Sunday, October 28, 2007

BEATI IN UN GIORNO BEATO
Stamattina, 28 ottobre sono statibeatificati 500 cattolici massacrati dai repubblicani durante la guerra civile di Spagna. In un libro le loro biografie e gli slogan della persecuzione comunista.

«Qui Radio Barcellona: Compagni, linciate i preti»
PIERO MENARINI da Libero dello scorso giugno.

Nei dizionari agiografici già da tempo compare la voce "Martiri della Spagna", che designa le vittime di una delle più feroci e deliberate persecuzioni di cattolici del XX secolo: quella avvenuta in Spagna dal 1931, anno della proclamazione della Seconda Repubblica, al 1939, cioè alla fine della guerra civile spagnola. Le canonizzazioni iniziarono nel 1987, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Dal 29 marzo 1987, quando furono canonizzate tre suore carmelitane ("las tres rosas") trucidate a Madrid all'inizio della guerra civile, ad oggi sono stati beatificati 479 martiri; la cerimonia più imponente fu quella dell'11 marzo 2001 quando salirono agli onori degli altari ben 233 martiri, 11 dei quali sono già santi. Ma la beatificazione simultanea di quasi 500 martiri il 28 ottobre sarà senz'altro la più grande di sempre nella storia della Chiesa. Scontate oltre che obsolete le argomentazioni contrariate della sinistra in Spagna, in particolare quelle degli anarco-socialisti e dei radical-comunisti in Italia. Basta perdere un po' di minuti e scorrere alcuni blog spagnoli per capire che le argomentazioni (indignate) sono sempre le stesse: la Chiesa, che allora sostenne l'idea della Crociata Nazionale per legittimare l'insurrezione militare, continua ad essere belligerante anche oggi, anche a costo di sfruttare i morti, per rispondere con questa beatificazione alla legge sulla Memoria storica approvata dal governo di Zapatero.
Che non siamo di fronte ad una forzatura ideologica ma ad una realtà di cui ancora molti non vogliono assumersi la responsabilità politica, lo dimostra lo splendido libro edito dalla Conferenza Episcopale Spagnola, "Quiénes son y de dónde vienen" (Madrid, Editorial EDICE, 2007, curato da Encarnación González Rodríguez), nel quale si susseguono implacabili le biografie e soprattutto le circostanze della morte di ciascuno dei 498 beati. Altro che esagerazioni! Nella maggior parte dei casi si tratta di religiosi e religiose, vescovi, sacerdoti e semplici credenti uccisi in quanto tali e non per chissà quali colpe o soperchierie commesse. Cosa avrebbe mai potuto fare, ad esempio, Juan Duarte Martín? Il giovane diacono di Yunquera (Malaga) fu martirizzato in questo modo: «La persecuzione religiosa del 1936 lo sorprese mentre era in vacanza a casa dei suoi genitori. Rimase nascosto in una specie di scantinato posto sotto l'ingresso, finché una vicina non lo denunciò. Alcuni miliziani lo prelevarono e lo trascinarono nel carcere di Álora, dove fu torturato con scariche elettriche che passavano attraverso aghi conficcati in tutto il corpo. Volevano che bestemmiasse e rinnegasse la fede, ma non cedette neppure sotto i tormenti. Ogni qualvolta gli proponevano di dire: "Viva il comunismo!" egli gridava: "Viva Cristo Re!". Fu martirizzato nei pressi del rio Bujía, Álora, il 15 novembre 1936. Aveva 24 anni. Lo cosparsero di benzina e gli diedero fuoco. Nei giorni successivi continuarono a sparare al cadavere, che rimase insepolto finché non lo gettarono nel ruscello. Il 3 maggio 1937 i suoi resti furono recuperati e traslati nel cimitero di Yunquera. Era martoriato e aveva le gambe staccate dal corpo». E posso assicurare che quanto descritto era prassi comune: io stesso ho potuto vedere un frammento di pavimento teatro di azioni analoghe. La mattanza di cattolici fu preordinata, apertamente caldeggiata da moltissimi esponenti delle sinistre repubblicane e costituì forse il collante più efficace delle molte identità della coalizione governativa. Appena 2 giorni dopo l'alzamiento, Radio Barcellona lanciava il seguente appello: «Bisogna distruggere la Chiesa e qualsiasi cosa ne rechi traccia. Cosa importa se le chiese sono monumenti artistici? Il buon miliziano non si fermerà davanti ad essi. Bisogna distruggere la Chiesa».
