Friday, November 30, 2007

Blitz di CasaPound in Comune
da "Il Tempo".


Protesta ieri pomeriggio in aula consiliare da parte del gruppo «Casapound», una trentina di persone, che chiede l'acquisto dell'attuale sede, la struttura dell'ex Enel di Santa Maria Goretti, da parte dell'amministrazione. Maschere indosso raffiguranti Zaccheo, Creo, De Marchis, De Monaco, Bianchi e Fabrizio Cirilli e cartelli in mano che riportavano alcune dichiarazioni degli stessi riferite alla questione Casapound. «Quella di oggi - ha dichiarato Enzo Savaresi, responsabile Casapound - è un'azione per ricordare ai politici le promesse fatte in passato e mai mantenute per la soluzione della vicenda.Sono rimaste solo parole al vento mentre loro hanno arricchito la loro campagna elettorale. Gli Enti - ha aggiunto Savaresi - devono adoperarsi per l'acquisto dell'immobile che attualmente ospita dieci nuclei familiari senza dimora.La protesta di oggi in Consiglio è soltanto il primo passo. Arriveremo ad occupare le case di chi ci ha mostrato solidarietà e poi non ha fatto nulla. Vogliamo risposte concrete da parte dei politici entro la fine dell'anno». La protesta dei ragazzi di Casapound è durata circa un'ora fino al momento dell'inizo dei lavori del Consiglio comunale, subito sospesi per permettere la riunione dei capigruppo.

Daje Littoria!

Wednesday, November 28, 2007

AREA19, prossimamente su questi schermi!

RIDATECE FRANCESCHIELLO!

Ritornati dal passato
scritta da Riccardo Pazzaglia sulle note dell'inno di Paisiello

Dio ti salvi, cara patria
che ti distendi in questo antico mare d'eroi,
millenaria culla del pensiero
che nacque in Grecia
e in questa terra rifiorì.
Cancellata dalla Storia,
le tue bandiere vengono rialzate da noi.
Sulle sacre torri di Gaeta
scriviamo ancora
la parola: «Dignità».
Soldato del Volturno
che cadesti qui,
nessuno per cent'anni
il nome tuo scolpì.
Dai figli che visti non hai
l'onore tu riavrai.
Ritornati dal passato,
chi in noi crederà stavolta vincerà.
Va avanti, tamburino,
suona come allor:
assente la fortuna
non mancò il valor.
Il Fato che un dì ci tradì
adesso ci riunì.
Ritornati dal passato,
chi in noi crederà
stavolta vincerà.

Tuesday, November 27, 2007

Non non siamo uomini d'oggi
Di Massimo Morsello, suonata da Mancinelli (Contea).

Le Esperia

Monday, November 26, 2007

Solo per la popolazione indigena.

Il San Paolo la chiede.

I Savoia ci devono risarcire.
Chiediamo il risarcimento dei danni ai Savoia, dinastia di ladri, razziatori, zozzoni e assassini. Chiediamolo perchè mancanodi dignità, infangano il nome dell'Italia all'estero, da quando possono mettere il piede sul nostro territorio non fanno altro che casini, per incapacità manifesta, per viltà ereditaria. 1) Chiediamolo perchè, in quanto indebitati fino al midollo, vollero annettersi il Sud per saccheggiarne i tesori. Non esitarono a rubare i nostri beni, a sterminare la popolazione, a corrompere gli alti ufficiali. A Francesco II, ultimo re di Napoli, sovrano onesto e degno, furono confiscati tutti i beni costringendolo ad un esilio - tra stenti e umiliazioni - a Roma e a Parigi. 2) Chiediamolo perchè il piccoletto, persa la guerra, fece arrestare l'ultimo Condottiero d'Italia ordendo anche il tradimento del Gran Consiglio, salvo poi fuggirsene nel momento del bisogno in Puglia. Chiediamolo perchè hanno avuto l'ardire di chiederlo a noi un risarcimento. Chiediamolo come meridionali a cui è stata negata una patria, come italiani più regali di loro, come persone oneste che sanno cos'è la dignità. FIRMIAMO QUI.

