Monday, July 02, 2007

Il bello del capitalismo moderno.

La repubblica del Congo è in stato di notoria povertà.
Non così Denis Sassou Nguesso, figlio del presidente della sullodata repubblica.
Come rivela la ONG «Global Witness», in un solo giorno di agosto 2006 il figlio ha speso 35 mila dollari per fare shopping a Parigi e Marbella: fra l’altro, 2.500 dollari spesi a Decathon (evidentemente è uno sportivo).
Il figlio del presidente del resto è direttore della Cotrade, la ditta che commercializza il greggio congolese. Non è il solo africano fortunato. Dal 1995 ad oggi, in 12 anni, i capitali che i privilegiati proprietari hanno fatto uscire dall’Africa ammonterebbero a 274 miliardi di dollari, pari a una volta e mezzo il debito estero del continente nero. Questa emorragia truffaldina è ovviamente agevolata dalla globalizzazione imposta dal World Trade Organisation, che vieta ogni controllo sui movimenti di capitale.Su tale liberalizzazione è nata tutta un’industria finanziaria: paradisi e nicchie fiscali, false «fondazioni», apparati bancari di riciclaggio, ditte fiduciarie, società anonime consistenti in caselle postali…
Ne ha parlato a Washington Raymond Baker, direttore del CSIS (Center for International Policy), sostenendo che gli enormi volumi finanziari illeciti - vengano da evasione fiscale, fuga di capitali, prostituzione, droga e armi - rappresentano ormai «una minaccia per la stabilità e la prosperità mondialI».
Il denaro riciclato, sottratto alla patria o al fisco, esportato e movimentato nei circuiti illeciti rappresenta ormai dal 2 al 5% del prodotto lordo mondiale: è il PIL di una super-potenza. Il commercio globale della droga vale da 120 a 200 miliardi di dollari, quello della contraffazione (di merci o di monete) tra 80 e 120, il racket dei vari spacci di carne umana tra i 50 e i cento.
In tutto, la criminalità vera e propria movimenta da 300 a 550 miliardi di dollari.
Ma il più grosso volume d’affari in evasione e riciclaggio lo movimentano le oneste multinazionali. Le quali agiscono con la pratica dei prezzi interni, scambiandosi semi-lavorati fra le loro diverse filiali globali a prezzi calcolati per sfuggire all’esazione fiscale locale. Il monte di soldi in nero da queste attività si aggirerebbe fra i 700 e i mille miliardi di dollari l’anno. Il vero racket è quello delle corporation. Daniel Kaufmann, direttore del Global Program alla Banca Mondiale, ha ammesso che questo giro immenso, che nasce dalla corruzione e la alimenta, «ha mandato a monte i nostri programmi di sviluppo» nei Paesi poveri.Ma anche nei paesi ricchi non va meglio.
Il senatore Carl Levin stima che il fisco USA perda ogni anno 100 miliardi di dollari, perché i capitali si rifugiano nei paradisi fiscali come le Cayman. «L’economia illecita ha fatto la nicchia nell’economia legale», ha detto Moises Naim, direttore di Foreign Policy. La norvegese Eva Joly, giudice istruttore nello scandalo Elf (riciclaggio e fondi neri), ha detto che bisogna dichiarare guerra ai paradisi fiscali, ma ha lamentato che «L’Europa ha un linguaggio doppio sulla faccenda».
Oh, che sorpresa.
Il commercio globale sta arricchendo la Cina, come noto.
E creando là nuove occasioni di business.
Un esempio di nuovi e creativi servizi alla persona (terziario avanzato) è stato riportato da Asia Times: il commercio delle «mogli fantasma».
Di che si tratta?
Quando un uomo muore non sposato, è antica usanza in certe regioni di seppellirlo con il cadavere di una donna, sua «sposa per l’aldilà». Ora, nelle miniere cinesi è frequente il caso di incidenti mortali fra i minatori (nel 2006, si calcola, i morti sarebbero stati 4.746, alla media di 13 al giorno). Sicchè nelle province minerarie dell’interno, dove si scava carbone in malsicuri cunicoli, fiorisce il commercio di «mogli spettro» per scapoli morti sul lavoro. Nella provincia di Hebei si è verificato il caso di una famiglia che ha pagato 454 dollari per fornire il parente morto di una «sposa». Il cadavere femminile era quello di una subnormale sui 40.
Il fornitore del cadavere, tale Son Tiantang, arrestato ad aprile, ha ammesso di averla ammazzata, e di averne ammazzato altre quattro per rivenderle come «spose celesti». Il signor Son aveva cominciato il suo business disseppellendo e trafugando donne già morte, ma poi ha pensato di fornire «carne fresca».
Non è stato difficile, vista la quantità di donne abbandonate, errabonde perché subnormali o invalide o disperatamente fuggite dalle zone rurali più misere per sfuggire alle violenze e al disprezzo, che vagano per la Cina.
Son si è molto stupito quando l’hanno arrestato: riteneva di aver seguito le direttive del miglior capitalismo, rispondendo con adeguata offerta ad una «domanda» crescente. Perchè questo è il punto: in Cina, prima per la politica del figlio unico, le famiglie hanno abortito di preferenza le femmine neonate (bocche inutili, a cui bisognerà pagare ad un certo punto la dote), preferendo il figlio maschio.
Poi, l’infanticidio delle femminucce è cresciuto insieme al benessere (meglio un frigorifero che una ragazzina). Sicchè, oggi, «mancano» 40 milioni di donne rispetto alla popolazione maschile. O meglio: 40 milioni di maschi cinesi non troveranno moglie. Dunque il commercio delle «spose celesti», da seppellire con gli scapoli per forza, ha davanti un luminoso, ancorchè lugubre futuro.
E’ il bello del capitalismo globale


Maurizio Blondet

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