Saturday, July 07, 2007

Un patriota.
La prima volta che misi piede in una sezione di partito, la mia attenzione fu catturata dalla fotografia in bianco e nero di un giovane con gli occhiali e con a margine una frase di Julius Evola ("la vita come un arco, l'anima come una freccia, lo spirito assoluto come un bersaglio da trapassare"). Sapevo bene chi stavo osservando e, colpito, collegai subito l'immagine ad una storia. Il 7 luglio del 1972 - in una classica giornata d'estate in cui i giovani vanno a mare - l'anarchico Marini e due militanti dell’ultrasinistra aggrediscono sotto casa due giovani militanti del Fuan di Salerno, Carlo Falvella e Giovanni Alfinito: uno, Carlo, pugnalato al cuore, cade a terra per non rialzarsi più. Salerno, una cittadina tranquilla, è sconvolta e non sa di aver aperto, dopo la morte di Ugo Venturini a Genova, una stagione di sangue che avrebbe portato a cadere tanti giovani militanti di destra. Si scatena una campagna di stampa in chiave antifascista volta ad influenzare lo svolgimento del processo, tanto che la situazione di tensione conduce anche a un trasferimento del medesimo da Salerno a Vallo della Lucania "per motivi di ordine pubblico". I compagni del raid vengono prosciolti e solo Marini è condannato a 12 anni, poi ridotti a 7. La condanna lo trasforma in un eroe della sinistra extraparlamentare; Lotta continua sostiene che l'incarcerazione di Marini sia "un'odiosa vendetta del potere", il motto "libertà per Giovanni Marini" si diffonde in tutte le associazioni di sinistra radicale, Dario Fo e Franca Rame mobilitano la sinistra istituzionale. A Marini è dedicata persino una canzone, Liberiamo Marini(difendersi dai fascisti / no, non è reato: / compagno Marini, sarai liberato!). Scarcerato, vince il premio Viareggio, sezione "Opera prima". Alberto Moravia, Camilla Cederna e Dario Fo lo elogiano considerandolo una vittima del sistema. Di solito, per rispetto e pudore, preferisco non rievocare vicende che fanno tanto male. Spesso si rischia di scadere nella retorica e di appropriarsi di una memoria che non ci appartiere. Per Carlo Falvella era d'obbligo un'eccezione. Ho conosciuto la sua famiglia, ho frequentato i suoi ambienti, abbiamo passioni in comune, per questo lo considero legittimamente parte della mia memoria. La sua storia mi fa rabbia, Salerno l'ha dimenticato e, surreale, ha fatto la fortuna del suo suo carnefice che, pugnalandolo, divenne una celebrità. Già, uccidere un fascista non è reato, anzi è un gagliardetto, una nota di merito. Qualche imbecille ancora ora si esalta gridando "10,100,1000 Falvella" confidandomi che vorrebbe farmi fare la sua stessa fine. E' gente che non è degna nemmeno di disprezzo. Oggi il cuore di Carlo Falvella continua a pulsare nella memoria dei camerati e sui muri delle nostre città. Abbiamo inciso il suo nome per le strade, là dove tutto è cominciato, e poco importa se le istituzioni celebrano solo gli assassini, la memoria si rinnova nelle persone e mai in una targhetta.
Ciao Camerata.

5 comments:

Simo said...

A sx e, evidentemente, per una buona parte dei moderati che da quelle parti votano l'assassinio di un "nero" è una nota di merito da mettere sul curriculum per aspiranti intellettualoidi o deputati.
Poi siamo noi gli illiberali, gli assassini, i non democratici e soprattutto i violenti.
A volte penso che siamo solo stupidi...
:(

Anonymous said...

Roma, 6 luglio - Molti quotidiani si sono dedicati in questi giorni alla polemica incredibile sull’utilizzazione della fiaccola nel simbolo del movimento La Destra. La lettera che segue è dell’autore del simbolo originario della Giovane Italia - epoca in cui la vicepresidente della Camera non era ancora nata - che aderisce proprio al nuovo movimento con una e-mail inviata al mio sito.
Caro Francesco, Ho sentito dall’amico Luciano Buonocore del problema sollevato dalla Meloni sul simbolo della fiaccola che compare sul logo de ‘La Destra’. Mi sembra che questa giovane e promettente Onorevole rivendichi un copyright che non credo proprio le appartenga.
Infatti ti posso dimostrare che quel simbolo l’ho disegnato io nel lontano 1955, anno di gran lunga antecedente alla nascita della suddetta Onorevole, insieme a pochi ragazzi della Federazione del MSI di Genova, città in cui a quel tempo risiedevo.
Si era appena costituita la Giovane Italia ed io con un piccolo gruppo di studenti medi missini ci eravamo attivati per fondare la locale Sezione. Iniziammo a programmare un giornalino da distribuire nelle scuole e studiammo la copertina che doveva esprimere la nostra appartenenza al MSI. Scartati simboli nostalgici, dopo serrate discussioni decidemmo di rappresentare nel nostro giornalino chiamato ‘Volontà‘ una fiaccola tricolore sostenuta dalla mano di un giovane. Volevamo cosi rappresentare la nostra azione di portatori di valori eterni dal passato verso il futuro. Il disegno e soprattutto il suo contenuto simbolico piacque e divenne il simbolo di tutta la Giovane Italia. Anni fa ho scritto una lettera che riporta quanto ti ho descritto alla rivista ‘L’Italia’ di Veneziani che la riportò come intervento nel numero del 23 Novembre 1994.
Se vuoi ti posso far avere copia di quell’articolo cosi come di qualche numero di Volontà che ho conservato gelosamente Caro Francesco, tanti complimenti per la tua decisione. Era veramente ora! Non può esserci moralizzazione nell’Italia di oggi senza un Partito veramente di Destra.
Ora cominceremo finalmente a sentire qualcosa di Destra!
Cordiali saluti
Umberto Massimino
Segrate (MI)

Anonymous said...

CAMERATA FALVELLA PRESENTE

Anonymous said...

ciao camerata
davvero sei nei nostri cuori, che, nonostante gli anni, rimangono saldi nella fede di sempre e si impegnano per il domani che anche tu sognavi!

Anonymous said...

Complimenti Pizzì, davvero un bell'articolo, emozionante e personale!
CAMERATA FALVELLA PRESENTE!!