Alla fine del secolo/ Un re infame aveva decorato
Un vigliacco Generale/Che aveva sparato
Coi cannoni sulla folla /Che chiedeva solo pane
Altre vittime dimenticate/ Dell’Italia liberale

C’era un uomo che quei morti/ Non li aveva più scordati
Quell’ignobile massacro/ Non poteva restare impunito
E così si era imbarcato/ Per raggiungere l’Europa
Nella tasca una pistola/ Rabbia e odio dentro al cuore

Ma che bella giornata di sole/ Ai giardini della villa reale
Una carrozza col monarca/ Una corte di coglioni
Folla che applaude folla che ride/ All’improvviso un braccio si eleva
Sei colpi dritti al cuore/ Un Savoia al creatore

Spara… Gaetano spara… Umberto spira… Gaetano spara… Spara...Spira...
(La Savoiarda - DDT).

Sunday, November 25, 2007

Maledetti Savoia!
"Non contenti di essersi annessi il Sud, svaligiandone i forzieri e dimentichi della fuga dal paese (preceduti dagli stessi forzieri), i Savoia hanno l'ardire di presentare il conto all'Italia. Noi abitanti del Sud e discendenti dei Borbone - che, quando sono stati costretti alla fuga, l'hanno fatto senza portarsi via i tesori - vogliamo dai Savoia il giusto risarcimento: per le migliaia di persone, uomini donne, bambini, uccise senza pietà, i milioni di meridionali costretti ad emigrare, per la povertà cui è stato condannato il Sud".

Alessandra Maniero da Libero del 24/11/07

Mutuo sociale
Siamo all'inverosimile. Mentre gli italiani sono strangolati dal mutuo, faticano ad arrivare alla fine del mese, le banche li istigano a contrarre debiti per tutta la vita con la chimera dei 'gratta e vinci': è forse questo il liberismo che piace tanto ai liberal-radicali? Ma sì, accedi ad un mutuo, tanto poi si vince una casa...
Guarda qui.

Saturday, November 24, 2007

Asso di bastoni
Chi va con quello storto inizia a sproloquiare, chi va con il badoglio impara a badogliare, chi va con il balordo è balordo pure lui, chi parla sempre troppo prima o poi sarà purgato, chi gioca con i tasti prima o poi sarà pestato, chi accusa e poi diffama prima o poi pagherà. Tu resta sui tuoi passi, non subire la pietà. Questo è il calmiere dell'arroganza:

ASSO DI BASTONI RIDONA UMILTà.

La velina di Gianfranzo
Della velina del badogliano, in realtà, non me ne può fregar di meno; tuttavia, siccome so che questo video lo fa andare su tutte le furie, lo pubblico al solo scopo di ribadire il mio disprezzo.

An per il diritto alla casa.
Fa piacere che anche due persone serie come Chiosi e Bobbio se ne interessino.

Populus te acclamat.
Un Capo vs due sguatteri, nota la differenza.

Grazie a GensDestra
Non morite democristiani!
"La gravità della situazione italiana impone di elaborare progetti che nulla hanno a che fare con la improvvisazione propagandistica ne' con estemporanee sortite populistiche": lo affermano, in una nota congiunta, Fini e Casini. Ma andate a...

Friday, November 23, 2007

Benvenuti in meridione!
Questa è la camorra e questo è lo stato in Campania e in Sicilia. Cosa è peggio?

Ragazza MySpace.
Ve la ricordate frangetta, ovvero Milano is burning, motivetto tormentone della scorsa primavera che prendeva in giro le chiattille/fighette/parioline della Milano bene e dalla quale nacquero le varianti per le altre città, compresa una su Napoli del Pizzino? No? Rinfrescatevi la memoria qui. A ridare risalto al mondo delle teenagers trendy, ci riprova un motivetto trash - divertente e spensierato - che unisce il neomelodico ai tronisti trasponendolo ad internet, Ragazza MySpace.

Pizzinizzati, poi ri-voltati.
Rifletti, commenta, discuti, arringa, attacca, urla: resta sveglio.
Manda una email a tutti i tuoi amici invitandoli a leggere IlPizzino

Thursday, November 22, 2007

ODIA GLI STUPIDI.
Vi svelo un segreto, sono entrato nella mente di un radicale e ho subito pensato che il caffè fosse proprio roba da reazionari statalisti. Fa parte della tradizione italiana, anzi terrona, anzi napoletana, implica quindi del becero nazionalismo. E' persino nero nero come i fascisti e poi è pure il prodotto nazionale del Brasile, paese in cui governa quel socialista di Lula. No, non posso più accettarlo. Io mi devo integrare. Ho bisogno di integrarmi. Ho bisogno di essere accettato per sentirmi qualcuno. D'ora in poi berrò solo del thè, perchè fa molto british, ergo è per veri liberali.

