ROBERTO CONTE, un uomo di Bassolino voluto dalla camorra.
Roberto CONTE è da una vita in politica. La sua carriera è iniziata nel movimento giovanile della Dc e nell'Azione Cattolica (sic!), poi nel '94 ha svoltato passando ai Verdi, al partito del sole che ride, introdotto da Alfonso Pecoraro Scanio all'allora presidente Grazia Francescato. Già assessore nel comune di San Giorgio a Cremano, già consigliere alla provincia di Napoli e portavoce dei Verdi, a soli 35 anni decide di fare il grande balzo e nel 2000 si candida alla regione Campania riuscendo a farsi eleggere, unico della sua lista, con 31.821 voti. Mica roba da ridere.
Ora su quei voti, il capoclan Giuseppe Misso - attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia - ha deciso di fare luce e di chiarire come l'elezione di Conte sia stata foraggiata dalla camorra. In realtà, già all'epoca delle elezioni, erano stati avanzati numerosi dubbi sulla gestione della campagna elettorale di Conte. Infatti non rassicuravano le sue frequentazioni poco raccomandabili e era una notizia che avesse aperto una sede elettorale proprio nel rione Sanità, quartiere ad alta densità camorristica in cui, senza l'assenso del clan Misso, non è possibile nemmeno affiggere manifesti. All'interno degli stessi Verdi si cercò di fare chiarezza sul suo caso, ma non furono adottati provvedimenti nei suoi confronti, benchè la querelle con Grazia Francescato si sia trascinata fino a spingere Conte a passare con la Margherita e poi nel Partito Democratico.
Tuttavia, ora che la magistratura ha finalmente deciso di occuparsi dei suoi rapporti con la malavita, Conte continua a non scomporsi. Del resto per lui non si tratta del primo infortunio giudiziario: appena un mese fa è stato messo sotto inchiesta per un giro di tangenti per forniture alla regione. Ora è accusato direttamente da un pentito di aver negoziato la sua elezione in cambio di appalti e forniture al clan egemone nel rione Sanità. Per la sua candidatura furono persino distribuiti 120 mila euro per la compravendita di voti. Non si tratta di un caso isolato al Sud - anzi - ma capite bene come sia singolare che le dirigenze nazionali dei partiti, pur di non perdere il serbatoio di voti in Campania, non abbiano spinto per far commissariare una regione in cui i più tra i consiglieri risultano sotto inchiesta, 2 assessori agli arresti e molte ombre offuscano il presidente della giunta Antonio Bassolino.
Proprio venerdì scorso Conte ha votato la fiducia - salvandolo - al suo presidente, mentre Forza Italia ha rinunciato a dare battaglia preferendo rimanere opposizione in cambio di favori poco nitidi. In tal modo la Campania, stretta nella morsa dei Ceppalonidi e dei Bassolino's boys, non ha speranze per risollevarsi. In una regione in cui la camorra riesce ad avere un ruolo determinante per l'elezione di suoi uomini e in cui altrimenti si viene eletti attraverso uno squallido clientelismo di paese, non c'è possibilità che a gestire la cosa pubblica siano persone oneste e capaci. I partiti hanno rinunciato a fare da filtro e, pur di ottenere più voti - anche con mezzi tutt'altro che leciti - imbarcano personaggi collusi che non esitano ad arraffare usando il proprio potere.
La democrazia è un lusso che la Campania non può permettersi e, se i cittadini non si decidono ad assaltare i palazzi del potere, questa regione sarà sempre più sotto lo scacco di criminali: i partiti hanno venduto la Campania sulla pelle dei cittadini benchè l'unica speranza per la salvezza del Sud consisterebbe nell'avvento di un dittatore che faccia un po' di pulizia.
UN COMMISSARIO, magari Di Gennaro, già andrebbe bene.
E'questa, tuttavia, una prospettiva tutt'altro che realizzabile.
Ci vorrebbe del buon senso.
E bisogna trovarlo...
Wednesday, January 30, 2008
Posted by CampaniArrabbiata at 8:24 AM
Labels: Bassolino, camorra, campania, democrazia
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
1 comment:
fonti: Corriere del mezzogiorno, IlRoma, IlMattino, sito regione Campania, sito comune san giorgio a cremano
Post a Comment