Friday, August 10, 2007

Alla facciaccia vostra.

Astici, aragoste, vongole e fasolari per condire immancabili spaghetti sono certo gli ingredienti che non possono mancare nei ricchi e gustosi, prelibati piatti che la Palombelli e le compagne avranno preparato con amore e sapienza per i loro uomini, mariti o compagni non importa, per festeggiare tra molti brindisi con “bianchi” ambrati in coppe di preziosi cristalli, l’otto agosto. Tutto questo naturalmente non a “Milano Marittima” dove i lavoratori in ferie fanno l’alba vuotando bicchieri di carta pieni di “coca-cola” con cui cercare di digerire la proletaria “piadina”. No. La spiaggia dorata ormai colonizzata dalla “intellighenzia di sinistra” dove il solo affitto dell’ombrellone costa piu’ di mille euro per un mese….è quella di Capalbio ed e’ proprio sotto quegli ombrelloni che, chi si trovasse a passare, può osservare lo scheletro di Fassino appena ricoperto da un foglio di pelle o la pancetta di Rutelli o il pancione villoso di Petruccioli insieme a tanti altri “intelligenti” che, fra un calice e l’altro di champagne si scambiano le nuove idee su come risolvere i problemi di quei lavoratori che non si sono potuti permettere nemmeno di andare a Milano marittima e forse nemmeno all’idroscalo ma, soprattutto cercano di immaginare come potersi ritagliare un posto di potere all’interno di quella cosa ancora misteriosa che li attira ma li atterrisce al tempo stesso, che si chiamera’ Partito democratico..
Sembra che Francesco Eramo abbia deciso di celebrare il ventennale di questo angolo di “paradiso proletario” con un film e per questo stia raccogliendo aneddoti e testimonianze. Ne nascera’ sicuramente, date le fonti, una ricostruzione “sincera e obiettiva” che fara ’”il punto” sulle origini di Capalbio con la stssa serenità con cui da sessanta anni si raccontano tutte la “storie italiane”.
Si dice gia’ infatti che tutto comincio’ per merito di Occhetto che fu il primo ad annusare il luogo dove si spostò subito abbandonando la spiaggia di Macchia con meno scrupoli e nostalgie, forse, di quante ne ebbe poi traslocandosi alla Bolognina dal PCI alla cosa ancora in evoluzione che forse diventerà il Partito democratico. La prima cosa fatta per mettersi la coscienza a posto e sentirsi tutti a casa propria infatti e’ stato chiamare la piazzetta “largo Enrico Berlinguer” facendo nascere anche quella di Capalbio, come tutto il resto della storia d’Italia, dal 1945, figlia della resistenza, come se prima di quella data l’Italia non fosse esistita. Purtroppo per loro le cose non stanno così e Francesco Eramo, se vorra’ dare un taglio storiograficamente corretto al suo film dovra’ ricordare che la spiaggia dorata dove i rappresentanti del popolo lavoratore espongono al sole i loro corpi senza paura di essere punti, pochi anni or sono era un acquitrinio infestato da bisce e zanzare come era stato per secoli fino a quando un certo Benito Mussolini decise di bonificarlo.

Tutti sanno infatti delle bonifiche dell’agro pontino in cui Mussolini fece sorgere intere cittadine come Littoria, anche se l’intellighenzia di sinistra ha cercato di farlo dimenticare arrivando persino a cambiare il nome della città che oggi si chiama Latina, ma pochi sanno, perche’ e’ stato sempre tenuto nascosto o volutamente e in mala fede sottovalutato, che le bonifiche del Fascismo non si limitarono a quelle più conosciute, ma furono un’opera ciclopica realizzata per migliaia di chilometri quadrati di paludi dal Lazio alla Puglia e alla Toscana, proprio a Capalbio. I “signori dell’intellighentia” con i culi al sole e la testa nelle nebbie e i fumi dell’alcool forse non sanno nemmeno, o forse lo sanno ma non vogliono che si sappia, che le ville dove passano l’estate a Capalbio sono il risultato di una ristrutturazione delle case coloniche che il Fascismo aveva costruito per i contadini del veneto che volevano una casa e un pezzo di terra su cui lavorare.

Mi chiedo e qualcuno che mi legge si chiedera’ adesso: ma perche’ ho scritto tutto questo perdendo un pomeriggio che potevo godermi meglio andando a mangiarmi un gelato sul lungomare? Perche’ sono un inguaribile nostalgico? O perche’ voglio fare apologia di Fascismo e sono talmente idiota da pensare che Mussolini rinasca e possa ancora bonificare qualcosa? No. Vi giuro lo ho scritto solo e disinteressatamente per amore della Verità, la Verità che troppe volte nella mia vita ho visto falsata e distorta da uomini in malafede che vivono in pace apparente con se stessi nonostante ogni giorno mentano sapendo di mentire.

E non voglio ottenere niente. Non certo che Rutelli o Fassino se ne vadano da Capalbio e nemmeno che cambino il nome al largo E.Berlinguer chiamandolo, come sarebbe giusto, Largo Benito Mussolini.

No, non lo desidero. Restino dove sono e lascino il nome che hanno dato al la loro piazzetta. Al massimo mi farebbe piacere saper che per mettersi la coscienza a posto una mattina hanno scritto” spiaggia Benito Mussolini“ tanto, quello che si scrive sulla sabbia non conta e la prima onda lo cancella.

Nando Ventra

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