Per fortuna poi è suonata la sveglia e ho capito che è stato solo un incubo. I radicali sono come i centesimi di euro: stanno sempre in mezzo - soprattutto quando non servono - sono brutti, danno fastidio, fanno tanto rumore, per essere utili devono essere una marea e, soprattutto, non contano un accidente.

P.S. Da oggi parte sul Pizzino la campagna ODIA GLI STUPIDI, una campagna informativa per sfuggire al morbo radicale, patolologia poco diffusa ma che arreca danni irreversibili al cervello. Sintonizzatevi su queste frequenze!

Nunc est bibendum!
L'Inghilterra, arrivando con gli stessi punti di Israele (i casi della vita...) terza nel suo girone, non si è qualificata per gli Europei di calcio che si terranno in Austria e in Svizzera nel 2008. Sconfitta in casa per 3 a 2 da una Croazia già prima che non aveva interesse a vincere, l'Inghilterra si è fatta superare dalla Russia per un solo punto. In Austria l'aria sarà migliore...

Fini peggio di Follini.
Pronto l'accordo con Veltroni per prendersi Roma e lasciare alla sinistra il governo.

Ve lo ricordate il signore dei tranelli, il prode Follini, l'omuncolo che nell'ultimo anno del governo di cui era vicepremier (sic!) appariva ogni sera in tutti i tg e sosteneva che ci volesse discontinuità? Nessuno capiva cosa volesse: se il governo diceva bianco, a lui andava bene il nero; se c'era il nero, la discontinuità si qualificava con il bianco. Per un anno andò così. Fu proprio Follini ad imporre questa legge elettorale - con la precedente avremmo vinto le elezioni! - salvo poi, una volta approvata, contestarla e dire che non gli garbava. Se oggi il centrodestra è opposizione, lo dobbiamo a lui. Non si trattò di avventatezza, ma di un piano premeditato volto a lacerare la sua ex compagine politica e propedeutico al salto della quaglia. Oggi, infatti, Follini - benchè eletto nell'Udc (unione dei carcerati) - è nel partito democratico.

Ebbene, ciò premesso, diciamo pure che Gianfranzo si sta comportando allo stesso modo, anzi anche peggio del turpe pelatino. Ieri a Porta a Porta è stato squallido quanto il più infido vermilinguo. Uno dei tanti giornalisti rincoglioniti di Repubblica che la sera può deglutire solo pastina, Mario Pirani, ha sostenuto che Berlusconi farebbe il gioco della destra eversiva. Infatti l'annuncio della nascita del nuovo soggetto unitario del centrodestra è avvenuto a piazza San Babila, piazza storica - testuale - della "della eversiva eversiva" ed è stata appoggiata da subito dal partito xenofobo (sic!!!!!) di Storace. A queste farneticazioni, Gianfranco non ha risposto e - dimentico che i suoi leccapiedi più asserviti, i La Russa (Gasparri non si senta escluso..ndr), sono cresciuti proprio a San Babila - ha di fatto smentito sè stesso:

A) Fu in occasione della votazione alla camera del primo DPEF - che si approva entro il 30 giugno di ogni anno - del governo Prodi che Gianfranzo sostenne che bisognasse riformare la legge elettorale e andare poi subito al voto. Ebbene, ieri Berlusconi ha ripetuto la stessa cosa, ma Fini l'ha bollata come dichiarazione populista che non avrà seguito.

B) Fu proprio Gianfranzo a spingere, l'estate scorsa, per l'accelerazione nella creazione del partito unico del centrodestra. Ora dichiara che AN non è interessata a confluire nel nuovo partito di Berlusconi.

Sostanzialmente, Fini, con una serie di errori colossali, ha dimostrato di essere un leader miope e interessato a promuovere solo sè stesso. Sarà pure telegenico ma non ha le capacità per amministrare un condominio. Del resto, di lui Giano Accame - lo storico direttore del Secolo d'Italia - dice che "Fini è uno che non sa un cazzo, ma lo sa dire molto bene". Le ultime cantonate prese dal leader di An dimostrano che Accame ha ragione.

