Monday, June 25, 2007

La mafia e la legittima offesa
C'era una volta una piccola frazione di un piccolo paese che mia sorella, allegra e
giuliva, attraversava in sella ad un motorino. Ad un certo punto un orco cattivo, che percorreva sulla sua una auto il senso opposto, invase l'altra corsia e si scontrò con il motorino. Nulla andò per il verso giusto: il mezzo si scassò e lei non si fece nulla. Tuttavia, benchè avesse ragione, gli altri abitanti della piccola frazione del piccolo paese, conoscenti dell'orco al volante, piuttosto che soccorrerla, l'aggredirono verbalmente. I rappresentanti della piccola comunità accorsi, fregandosene delle circostanze, non esistarono a prendere posizione in favore del loro illustre concittadino. La solidarietà si trasformò in branco, la ragione fu ceduta alla prevaricazione e la giustizia fu preda dell'omertà.
Per farla breve, nella piccola frazione del piccolo paese si consolidò subito la mentalità mafiosa.
L'episodio ora riportato, non è che l'ultima manifestazione di arroganza cui continuamente assistiamo nel quotidiano. Così mi capita di vedere che su un pullman agli extracomunitari e alla gente di malaffare non è detto nulla; mentre ad altre persone sprovviste di biglietto, ritenute innocue dai controllori perché brave persone, viene elevata contravvezione. L'anno scorso viaggiai su un pullman con una macchinetta obbliteratrice falsata, di conseguenza il biglietto fu timbrato con la data di un altro giorno e mese. Non me ne accorsi e, cambiato pullman, mi imbattei in due controllori. Videro che il titolo di viaggio era formalmente scaduto e, nonostante avessi tentato di spiegare loro la situazione, non ci fu verso di convincerli: per farmi togliere la multa, fui obbligato a proporre ricorso e a dimostrare, grazie alle matrici, che quel biglietto non avevo potuto comprarlo se non quel giorno.

Qualche giorno fa, dovendo prendere il pullman di mattina presto, in assenza delle macchinette automatiche, andai da due rivenditori: uno era chiuso, l'altro li aveva finiti. Presi il pullman ugualmente, ma - sempre grazie alla mia solita fortuna - sbucò il controllore:mi chiese il biglietto, gli spiegai il motivo per cui non l'avevo, ma se ne fregò a tal punto da andarsene. Forse avrei preferito avere la contravvenzione - che probabilmente sarei riuscito a farmi togliere anche stavolta - piuttosto che essere considerato "non innocuo" dal controllore. La nostra giustizia è forte con i deboli e debole con i forti. Il controllore, per il solo fatto che sono grande e grosso, fece finta di nulla. Il più delle volte il biglietto a me non passano proprio a chiederlo. Anche da qui deriva la mia convinzione che il diritto romano resti il migliore di tutti: non adempi ad un'obbligazione? Senza perdersi in chiacchiere, è applicato l'istituto della manus iniectio: il debitore rimane schiavo, finché non adempie con il lavoro.
Siccome il nostro non è uno stato di diritto, sono convinto che l'autotutela sia l'unica forma di rimedio rimastoci. Una sorta di legittima offesa è da teorizzare. E' molto triste constatare, dopo XVI secoli, che il diritto dei romani fu in assoluto il diritto più giusto.

6 comments:

Anonymous said...

Non saprei da dove cominciare, tante sono le deliranti cazzate contenute in questo idiotico post.

CampaniArrabbiata said...

magari dal tuo italiano stentato, idiota (E NON IDIOTICO)

Anonymous said...

Lascialo perdere a sto frocio

Anonymous said...

Mi spiace -.-

Anonymous said...

mi sa che simone è un controllore...

CampaniArrabbiata said...

Non immagini quanto tu ci abbia preso, Stè.