Friday, July 27, 2007

Ama la musica, ama il fascismo
Così a Casal Bertone. Il concerto che doveva essere impedito dagli antifascisti è stato invece una festa continua

Piazza presidiata da carabinieri e polizia ma non senza che restasse qualche punto debole con possibile incontro ravvicinato di diverso tipo. Così si presentava Casal Bertone, la zona romana che si pretende rossa doc ma ha perso da tempo la sua verginità nostalgico-marxista. Il quartiere dove durante la notte tra l'undici e il dodici luglio, in rapporto numerico di sei a uno, il coordinamento romano antifascista aveva attaccato una quindicina di fiammisti mentre affiggevano manifesti. Ma pur con un vantaggio di tal proporzione ed una prima linea di extracomunitari, gli aggressori erano stati costretti a una ritirata rovinosa dopo mezz'ora di scontro duro, essendosi lasciati indietro almeno tre feriti. Per la rabbia - “democratica” ovviamente – i pifferai di montagna (quelli che erano partiti per suonare ma finirono suonati) avevano devastato notte tempo il circolo futurista e la sede della Roma “Padroni di casa”. Essendo stato indetto un concerto in sostegno e per il finanziamento delle sedi deturpate, gli “antifascisti” avevano organizzato un controconcerto a settanta metri di distanza, giurando: sia quel che sia i fascisti non suoneranno. I proclami si sono susseguiti fino a lasciar presagire ritorni di scenari da anni Settanta. Nulla di tutto questo è avvenuto. Al concerto nero (La peggio gioventù. Macchina taragta paura. Hate for breakfast, SPQR, Time Bomb, Zetazeroalfa) sono state presenti, in più riprese, almeno settecento persone ivi comprese, oltre ai tanti “cani sciolti”, le basi militanti di un certo alleanzismo e una rappresentanza di Forza Nuova. La piazza rossa, invece, è stata straordinariamente vuota. Il rapporto numerico fra le due parti è stato di sette a uno a favore dei fascisti che si dovevano cacciare. In piazza, nell'antifascismo, qualche extracomunitario che si godeva la musica gratis, pochissimi compagni e praticamente nessun attivista. La “risposta” di Casal Bertone alla penetrazione fascista non c'è stata. O meglio, se è quella che c'è stata vuol dire che l'antifascismo a Casal Bertone non è più di moda. Perché un tale plof dei proclamanti facitori d'odio non è dato sapere. Sono giunti a più miti consigli? Hanno subito pressioni dai vertici? Hanno voluto ribadire il disgusto militante per la Banda Bassotti chiamata a suonare dagli organizzatori? Hanno avuto paura di tener fede ai proclami e di scontrarsi con chi ritengono più forte di loro? Non si sa. L'importante è che il confronto si è chiuso così. A Casal Bertone la musica e il fascismo si amano.

4 comments:

Anonymous said...

Sono d'accordo sulla sostanza, caro Pizzì.
Ma ciò che trovo allarmante è questo rigurgito di odio ideologico che sta formandosi nella capitale.

Ovvio che sia determinato da un malcontento ed una esasperazione generale.
Il governo ha le suo buone responsabilità... ma è preoccupante lo stesso.

Bacioni

Anonymous said...

auguriamoci che i comunisti la finiscano e che capiscano di essere stati sconfitti su ogni campo.

Anonymous said...

15 contro cento anche se le prendo son contento
Nel caso in questione a prenderle sono i 100
CHE GODURIA

CampaniArrabbiata said...

Cara Monica, la sinistra antagonista ha sempre avuto un debole per la guerriglia urbana e ora sa di avere le mani libere. Proprio oggi mi accaduto un episodio spiacevole.