Tanto è vero che Fini, ora che è stato ingabbiato, ha deciso di giocarsi il suo jolly e incontrare Veltroni lunedì. Non lo farà certamente per raccontargli delle barzellette, ma discuterà di legge elettorale per non farsi tagliare fuori. Inoltre vorrebbe accordarsi con Uolter Cialtroni per lasciargli il governo e prendersi in cambio il Campidoglio, piazza verso cui Gianfranzo punta da tempo. Il novello Gano di Maganza, paladino di Carlo Magno, ha tradito nuovamente la propria patria svelando ai Saraceni il modo per cogliere di sorpresa a Roncisvalle la retroguardia guidata da Orlando. L'ha fatto per un piatto di lentecchie.

Indebolire, dunque, An per sottolineare il deficit di consenso che riscuote il capo a questo punto è d'obbligo. Gano, alle prossime elezioni, avrà la punizione che merita per il suo tradimento: sarà squartato vivo e i suoi resti bruciati e sparsi al vento!

Ai traditori non si concede degna sepoltura.

Wednesday, November 21, 2007

La famiglia Levi.
Usa, massoneria, Israele, chi controlla il governo italiano? Maurizio Blondet, l'unica voce realmente libera che abbiamo nel nostro paese, ci snocciola la verità e ci fa aprire gli occhi.


