Thursday, July 05, 2007

Brigante se more...e io ci nacqui!
Stavolta sto con i figli di madre padania. Intendiamoci, non perché condivida i modi e le motivazioni dei trogloditi amanti dei copricapo con le corna di cervo, ma perchè è semplicemente inaccettabile che la Camera, fatto salvo il loro dissenso, renda unanimemente omaggio ad un razziatore di cavalli nel bicentenario dalla nascita. E' vero che ogni nazione rende onore agli uomini che meglio la rappresentano e, in questo senso, il busto del brigante Garibaldi sta bene vicino alla sala dedicata ad un delinquente come Carlo Giuliani e, però, non dimentichiamo che l'invasore di Nizza fu il principale responsabile del sacco del Sud, visto che - con la sciagurata annessione al Piemonte - ci diede in pasto ai savoiardi e al capomastro obeso Cavour. Se oggi la politica, da 140 anni a questa parte, si fa a Roma e Milano, mentre la terra borbonica è abbandonadata a sè stessa, non dimentichiamo che lo dobbiamo al massone socialista che entrò a Napoli accordandosi con la camorra. Certo, i Borbone non erano dei despoti illuminati, ma avevano fatto di Napoli una capitale d'Europa nel progresso tecnologico, giuridico, industriale, culturale e artistico. Quelli che sotto il loro regno erano dei centri opulenti, oggi sono paesi dove regna il degrado. Coloro che vollero ribellarsi, furono barbaramente massacrati. E' questo che bisogna ricordare, non i ladri di cavalli.


Il primo libro che ho letto in vita mia è stato sulla storia di Napoli. Negli anni mi sono fatto una discreta libreria sull'argomento e,pertanto, mi permetto di consigliare qualche letturina: La storia proibita(autori vari, ed Controcorrente), E furon detti briganti ( A Nicoletta, ed. Il Cerchio)Il Saccheggio del Sud (V. Gulì), L'Invenzione dell'Italia unita (Martucci), I Lager dei Savoia (F. Izzo, ed. Controcorrente), Maledetti Savoia (L del Boca), I Savoia e il massacro del Sud(A. Ciano)


Brigante se more.
Amme pusate chitarre e tammure
pecchè sta musica s'ha da cagnà
simme brigant' e facimme paura
e ca sch'uppetta vulimme cantà
e ca sch'uppetta vulimme cantà

E mo cantam' 'sta nova canzone
tutta la gente se l'ha da 'mparà
nun ce ne fott' do' re burbone
a terra è a nosta e nun s'ha da tuccà
a terra è a nosta e nun s'ha da tuccà

Tutt' e païse da bas'l'cat'
se so' scetat' e mo stann' a luttà
pure a calabbria mo s' è arravutat'
e 'stu nemic' o facimm' tremmà
e 'stu nemic' o facimm' tremmà

Chi ha vist' o lupo e s' è mise paur'
nun sape büon qual' è 'a ver'tà
o ver' lup' ca magn' e creatur'
è o piemuntese c'avimm' 'a caccià
è o piemuntese c'avimm' 'a caccià

Femm'na bell' ca dat' lu cor'
se 'stu brigant' u vulit' salvà
nun c' cercat' scurdat'v' o nome
chi ce fa a guerra nun tien' a pietà
chi ce fa a guerra nun tien' a pietà

'Omm' s' nasc' brigant' s' mor'
ma fin' all'utm' avimm' a sparà
e se murim' menat' nu fior'
e 'na bestemmia pe' 'sta libertà
e 'na bestemmia pe' 'sta lib

11 comments:

Simo said...