I martiri sono autentici, dunque, altro che invenzioni o pretesti ideologici di una Chiesa alle corde. Le menzogne relative alla guerra di Spagna sono quasi sempre uscite da intellettuali o fanatici presunti libertari, che sin dal 1939 si sono accaparrati l'appalto di poterne parlare. Un esempio è il celebrato film di Rossif, "Morire a Madrid" (1963), che iniziava e terminava con la medesima immagine (decine di corpi distesi nel cortile di una caserma) e le medesime parole (un elenco delle componenti sociali della Spagna che si voleva sconfiggere nel 1936), per significare che la sconfitta della Repubblica e la vittoria di Franco avevano reso vano ogni slancio innovativo e di libertà. Bastano due precisazioni per comprendere se questa sia storiografia seria. Anzitutto, l'immagine iniziale è oggi arcinota, ma si riferisce alla strage del 20 luglio nel Cuartel de la Montaña, Madrid, compiuta dai repubblicani che crivellarono quasi tutti coloro che si erano arresi a loro. Quanto alla panoramica il falso è plateale, perché la voce fuori campo scandisce, con voluta intenzione accusatoria, anche i numeri dei componenti il clero e dei religiosi, che per forza di cose non potevano essere gli stessi al termine della guerra. Pur non esistendo dati irrefutabili al riguardo, oggi sappiamo che i morti stimati dell'intero conflitto ammontano a circa 567.000. Essendo la lista nominativa, ancora incompleta, dei soli vescovi, preti e religiosi uccisi attualmente intorno alle 7800 unità, si può affermare che, comprendendo anche le vittime civili per motivi confessionali, la persecuzione religiosa non dovrebbe essere molto lontana da un 10% del totale. Ciò sembra rilevabile anche dal fatto che sin dalle prime ore dello scoppio della guerra civile (18 luglio) gli obiettivi prediletti e inermi furono proprio i cattolici e il clero. Alcuni esempi riferiti al 19 luglio: «Madrid. Numerosi morti e feriti all'entrata della Chiesa del Rosario dei padri Domenicani di Calle Torrijos tra i fedeli che si erano recati a messa. I miliziani sparavano su tutti coloro che uscivano dal portone o dalle finestre»; «Fuente de Cantos (Badajoz). Capoccia del Fronte Popolare rinchiudono in una chiesa 56 persone (comprese 2 donne e 2 bambini). Alle 3 del pomeriggio i miliziani sigillano le porte lasciando aperte le finestre che danno sul Comune e appiccano fuoco all'edificio sacro con benzina. Dodici persone sono morte bruciate vive, mentre le altre sono riuscite a fuggire da una torretta che le fiamme non avevano raggiunto»; «Madrid, 20 luglio. Incendiate oltre 50 chiese in un solo giorno»; «Madrid. Varie suore della Carità del Sacro Cuore di Gesù (una di 83 anni) sono state trascinate fuori dalla loro casa di Calle Alcalá, spinte fino a Canillejas e lì assassinate». Vale la pena ricordare le parole del grande pensatore liberale e antifranchista Salvador de Madariaga sulla persecuzione religiosa in Spagna: «Nessuno in buona fede e bene informato può negare gli orrori di questa persecuzione. Se il numero dei sacerdoti assassinati sia 16000 o 1600 lo dirà il tempo. Ma un fatto pienamente assodato è che per mesi e anni è stato sufficiente essere sacerdote per meritare la pena di morte da uno dei tanti tribunali più o meno irregolari che come funghi erano spuntati dal popolo, o da rivoluzionari che si auto-erigevano a carnefici estemporanei, o da altre forme di vendetta o esecuzione popolare».

1 comment:

Starsandbars/Vandeaitaliana said...

Ieri le zecche volevano fare i furbetti davanti a Sant' Eugenio (a pochi passi da Valle Giulia :-D !!)ed ha preso gli schiaffoni da alcuni Cattolici Spagnoli...


Hi hi hi !