Mi è venuto un dubbio: che Michael Levi altri non sia che figlio di Ricardo Franco Levi, il sottosegretario alla presidenza di Prodi, con delega all’editoria, l’autore del progettino di museruola su internet alle notizie sgradite alla nota lobby, un mezzo burocratico-fiscale per punire le opinioni. Il che spiegherebbe le ingiunzioni di Michelino a far tacere, a far licenziare giornalisti, a invocare contro di loro «provvedimenti urgenti», a «informare» certe ditte, che alcuni periodici sui quali fanno apparire la loro pubblicità ospitano articoli di «antisemiti», per cui è meglio che li mettano alla fame negando loro ulteriori inserzioni. Questo atteggiamento verso la libertà di stampa e d’opinione sarebbe una tendenza di famiglia. Sarà? Non sarà? Contemplo la foto che il giovine psico-poliziotto ha postato nel suo sito - dal Council on Foreign Relations, nientemeno - e mi par di notare una somiglianza. Inquietante. Se il mio dubbio è fondato, sono davvero nei guai, cari lettori. Perché se Michael è il germoglio di Ricardo, allora è anche il nipote di Arrigo Levi. Una dinastia potente. E che, nonostante una certa apparenza di declino intellettuale scendendo per li rami, potente resta. Arrigo Levi, nato nel 1926, ha costantemente accompagnato l’avvocato Agnelli alle riunioni del Bilderberg e della Commissione Trilaterale, insieme al sindacalista preferito dall’Avvocato, Giorgio Benvenuto, per una vita segretario della UIL. E’ raro che la Trilateral accolga sindacalisti nei suoi consessi segreti: ma l’Avvocato garantiva per il suo sindacalista di casa. Tanto più che secondo i maligni, oltre che segretario della UIL, Benvenuto ne era anche l’unico membro. Cosa credibile, visto che la UIL era emanazione del Partito Repubblicano. Il quale - secondo i suddetti maligni - teneva i suoi congressi plenari in una cabina telefonica. E tuttavia De Gasperi non potè fare a meno, nel suo primo governo, di imbarcare quel partito repubblicano e il suo segretario Ugo La Malfa. E a chi gli chiedeva il perché, spiegava che senza La Malfa imbarcato, non sarebbero arrivati i soldi del Piano Marshall. Questo per dire che tipo di potere è quello. Difatti, m’è parso di vedere Benvenuto nel direttivo del nuovissimo partito americano di Uòlter Veltroni. Si vede che serve ancora. Arrigo Levi era riparato, durante il fascismo, in Sudamerica: ecco perché il rampollo Ricardo Franco è nato a Montevideo. Vista la discendenza, c’è da rimpiangere il vecchio Arrigo, e da capire la sua luminosa carriera, corrispondente de Il Corriere da Londra poi suo commentatore internazionale, poi direttore della Stampa, poi al vertice Rai… fino a diventare un Venerato Maestro. Ricordo che discettava, con voce nasale e didattica, spiegando a noi italiani dappoco le norme e regole della democrazia unica e vera, quella USA. Non ricordo se fosse davvero intelligente. Ma non ne aveva bisogno. Era di casa al Council on Foreign Relations, dava del tu a Kissinger: da lì venivano le idee e le direttive, che Arrigo si limitava a riportare per noi dappoco. Del resto, ai tempi, la dottrina economica unica non era ancora il liberismo assoluto e devastatore della scuola di Chicago, era un keynesismo rooseveltiano, il che andava benissimo per la Fiat, in quanto legittimava la socializzazione delle perdite della Casa e il denaro pubblico che riceveva per «mantenere l’occupazione». L’Avvocato teorizzava una pace sociale in cui l’inflazione era il «lubrificante» della dialettica capitale-lavoro: gli aumenti salariali venivano dalla stampa di lire, e il potere d’acquisto era sùbito divorato dal rincaro dei prezzi, ma la macchina sociale, pistone e cilindro, funzionava come l’olio. Altri tempi. Arrigo Levi era uno dei tre personaggi notevoli tornati sugli automezzi dei liberatori americani a insegnarci la democrazia. Il secondo era Renato Mieli, il papà di Paolo, direttore de Il Corriere: venuto tra noi in uniforme USA, con i gradi di ufficiale, nei primi mesi di occupazione era un «capitano Smith» a cui i giornalisti italiani dovevano rivolgersi per ottenere l’autorizzazione a lavorare e ad aprire giornali, insomma il responsabile della epurazione morbida del giornalismo per conto degli Alleati. Allora, parlava esclusivamente inglese. Subito dopo, fondò l’ANSA. Ancora qualche mese, e molti di quei giornalisti che avevano chiesto l’autorizzazione a scrivere al capitano Smith si stupirono poi di ritrovarlo, sotto il nome di Renato Mieli, come direttore de L’Unità. L’organo del PCI diretto da un ufficiale americano? Evidentemente l’OSS (futura CIA) aveva deciso che occorreva loro un controllore dentro quel partito. Renato Mieli, che probabilmente era tanto comunista quanto era un dromedario, resistette disciplinato dieci anni: nel ‘56, la rivolta d’Ungheria gli diede il destro di andarsene sbattendo la