Guarda che la buonanima di zio Peppe centra poco o nulla con lo scempio fatto in seguito dai Savoia nel meridione.
Riporto quanto scritto nel post del 8/11/06 http://iostocongliippopotami.blogspot.com/2006/11/meridione-di-sangue1.html#links
"Il disastro del Sud inizia con l'unità di Italia. Il regno Borbonico non era uno Stato moderno né modello ma aveva le sue strutture che in un modo o nell'altro funzionavano. Con l'arrivo dei "piemuntisi" (termine che indica la casa reale dei Savoia ma anche l'apparato burocratico e di polizia importato dal neo regno di Italia)tutte le cariche e i quadri dirigenti borbonici furono esautorati. Al loro posto furono messi funzionari "fedeli ai Savoia" provenienti da altre regioni che poco o nulla sapevano dei luoghi che andavano ad amministrare. Per farla breve il meridione fu considerato terra di conquista da sfruttare punto mentre la popolazione era guardata quando andava bene con un certo sospetto.Prova ne sia lo sviluppo stradale e ferroviario di quel periodo. Bisognerà attendere l'avvento del fascismo affinché il numero delle strade e delle linee ferroviare superi (sebbene di poco) al sud il 5% sul totale nazionale (Basta guardare un libro di storia italiana appena decente per rendersene conto). Il contegno del nuovo Regno d'Italia generò alcuni fenomeni effimeri come l'Insorgenza ed il brigantaggio e alcuni duraturi come le baronie e la Mafia."
E' vero che Napoli, come Palermo, erano all'epoca Capitali d'Europa...
..ma dell'Ancien Regime!
Ossia conti, vescovi e baroni se la spassavano a ingurgitar pasticcini alla faccia del popolino cui non rimaneva che prender in giro "Franceschiello".
L'opulenza c'era ma era appannaggio dei soliti noti.
Quanto all'Insorgenza, e non "brigantaggio" come comunemente riportato sui libri di "Storia", essa fu dovuta alla propaganda dei preti, che avevano spadroneggiato in lungo ed in largo sotto i Borbone, tra le classi più misere ed ignoranti, e che tali rimasero sia sotto i pii Borbone sia sotto gli sciovinisti piemuntisi. Chi invece ebbe a perdere fu la classe dei "colletti bianchi" che furono esautorati su due piedi e rimpiazzati con degli impreparati funzionari savoiardi che del Meridione fecero scempio, tra l'altro più per ignoranza che per profitto.
Infine Garibaldi non ebbe contatti con la camorra. La camorra come la mafia e la 'ndrangheta sono dirette emanazioni dell'Insorgenza, tant'è che queste forme malavitose osservano tuttora rituali cattolico-superstiziosi tipici della mentalità borbonica.
Il retaggio di tutto ciò si trova in Sicilia dove la prima incarnazione della Mafia fu la "Baronia" in quanto diretta emanazione di quei nobili decaduti che in fretta e furia erano riusciti a cambiar casacca per tempo(leggi, o rileggi, in proposito "il Gattopardo"). Difficile che una mentalità, quella cammorrista-mafiosa, impastata di ritualità cattolica potesse appoggiare il massone Garibaldi. Vero invece che Garibaldi fu aiutato dalla Massoneria internazionale con delle somme da capogiro per l'epoca che permise all'eroe dei due mondi di potersi avvalere di spie prezzolate e di comprarsi di fatto lo sbarco dei Mille.

Anonymous said...

Ti consiglio la versione di questa canzone rifatta dai Contea.
Molto bella. L'unica differenza è che dice "noi combattiamo per il re di Borbone" (chiaramente lo dice in dialetto ma non sapevo riscriverlo!);-)
Ciaooo
Ricky

Anonymous said...

Ciao Pizzì. Ho leggiucchiato altre volte, in giro per il Web, reinterpretazioni storiche di Garibaldi. E' ora che inizio a comprarmi qualche libro, magari tra quelli da te consigliati, perché ammetto di essere molto ignorante in merito. Penso tuttavia che l'unificazione nazionale fosse stata una tappa imprescindibile, necessaria. Magari poteva avvenire diversamente. Ma come? Tu ti sei fatto un'idea?
Ciao.

CampaniArrabbiata said...

Simone,meriteresti una risposta articolata, ma sono di fretta e ti chiedo di perdonarmi. Peppino centrerà poco e,però non fu quel condottiero che la storiografia ci impone. Per entrare a Napoli si accordò con i guappi, ossia i camorristi. Questa è la storia.

