Friday, April 20, 2007

ANCORA BOLOGNA. "STORIA NERA" LETTO IN ANTEPRIMA
Luca Telese

COLOMBO, EDITORIALISTA DI LIBERAZIONE, E' CONVINTO CHE LA MAMBRO E FIORAVANTI SIANO INNOCENTI, E HA SCRITTO UN LIBRO DI 400 PAGINE CON LORO PER DIMOSTRARLO

Le prove? Inesistenti. I testimoni? Inattendibili? I riscontri? Inconsistenti. Fa una certa impressione scorrere l'elenco delle conclusioni a cui giunge Storia nera, il libro sulla strage di Bologna, scritto da un uomo indubitabilmente di sinistra - Andrea Colombo, a lungo firma de il manifesto oggi portavoce di Rifondazione Comunista al Senato - che esce venerdì in libreria per le edizioni Cairo (380 pagine, Euro 17.00). Un libro che stupirà e susciterà polemiche (presumibilmente feroci) non solo a sinistra, ma anche a destra. Un libro costruito intorno ad un'unica tesi forte: quella che Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (i tre imputati condannati con sentenza definitiva in due diversi processi) siano tutti e tre innocenti. Ma anche un libro che parte da un lungo lavoro di ricostruizione processuale e politico condotto insieme ai due leader storici dei Nar non privo di sorprese.

Basterebbero, come semplice saggio di queste parole durissime sui suoi predecessori nella galassia dell'estremismo nero, quelle che Fioravanti consegna a Colombo sullo stragismo in Italia: "Io - dice Fioravanti - sono convinto al 99% che a mettere la bomba a Piazza Fontana siano stati i fascisti. Non ne ho le prove, anche se le ho cercate. Nel 1980, quando del nuovo estremismo di destra si sapeva e si capiva pochissimo era del tutto comprensibile pensare che anche della strage di Bologna fossero colpevoli i fascisti. Il problema è aver voluto mantenere quella certezza anche dopo, anche quando c'erano tutti gli elementi per interpretare il quadro". Parole tanto nette, come si vede, quanto deflagranti.

VERITA' STORICA & GIUDIZIARIA. Qualcuno si chiederà perchè questo libro esca proprio ora. Ma forse solo adesso, dopo che anche la Cassazione (il 12 aprile scorso) confermando la condanna a trent'anni di Luigi Ciavardini ha detto l'ultima parola sulla Strage di Bologna, si può discutere senza il sospetto della strumentalità. E forse, proprio nel momento in cui si chiude definitivamente la complicata storia giudiziaria di uno dei processi più tormentati del dopoguerra, si può finalmente aprire lo spazio per una nuova riflessione storica. Se non altro
perchè tantissimi sono gli enigmi che restano insoluti non solo per i magistrati, ma anche per gi storici e i giornalisti che si sono occupati del caso. E anche perchè quella bomba di Bologna - 95 morti, 200 feriti - è qualcosa di più di un mistero italiano: è la più grande carneficina mai realizzata nel nostro paese, è un complicatissimo giallo processuale, è tutt'ora un enigma politico sull'identità delle destre italiane, è una spy story inquinata dall'intervento (almeno quello provato) di Servizi segreti e logge massoniche, depistaggi, condanne clamorose ed assoluzioni inspiegabili. Basti pensare che, come ricorda Colombo, l'unico imputato di cui sia stata fisicamente provata la presenza alla Stazione, Sergio Picciafuoco, è uscito definitivamente dal processo. In uno scenario di questa portata, qualunque idea si abbia, Storia nera è comunque un libro avvincente. Nella prima parte, perchè prova a dimostrare una tesi inedita e diversa da quella dei magistrati sull'origine dei Nar. Nella seconda perchè il libro è scritto come un thriller alla Perry Mason che si dedica (con un evidente scrupolo innocentista) alla demolizione progressiva di tutte le tesi dell'accusa. Una scelta di campo netta che ricorda quella di un altro solido libro sul caso, Il terrorista sconosciuto di Gianluca Semprini (edizioni Barbararossa), altro giornalista di sinistra, anche lui convinto del'innocenza del trio. Semprini aveva intrecciato il processo alla biografia di Ciavardini, Colombo compie lo stesso percorso con Fioravanti e la Mambro.

