E la camorra impose di trasferire il magistrato.
Il pacchetto sicurezza, l'ultima buffonata del governo.
Raffaele Cantone è un giovane, brillante, PM che fino a pochi mesi fa ha lavorato alla DDA(direzione distrettuale antimafia) di Napoli. Considerato il numero uno nella battaglia ai clan della camorra imprenditrice casertana, con le sue indagini ha permesso di scoprire gli interessi del clan dei Casalesi in Emilia Romagna, il potere dei La Torre di Mondragone ad Aberdeen, il tentativo dei Casalesi di riciclare capitali provenienti dall’Ungheria, il progetto di acquistare la società sportiva Lazio, sino ai rapporti tra Parmalat e Casalesi . Recentemente è stato "promosso" - rectius allontanato da Napoli - alla Corte di Cassazione. E' stato infatti scoperto il tentativo, da parte del clan Zagaria, di eliminare Cantone: l’esplosivo era già stato ordinato alle n’drine calabresi, alleate organiche dei Casalesi. Il Pm teme per la sua vita ed ha dichiarato che, dopo le minacce da parte delle famiglie casalesi, non ha ricevuto attestati di solidarietà, ma al contrario, solo pochi sussurri e accuse di protagonismo e di essere un accentratore.
Il clima non è più quello degli anni '90, ma è ben più difficile. La mafia è assai più forte e ordina addirittura di non essere più scocciata nei propri affari, grazie anche alla connivenza - rectius atteggiamento omertoso - di una classe politica che considera le organizzazioni criminali (quando va bene) serbatoi elettorali. Persino ai magistrati più coraggiosi è imposto di deporre le armi. Il quadro che emerge dall'attività di un magistrato è intriso di solitudine, quella solitudine che si fa sentire da più parti e che si riscontra non solo dai mancati inviti a cena, o dall’assenza della vicinanza del popolo. Si tratta di solitudine che si fa sentire anche da un collega magistrato, che, per indifferenza o pigrizia, per paura, connivenza o furbizia, gira la testa dall’altra parte, strizza l’occhio ad alcuni imputati, non vigila e non fa domande sulle anomalie dell’ufficio. Una magistratura corrotta che è ben altro da quella parte della magistratura che, sfiduciata da un clima irrecuperabile, si vede quasi costretta ad accettare diversi incarichi, più o meno prestigiosi, diversi ruoli, magari meno esposti agli attacchi inconsulti in particolar modo della politica. Un isolamento creato, grazie ad una strategia studiata, da chi, occupando una posizione di potere, sguinzaglia i giornalisti al suo soldo per demonizzare sistematicamente la magistratura e aizzare contro la medesima l'opinione pubblica.
Va letto anche in quest'ottica il pacchetto sicurezza che il governo intende presentare in parlamento e che non rappresenta altro se non l'ultima presa per i fondelli verso chi si ostina a non prendere atto di una realtà ormai allo sfascio. Equiparare i reati ritenuti di emergenza sociale - furti, rapine, violenza sessuale o negli stadi e così via - a quelli di mafia serve solo a far inceppare ulteriormente una macchina processuale, già troppo faragginosa, che invece necessiterebbe di mezzi, soldi e procedure più snelle. Infatti in Italia il "giusto processo", introdotto nel '99 con la modifica all'art 111 della costituzione, non potrà mai vedere la luce, finchè il codice di rito non verrà globalmente ripensato (e con le lobbies presenti in parlamento dobbiamo persino temere questo momento...ndr!). Tanto è vero che 2 processi penali su 3 si concludono con sentenze di rito. Eppure istruire un processo costa. Costa tempo, lavoro e, soprattutto, soldi. Costa, benchè si sappia dall'inizio che non porterà da nessuna parte. Per questo, con le carceri già affollate nonostante l'indulto, bisognerebbe ripensare il sistema considerando la galera un'extrema ratio. Tanto più che, ormai, in prigione ci vanno solo i più sprovveduti, mentre i criminali più pericolosi circolano e agiscono in tutta tranquillità. Il governo Prodi, appena insediatosi, ha istituito una commissione di studio per la riforma del codice penale - presieduta dal deputato comunista Pisapia(e di cui fa parte anche quello che fu il mio professore di penale, Sergio Moccia) - e fa sperare che si sia finalmente compreso che in Italia il problema non è l'introduzione di nuove fattispecie di reato, ma garantire l'applicazione della sanzione. Cosa che oggi si verifica molto di rado. Per realizzare concretamente il progetto, però, serve un governo serio che al momento, con l'attuale classe politica, non si può prospettare. Infatti, per adesso, dobbiamo accontentarci di provvedimenti demagogici che servono solo a creare consenso.
Basti pensare che non più di un anno fa, il ministro degli interni Amato, annunciando il patto per la sicurezza di Napoli, promise - rivolgendosi alle reti televisive - che sarebbero giunti nel capoluogo campano ben 300 agenti polizia. Peccato che nello stesso anno 290 sono andati in pensione.
Nessuno glielo ha fatto notare.
Wednesday, October 24, 2007
Posted by CampaniArrabbiata at 1:55 AM
Labels: camorra, magistrati.
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4 comments:
la camorra impera senza contrasti, anche perchè al governo di regione e città ci sono due affiliati....il noto clan degli afragolesi
semplici affiliati, teste di legno o capi?
ODIO ETERNO AL MONDO MODERNO
ODIO ETERNO AL MONDO MODERNO
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