porta, e scrivendo peste e corna sugli orrori staliniani del Partito comunista. Scrisse anche una sua biografia, «Deserto Rosso, dieci anni da comunista»: titolo rivelatore. Effettivamente, dieci anni di recitazione da comunista sono tanti. Si finisce per non poterne più. Trovò ospitalità da Montanelli. Ma anche un altro lavoro: la direzione del CESES, un «osservatorio sui Paesi dell’Est» pagato dagli USA, affollato di agenti slavofoni che andavano e venivano da là (ma mi pare ci fosse anche Giuliano Amato) e diretto nelle cose concrete da tale Warren Nutter, un economista (chiamiamolo così) che era stato allievo di Milton Friedman a Chicago. Il terzo personaggio notevole di quella generazione fu Ugo Stille. Anche questo sbarcò nel ‘43 con le truppe USA, in veste di «sergente Micha Kamenetzky» (il suo vero nome) e subito divenne direttore di Radio Palermo. Era l’emittente allestita dagli Alleati subito dopo la conquista della Sicilia. Ma per poco: Stille seguì la truppa yankee su per l’Italia, fino a Milano. A Il Corriere, naturalmente. Pronti: che mansione preferiva? Dica, Kamenetzsky, oggi la stampa è libera in Italia. Stille preferì tornare a Washington, commentatore per il Corriere. Se Arrigo Levi da Londra echeggiava le visioni di Kissinger e del Council on Foreign Relations di Rockefeller, Kamenetszky spezzava, per noi italiani, il pane della sapienza della Brookings Institution, un think tank un tantino più liberal ma non meno potente, visto che questa fondazione privata stilò da capo a fondo il Piano Marshall, che poi il Congresso approvò senza variazioni nel 1948. Insomma fra Levi e Stille correva la stessa differenza che corre tra i «repubblicani» e i «democratici» in USA, due sfumature di tinta dei poteri forti che in Italia erano rappresentati dal partito liberale (di «destra») e dal repubblicano («sinistra», diciamo). Due partiti artificiali, creati in laboratorio - nell’ufficio studi della Banca Commerciale dove Raffaele Mattioli, il laicissimo, aveva allevato La Malfa e Malagodi, Merzagora e Cuccia, distribuendo le parti fra loro quando l’Italia sarebbe stata liberata: tu Malagodi farai il liberale, tu La Malfa farai da mazzinianno, repubblicano intransigente… Tu Merzagora alle Assicurazini Generali, tu Cuccia, Enrichetto mio, a Mediobanca - insomma avete capito. Era la libertà, finalmente. PLI e PRI poi gli italiani non li votarono, e non si riuscì a fare il bipartitismo perfetto della perfetta democrazia americana. Stavolta si spera che andrà meglio a Uòlter e al Belursca. Perché il potere di quella prima generazione sussiste. Emana ancora un raggione da teletrasporto da far impallidire il dottor Spock. Basta pensare a dove sta Paolo, il figlio di Renato Mieli. Basta dire che Gianni Riotta, per il solo fatto di aver scodinzolato per anni attorno ad Ugo Stille chiamandolo Venerato Maestro e professato per lui la sua infinita ammirazione (slurp slurp) è diventato direttore del TG1: e mica nel 1943, oggi. Ricardo Franco Levi, seconda generazione, è stato elevato anche lui sul raggio di quel potere. Allevato in Inghilterra dove abitava papà, si considera «very british» e si veste di conseguenza, ossia come gli immigrati italiani quando credono di vestirsi da veri inglesi. Pare sia stato giornalista a 24 Ore, ma non restano memorie incisive del suo passaggio. Di fatto, la sua carriera comincia da direttore, subito. Egli ci spiegò che stava per introdurre in Italia il giornalismo anglosassone, compassato, «i fatti separati dalle opinioni» e tutto il resto, insomma il vero giornalismo. Fondò l’Indipendente e lo diresse. Chi glielo pagava non è chiaro, probabilmente Mediobanca e la Fiat. Nel gergo dei cronisti, che tende ad essere escatologico, fu una loffa. Fondato e diretto da Ricardo Franco nel ‘91, fu s-fondato nel ‘92, ossia chiuso senza suscitare proteste nelle masse dei lettori, contenibili nella solita cabina telefonica. Ricardo Franco capì che la sua vocazione era un’altra, vicina a quella del Renato Mieli prima maniera, a quella di Ugo Stille direttore della radio alleata: non giornalista, ma controllore dei giornalisti e delle idee autorizzabili nella libertà di stampa. Per conto dei soliti noti. Viene aggregato a Prodi quando questi diventa presidente della Commissione Europea, e riceve - come rivelò una telecamera rimasta aperta - quell’Israel Singer, capo del Congresso Ebraico Mondiale, che la stessa comunità persegue per storno di fondi ebraici in un conto svizzero che ha intitolato «per la mia vecchiaia». La telecamera mostra il figuro mentre agita il nodoso ditone sotto il naso di un Prodi intimidito, come se gli desse ordini… un fatto che l’Indipendente non avrebbe certo pubblicato, nemmeno separato dalle opinioni. Siamo inglesi, my God. Il resto è noto. Ricardo Franco viene eletto nella circoscrizione