Thursday, July 19, 2007

Assassini mai pentiti.

Sulla rivista “IL DIARIO della settimana”, in edicola in questi giorni, è comparso un mostruoso quanto tragicomico articolo sulla destra milanese. Trattasi di un minestrone veramente indigesto di diverse notizie ricavate principalmente da Internet (siti, blog e mailing list) farcite da una sequela di infami menzogne ed unite dal solito filo conduttore complottista che ricorda la storica canzone degli Amici del Vento: Trama Nera. Ci sarebbe, veramente, soltanto da ridere delle ridicole ed assurde stronzate che vengono scritte, se non fosse, che l’articolo infanga la memoria di due Camerati milanesi recentemente scomparsi (Nico Azzi e Walter Maggi) che oggi non possono più difendersi e la cui memoria, noi abbiamo il dovere di custodire integra fino in fondo! Sottolineo il fatto che questa rivista, in verità e per fortuna, non ha nessun credito reale essendo rinomatamente vicina alla estrema sinistra comunista e giacobina, e diretta da ENRICO DEAGLIO, ex militante di Lotta Continua, ed oggi antipaticissimo e faziosissimo giornalista politicizzato al servizio dell’Ulivo e del Governo Prodi. Ricordo che il “direttore” DEAGLIO è stato recentemente condannato per avere diffamato Silvio Berlusconi, accusandolo ingiustamente di brogli elettorali, e per avere diffuso, a mezzo stampa, “notizie false e tendenziose”.L’autore dell’infame articolo è il noto SAVERIO FERRARI, sprangatore comunista mai pentito, di professione parassita antifascista, ieri militante di Avanguardia Operaia ed oggi Dirigente Regionale di Rifondazione Comunista e Responsabile del cosiddetto Osservatorio Democratico sulle nuove destre. Trattasi di un vero bastardo, condannato nel 1987 ad 11 anni (5 anni e 6 mesi in Appello nel 1989), come Capo del Servizio d’Ordine di Avanguardia Operaia e quindi responsabile politico dell’assasinio di Sergio Ramelli (13 marzo 1975), dell’assalto al Bar di Largo Porto di Classe (31 marzo 1976) nel quale vennero sprangati tre simpatizzanti di destra (rimasti invalidi) e della gestione del covo di Via Bligny a Milano dove venivano meticolosamente schedati (con foto, indirizzi ed abitudini) i fascisti e-o presunti tali, gli anticomunisti ed anche le Forze dell’Ordine.Da alcuni particolari presenti nell’articolo, si deduce che oltre a qualche ingenuo che ha parlato troppo e a vanvera, qualche notizia sia stata propriamente venduta al giornale da qualche persona bene informata dei fatti (magari da qualche funzionario dello stato che ha così voluto arrotondare il proprio stipendio). Per quanto mi riguarda, preciso solamente che la mia foto presente sulla rivista mi ritrae durante una manifestazione pubblica in occasione della scorsa campagna elettorale, esattamente il giorno della inaugurazione del comitato di Quarto Oggiaro. In quella occasione sono convenute centinaia di persone del quartiere ed ho salutato, stretto mani, fatto foto e soprattutto ascoltato decine di persone che mi rivolgevano domande sul degrado della periferia milanese. Certamente non mi posso ricordare i nomi e le facce di tutti e certamente non è difficile, in un quartiere “a rischio” come Quarto Oggiaro, incontrare anche qualche pregiudicatio. Nello specifico non mi ricordo come si chiamasse la persona indicata nella foto ma certamente quel nome, cognome e soprannome non mi dice assolutamente niente. Dico questo semplicemente per chiarezza e trasparenza, anche perché, non mi vergogno affatto di avere conosciuto, in venti anni di militanza politica e sociale, diversi pregiudicati che hanno scontato la loro giusta pena ed oggi hanno cambiato vita o cercano di farlo anche con l’aiuto delle istituzioni e dei loro rappresentanti eletti.
Su questa questione, su questo articolo, bisognerà certamente ritornarci sopra insieme a tutti gli altri amici e camerati citati, quasi sempre a sproposito. Certamente bisognerà dare una risposta ferma ed intelligente, dimostrando, ancora una volta, la nostra superiore civiltà.
Per quanto riguarda il compagno SAVERIO FERRARI, possiamo solo pregare ed augurarci che il buon Dio, lo voglia, al più presto, portare in giudizio davanti al Suo tribunale, da quello, certamente non potrà scappare!

ROBERTO JONGHI LAVARINI

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