FASCISTI ANOMALI. La loro storia nera - per esempio - Colombo la legge in totale discontinuità con tutte le altre biografie del neofascismo italiano.
Un gruppo di ventenni: "Anarchici di destra", "Nichilisti", "criminali",
mossi da un'idea di contrapposizione totale allo Stato e ai suoi rappresentanti (che spiegano i loro omicidi confessati contro avversari politici prima, poliziotti, magistrati e altri estremisti di destra poi), ma che non avevano nel loro Dna l'idea della strage e la teologia del Golpe che aveva sedotto molti militanti della destra negli anni settanta: "Valerio porta il miraggio di un'anarchia di destra priva di ogni rapporto con il passato, tesa a distruggere l'eredità storica del neofascismo italiano".
Colombo da voce ad Fioravanti che sorprendemente gli consegna riflessioni come questa: "Il capitalismo garantisce possibilità di sviluppo e progresso, l'unica strada perchè alle trasformazioni rivoluzionarie Valerio non ci crede e non ci crederà mai". Ed è ancora una volta la storia di Fioravanti - già raccontata da Piero Corsini e da Giovanni Bianconi nelle loro biografie - la chiave per capire tutto. Stavolta la scrittura aiuta a capire di più i nessi con la vicenda di Bologna. Il rapporto egemonico con il fratello (che forse anche per questo diventerà prima suo complice, poi nel processo accusatore, e poi - oggi - di nuovo difensore), la carriera di enfant prodige del cinema italiano con la Famiglia Benvenuti, quella incredibile "sliding door" che lo riporta in Italia nel 1975 per una commedia sexy, quando si trova in Amerca, ed ha davanti a lui una carriera da divo: "Sua madre è malata, servono soldi, papà ha già firmato per lui un contratto per un film erotico adolescenziale, Grazie... Nonna con Edwige Fenech". Senza questo ritorno non sarebbe finito in classe, all'istituto Tozzi, con due dei suoi futuri Nar, Franco Anselmi e Massimo Carminati (anello di congiunzione con la banda della Magliana). Chi volesse cercare motivazioni psicologiche per la sua milizia armata, potrebbe studiare questa frase: "Mio fratello - racconta Fioravanti a Colombo - faceva da anni una vita da animale braccato che gli impediva di riflettere con la propria testa. Io mi sono fatto braccare con lui per fargli vedere che anche vivendo in quel modo si poteva ragionare con la propria testa".

LA MISSINA "ROSSA". E la Mambro? Colombo ricostruisce la sua biografia come quella di una singolare "missina rossa", filo-israeliana, ultra popolare, e arrabbiata contro tutto e tutti, al punto da rompere per prima il tabù che a destra teneva lontane le donne dalle armi: "Detestavamo i sambabilini. se c'era una sciopero, mentre loro difendevano il padrone, noi difendevamo gli operai". Anche lei dice di detestare fin da ragazza la contiguità con Servizi e all'esercito. "Solo anni dopo ho capito che nella logica della guerra fredda era ovvio che una parte della destra fosse contigua ai militari e una parte della sinistra al Kgb".

IL MSI E LA DESTRA. Anche il rapporto di amore odio con il Msi dove entrambi crescono, Colombo lo legge in chiave psicologico-generazionale, come una rottura come dei padri non ritenuti più adeguati. Quando il gruppo dei Nar
entra nella lotta armata - racconta Fioravanti a Colombo - "I segretari di sezione non riuscivano a controllarci ma neppure ci denunciavano. Noi eravamo un po' perfidi. trovavamo sempre il modo di coinvolgerli un po' nelle nostre azioni. Per esempio gli chiedevamo di reggerci una pistola, e quelli non potevano dirci no. Questa ipocrisia del Msi noi allora la odiavamo". Per non dire dei rapporti coi Servizi, un mondo che Fioravanti racconta con una sintesi folgorante: "Alcuni sospettavano di Avanguardia Nazionale. Altri giuravano che le mele marce erano tutte in Ordine nuovo. Ovviamente On diceva il contrario, che a collaborare erano Delle Chiaie e il Msi. Quelli di An dicevano che Delle Chiaie era un santo e le spie tutte in On e Msi". La Mambro è ancora più sarcastica con l'altro gruppo concorrente, Tp: "Marciavano in fila per due, io non lo facevo dai tempi dell'asilo, pensavo. ma questi sono scemi!". La spietatezza contro Tp e i suoi dirigenti è un altro tormentone che attraversa tutto il libro: l'accusa contro i due leader dell'epoca, Gabriele Adinolfi e Roberto Fiore, a cui i Nar rimproverano una fuga precipitosa a Londra con i soldi della cassa in tasca (che credo susciterà non poche polemiche, fra i contemporanei e gli interessati) fa parte addirittura della strategia processuale, insieme con la rivendicazione dell'idea di farli fuori (di cui l'omicidio Mangiameli era solo l'anticipazione). E ce n'è anche per una figura molto nota del neofascismo come Peppe Dimitri, a cui Mambro e Fioravanti rimproverano il ruolo di "Attendente di Delle Chiaie". Certo, anche loro non erano mammolette. Un altro della banda, Massimo Carminati - per esempio - spiega il suo progetto di vita a Fioravanti così: "Violare tutti gli articoli del codice penale". E quello: "Ma come, anche quelli sui reati sessuali?" (senza ricevere particolari smentite).