Lombardia III nell’Ulivo: uno dei più inspiegati miracoli della democrazia all’americana (ci piacerebbe conoscere gli elettori). Viene elevato dal raggio di teletrasporto a sottosegretario alla presidenza del consiglio, ossia Prodi; e da Prodi riceve la delega per la stampa. Di cui fa l’uso che sappiamo: i siti internet devono registrarsi in apposito registro, preludio a misure e provvedimenti restrittivi, magari di natura fiscale. Insomma il lavoro che per i superiori comandi svolse il primo grande Mieli in uniforme yankee, prima di sorbirsi «dieci anni da comunista»: l’autorizzazione, il controllo, la epurazione soft. E’ questo particolare, più che la somiglianza fisica, a far ritenere che Ricardo Franco sia il felice padre di quel Michael Levi del Council on Foreign Relations. La voglia di controllo sull’informazione deve essere nel DNA. Gli infaticabili studi sul terrorismo islamico non consumano tutto il tempo del giovane Levi né esauriscono la sua energica intelligenza; Michael trova il tempo di chiedere la mia espulsione dall’ordine dei giornalisti. Ecco la sua lettera: «Lettera al presidente dell’ordine dei giornalisti, ancora su Blondet 29/03/2007 Egregio Signor Abruzzo, non ho ricevuto, fino ad oggi, nessuna sua risposta al riguardo delle segnalazioni che le ho fatto nei giorni scorsi sul giornalista Maurizio Blondet. Purtroppo mi ritrovo con un nuovo articolo vile, diffamatorio, antisemitica, colmo di odio religioso ed intolleranza che è stato pubblicato su EFFEDIEFFE e scritto da Maurizio Blondet. E’ una grandissima vergogna ed è intollerabile che nessuna azione venga presa. Blondet è una vergogna per l’Italia e per la professione dei giornalisti. La prego di prendere azione con urgenza». Un’altra mail spedisce, il Michael dal CFR, contro Antonio Caracciolo, che ha un blog che si chiama Civium Libertas. Poiché Caracciolo ha criticato la comunità romana per aver sequestrato un tribunale italiano militare colpevole di aver assolto Priebke, e per di più si dichiara simpatizzante di Forza Italia, è a questo partito che scrive il controllore di terza generazione: «L’attacco di Antonio Caracciolo alla comunità Ebraica Romana è inaccettabile ed una vergogna. Vi prego di verificare e prendere provvedimenti. Michael Levi». Quali provvedimenti esige, lo specifica. Imperioso come sempre, scrive a Forza Italia: «Quello di Caracciolo potrebbe sembrare uno dei tanti blog di odiatori di Israele e degli ebrei, di cui la rete pullula - Se non fosse per il fatto che Caracciolo si presenta come militante di Forza Italia. Partito che, se non condivide le aberrazioni di questo personaggio, dovrebbe sancire pubblicamente la propria estraneità. E diffidare Caracciolo dal continuare a ostentare la sua ‘militanza’. Michael Levi». Micael Levi tempesta anche Informazione Corretta, caso mai a questa benemerita istituzione fosse sfuggita una delazione per le sue schedature. «Intolleranza su un sito cattolico 23/08/2007. Vi segnalo il sito Crismon, e in particolare alcuni articoli che sono stai pubblicati in questo sito. In alcune fazioni cattoliche c’è una nascente e crescente intolleranza religiosa e dovrebbe essere corretta dalle più alte istituzioni della Chiesa. [….] Mi auguro che questa volta qualcuno abbia il coraggio di intervenire con decisione ed in tempo debito. Il sito è il seguente: http://www.crismon.it/ Michael Levi». Contro il sottoscritto, Levi III ha scritto, come sappiamo, a Nexus (minacciando la campagna di delazione contro le inserzioni pubblicitarie) e anche al professor Moffa del Master Mattei. Il tono è sempre lo stesso: egli intima radiazioni dall’ordine, egli ordina a un partito di espellere un suo membro, egli vuole che gli insubordinati vengano diffidati, egli pretende che il Vaticano intervenga contro un sito «con decisione e in tempo debito», egli esige «azione» onde sia vietata la «professione giornalistica» a questo e a quello. Non so che idea si sia fatto della libertà di espressione Michael Levi vivendo in America. La sua sembra meno anglosassone che sovietica, da lì veniva l’invito all’azione, alla radiazione, all’espulsione e al licenziamento dei deviazionisti. Oppure, a piacere, da qualche regime fascista. «Vi prego verificare e prendere provvedimenti» è una frase di quelle che scriveva Farinacci. Forse qualcuno dovrebbe spiegare al signorino che in Italia, l’ordine dei giornalisti può anche radiare, ma non per questo impedire di scrivere. E che un giornalista in pensione che scrive sul suo sito non può essere silenziato direttamente, sicchè occorrerà segnalarlo alla «squadretta» dei bastonatori romani che picchiano impunemente chi non la pensa come loro. Non si vorrebbe che il Michael Levi esprimesse un ideale di controllo che ancora non esiste, ma che già - stando al Council on Foreign Relations dove Arrigo Levi