Riccà, se fossi venuto al concerto per Ciavardini, avresti ascoltato Mancinelli suonarla dal vivo.

Ciao Filippo: l'unità si sarebbe dovuta realizzare portando avanti un progetto federalista e facendo capitale una cittadina neutra. Invece i Savoia hanno fatto carne da macello fregandosi tutto quello che c'era come se la loro fosse stata una conquista. Cerca in giro le edizioni controcorrente.

Anonymous said...

Non credi di esegerare? Garibaldi fu in conflitto con Vittorio Em II e pure con Cavour. Tanto che si ritirò a vita privata.

Scorretto said...

Attento che io sono un Insubre troglodita amante dei copricapo con le corna di cervo ;-)

CampaniArrabbiata said...

Lungi da me offendere gli amici del nord, sia chiaro. Diciamo che storicamente non ho mai guardato con simpatia chi invade la terra del prossimo facendosi chiamare "liberatore".

Scorretto said...

Su questo sono d'accordo!

Anonymous said...

Vedo con piacere che non cambi mai...il solito sfascione di sempre.
Ora, che Garibaldi non fosse esattamente uno stinco di santo ce n'eravamo accorti, ma se non ci fosse stata l'unità d'Italia molto probabilmente il Sud sarebbe stato ceduto alla Libia per qualche litro di petrolio (tesi sostenuta dal mio prof di Diritto Costituzionale, a suo modo un genio) ed oggi l'emergenza rifiuti sarebbe niente se paragonata a quelli che avrebbero potuto essere i problemi del meridione se non ci fossimo chiamati tutti Italiani; non che la situazione oggi sia migliore, continua ad esserci un'abissale differenza tra Torino e Palermo, ma per lo meno siamo tutti cittadini di una stessa "nazione"...basterebbe sperare che prima o poi una nuova classe dirigente si formi (di destra o sinistra ormai non mi importa più) e che abbia davvero l'intenzione di fare qualcosa per questa povera Italia.

Fatti vedere su Valparaiso...Don Chisciotte fa sempre il suo effetto, eh?

Anonymous said...

Eh lo so, ma da Treviso a venire fino a Napoli a 15 anni è un pò dura!!;-))))

CampaniArrabbiata said...

Caro Simone, io non contesto la buona fede dei patrioti (meridionali e del nord) che vollero combattere per l'unificazione, probabilmente anche io avrei condiviso quel momento, e però io chiedo: il Sud desiderava davvero l'unità e, poi, è convenuta?
I Borbone promossero in tutti i modi la Campania lasciando alle baronie il resto del regno; per questo - appena i mille sbarcarono in Sicilia - nobili e il clero si unirono alla causa in chiave antiborbonica, mentre ai contadini furono promesse le terre.
Si trattò di sciacallaggio vero e proprio. Tanto più che Garibaldi truffò il Banco di Napoli fregandosi la moneta sonante che distribuì alla famigliola. Qui si tratta di rileggere seriamente la storia, perchè l'unità non si realizzò certo per spinta ideale. Oggi il Sud, se l'unificazione fosse avvenuta senza sacchi come l'aveva pensata Gioberti, sarebbe il motore trainante di questo stato, parliamoci chiaro.

E' inaccettabile che il risorgimento sia ancora descritto con retorica, quando fu solo un'operazione finanziaria, e che il pirata Garibaldi sia accettato come eroe.

Riccà: hai ragione, però alcuni Veneti c'erano, anzi uno mi ha chiesto un'informazione a cui non ho saputo rispondere e si è risentito.


Flavia: mi auguro che il tuo professore conosca il costituzionale meglio della storia. Per il resto una rettifica e un consiglio: 1) La nazione si ha quando un popolo le stesse tradizioni. In Italia esistono più nazioni.
2) Leggiti il cc, il codice commerciale, il c della navigazione, il cp e il cpp borbonico e poi ne riparliamo...magari consiglialo anche al costituzionalista(nome?)
E' curioso che tu apprezzi un evasore di tasse.