IL PROCESSO. Ma detto tutto questo Colombo si getta nel processo, a cui dedica ben sei capitoli. I giudici sostengono, per esempio che l'assalto dei Nar con bombe Srcm, alla sezione del Pci Esquilino nel 1979 era una prova generale della Strage, solo un anno prima? Lui prova a dimostrare che si trattava di una rappresaglia per l'omcidio Cecchin e che Valerio era contrario. I giudici sostengono che il testimone-chiave dell'accusa, Massimo Sparti, è atttendibile, e non aveva alcun interesse a parlare? Colombo ricostruisce il suo identikit di filonazista adorate del dio Marte, di ladro e scassinatore che aveva percosso a sangue una coppia di collezionisti numisamtici dopo averli rapinati, perchè aveva scoperto che erano ebrei, e pubblica un documento processuale trovato da Valerio da cui risulta che avrebbe rischiato anche l'accusa di concorso in omicidio per aver accompagnato suo fratello Cristiano e un altro Nar, Alessandro Alibrandi, il giorno che questi due avevano ucciso lo studente di sinistra Walter Rossi. E ricostuisce il misteri della sua scarcerazione: uscito di prigione nel 1982 con una diagnosi di tumore fulminante all'intestino, era vissuto tranquillamente altri 25 anni. E l'assassionio del leader di Tp "Ciccio" Mangiameli, che secondo i giudici sarebbe il tentantivo di far sparire un testimone scomodo? Per Colombo si tratta di un chiaro caso di faida politica, provato dal racconto del Mambro e Fioravanti, indignati per le sue battute razzistiche per il compagno d'armi (mulatto) Giorgio Vale, e per i soldi affidatigli per far evadere Conclutelli, ma utilizzati per una vacanza. Un intero capitolo è dedicato ad un altro testimone importante del processo, Angelo Izzo, ex massacratore del Circeo, ex compagno di cella di Fioravanti, l'uomo che ha indicato come responsabile materiale della strage Ciavardini. Ma come arriva a questa conclusione Izzo? Lo racconta ai giudici, riferendo di averlo saputo in carcere da una ex terrorista nera, Donatella Furiozzi, che lo aveva saputo dal suo ex compagno di Tp Diego Macciò (morto al momento dell'arresto in un conflitto a fuoco) che lo aveva saputo dall'ex Nar Massimo Cavallini (il quale però è ancora vivo, e non ha mai confermato): Insomma, una catena "de realto", e troppo lunga. Infine, la
vicenda più discussa, quella del depistaggio per cui è stato condannato Licio Gelli. Una valigetta carica di esplosivo, armi, biglietti intestati a due cittadini stranieri, che secondo i giudici serviva a scagionare i Nar e a mettere la polizia su una pista internazionale. Colombo ha buon gioco a dimostrare che non aveva senso metterlo in campo nel 1981, per scagionare Fioravanti e Mambro, se all'epoca i due non erano nemmeno inquisiti. E poi a chiedersi come poteva allontanare i sospetti dai Nar, se nell'informativa del Sisde, era indicato come acquirente dei biglietti un Nar come Giorgio Vale.

L'ONERE DELLA PROVA. Insomma, "Storia nera" ha tutti i pregi e i difetti del libro "a tesi", anche se è scritto con grande arguzia investigativa, e se produce una mole di elementi e ricostruzioni imponenti. Se c'è un capitolo che può apparire meno convincente, per esempio, è quello delle cosidette "piste alternative", in cui Colombo produce anche elementi nuovi per spiegare che i terroristi arabi potevano essere arrabbiati con l'Italia, che aveva violato una sorta di accordo ufficioso al trasporto dele armi sul suo territorio in cambio di una tregua su tutti gli attentati che insanguinavano l'Europa in quegli anni. Ma in ogni caso, visto che parliamo di un giallo che è anche processuale, non bisogna mai dimenticare che l'onere della prova non spetta alla difesa. Ma all'accusa.

(Per quelli che ne vogliono sapere di più: sabato notte, su La Sette, ore 24.00, a Tetris Valerio Fioravanti, Andrea Colombo, Guido Calvi, Gianni Barbacetto e Gianni Cipriani, ricostruiscono il processo sulla strage).

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