che io alla prova scritta non ho potuto scegliere il tema che avrei preferito, ossia la traccia storica sui totalitarismi, e fui costretto per convenienza, rectius per quieto vivere, ad optare per quella di attualità.
Io, matematico mancato che in italiano non sono mai stato un drago, feci un bel tema prendendo 14/15. Già il voto, come è evidente, è di per sè indicativo della predisposizione che c'era nei miei riguardi, perché 14 su 15 è come il 29 su 30 all'esame universitario, una valutazione positiva che però ti fa innervosire.
Volli, sperando quasi che i miei professori lo leggessero rammaricandosi per non potergli mettere un voto,però, svolgere quel tema sui totalitarismi su "Onda", il giornalino per il quale scrivo assieme ad altri ragazzi, e tra il serio e il faceto lo intitolai "Ucronia di una maturità". Più che svolgerlo, in realtà, spiegai come l'avrei impostato e, alla luce dei documenti allegati, il motivo per il quale avrei contestato la traccia e scritto che il fascismo, diversamente che dal nazionalsocialismo e dai regimi comunisti, non fu un totalitarimo.
La mia ultima versione, manco a dirlo, riguardò Seneca e fu tosta, ma mai come la terza prova, dove scelsero materie che al liceo classico non contano nulla, a maggior ragione, come nel mio caso, se i professori sono mediocri.
Alle domande di geografia astronomica ed economia nessuno seppe rispondere, anche perché i professori - nella loro somma intelligenza - formularono domande su argomenti di programma mai svolti. Per gli orali, invece, dopo aver scritto una tesina con un leitmotive occulto mai citato(il fascismo!) e con all'interno, se non ricordo male, Pirandello, Polibio, il futurismo con Boccioni e Marinetti, Freud, Seneca( sempre lui!) e il nazionalismo, ripetei ben poco, già conoscendo il mio voto finale. Andai talmente disteso, però, che fui capace di rispondere a tutto, da Nietzsche a Dante. Io sono ancora convinto che qualcuno si impossessò di me per aiutarmi nella mia rinvincita morale finale per un'uscita in grande stile. Ricordo che addirittura risposi quasi stizzito a due domande: una sulle origini borghesi del nazional-socialismo, laddove feci la professoruncola una pezza, e un'altra riguardo alla mia tesina sul futurismo, che non era stata fatto nel programma e su cui l'unica domanda riguardò la loro posizione sulla guerra.

Non presi 100, fui l'unico degli aventi diritto nella mia classe a non avere nemmeno un punto di bonus a disposizione, ma ebbi la soddisfazione di essere l'unico a ricevere l'applauso dai compagni e ad andarmene da vincitore. Per me il liceo rimane un periodo negativo, laddove la mia esposizione politica mi portò ad avere non pochi problemi. Rimango convinto che la scuola sia un ritrovo per sadici psicopatici, a volte anche ignoranti, che riversano sugli studenti la loro frustrazione, invece che trasmettere loro valori ed etica. In particolare, nella mia esperienza, mi sono imbattuto in un professoruncolo di diritto sovietico che, oltre ad essere assai ignorante nella sua materia (non era manco laureato in legge), era anche un esaltato e faceva di tutto pur di farmi uscire 6 in pagella al terzo trimestre. Io, lo ammetto, ci mettevo spesso del mio, interrompendo i suoi comizi con domandine irritanti che lo smontavano e lo mettevano a disagio e, tuttavia, ciò è un esempio di come nella scuola italiana si riversino ex rivoluzionari arrabbiati che usano la loro posizione per indottrinare i propri discenti e rimuovere loro ogni tipo di coscienza. Nelle scuole capita spesso che non sia possibile a distinguere chi tra l'alunno e l'insegnante sia l'adulto.

Capita spesso, infatti, che chi sieda dietro la cattedra, l'esame della maturità non l'abbia mai superato.

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