ha ancora tanti amici, e orecchiando quanto vi si dice - ha qualche motivo di ritenere di prossima, imminente instaurazione. Difatti, in quella sede troppo prestigiosa per lui, il «Fellow» Michael Levi si occupa ossessivamente di terrorismo nucleare. Ha scritto un libro fresco fresco, «On nuclear terrorism», dove (dice lui) «in base alla nostra [di chi?] lunga esperienza di terrorismo propone nuovi principi per difenderci da minacce nucleari». Dall’aprile scorso, egli tiene un dibattito online sul tema: «Quanto è probabile un attentato terroristico nucleare sugli Stati Uniti?». Un altro tema, «In the Search for Loose Nukes, a Little Propaganda Goes a Long Way», Micahel Levi spiega: «Beccare i malfattori armati di ordigni atomici è più difficile di quanto sembri…», e propone: «Invece di cercare un sistema di intercettazione perfetto al 10 %, politici astuti stanno sviluppando una strategia: né troppa né troppo poca sorveglianza. Questo piano che si ammette imperfetto è inteso a convincere i terroristi che anche solo tentare un attentato nucleare è futile… basta dispiegare una strategia di pubbliche relazioni o propaganda che faccia loro credere che ‘gli stiamo addosso’ ». Testuale. Avete seguito bene il ragionamento? Per Levi è più urgente la sorveglianza totale sui giornalisti italiani pensionati critici di Sion, contro i quali occorre «intervenire con decisione e a tempo debito», che la sorveglianza su terroristi eventualmente dotati di armi nucleari, mentre le stanno trasportando (come? Sul camion della premiata ditta di traslochi Urban Moving Systems?) nel territorio americano. Per questi eventuali portatori di testate nucleari in valigia, è inutile mettere a punto «un sistema perfetto al 100% di intercettazione»; basta fargli credere che «gli stiamo addosso», con «un po’ di propaganda». Magari qualcuno sarebbe indotto a consigliare il papà, se Ricardo Franco non sconfessa questo rapporto parentale, di sottoporre il figlio a trattamento con psicofarmaci, di cui Michael sembra urgentemente bisognoso. Ma questo qualcuno sarebbe in errore. Se questa è psicopatia, non è uscita dal cervello di Levi Michael. E’ uscita da quello di Dick Cheney: «Il più grande rischio oggi è un 11 settembre perpetrato non da un gruppo di terroristi armati di biglietto aereo e di taglierini, ma di un’arma nucleare nel mezzo di una delle nostre città», ha detto il noto vice-presidente alla CBS («Face the Nation», 15 aprile 2007). Poche settimane prima, nel febbraio, Zbig Brzezinsky (guarda caso, uno dei capi del Council on Foreign Relations) aveva confidato al Congresso in audizione un suo timore: un attentato «false flag» sul territorio USA che avrebbe dato il destro all’Amministrazione di attaccare l’Iran. E più recentemente, c’è stato il misterioso volo del B-52 armato con sei missili a testata atomica che stava andando chissà dove, in base a quali ordini, con le testate innescate, attraverso tutti gli Stati Uniti. In aperta violazione delle procedure e della catena di comando, il che ha fatto pensare agli ordini di qualcuno che sta sopra alla catena di comando militare, ossia a Dick Cheney. Se non fosse stato per la decisa azione di alcuni militari, forse l’attentato nucleare paventato da Michael sarebbe già realtà. Tuttavia, a quanto pare, uno dei sei missili è scomparso. Insomma la follia di Levi, questo junior fellow del Council, è condivisa al più alto livello decisionale. E sicuramente dopo il nuovo e più atroce 11 settembre il primo provvedimento sarebbe instaurare quel tipo di libertà di stampa cui Michael anela, anzi dà per già in vigore: chiudere la bocca al web. Ecco l’urgenza, contro il terrorismo atomico. Ma no, speriamo di no. Speriamo che Michael Levi non sia figlio di Ricardo Franco il segretario, né nipote del nonno Arrigo. Speriamo che sia un Levi qualunque. Certo è strano: sembra abituato da sempre a trattare i giornalisti italiani come suoi camerieri, a dare ordini come alla servitù di casa, aspettandosi d’essere obbedito come quando i nonni, nel ‘43, tornarono in Italia con la divisa dei liberatori. Dove avrà potuto impararlo, questo atteggiamento?

When Johnny Comes Marching Home

Il nome Ultima Thule, gruppo identitario svedese di cui già in passato ho inserito una canzone (Terra dei padri, tradotta in italiano dagli Aurora) e dei quali vi consiglio di ascoltare gli altri pezzi presenti su youtube, prende spunto da Thule, un'isola divenuta leggendaria, citata per la prima volta nei diari di viaggio di un esploratore greco. Nei suoi resoconti si parla di Thule come di una terra di fuoco e ghiaccio nella quale il sole non tramonta mai. Il fascino del racconto fa inserire l'isola nel quadro di narrazioni fantastiche. Vari autori l'hanno identificata con l'Islanda, le Isole Shetland, le Isole Fær Øer, l'isola di Saaremaa, la Norvegia , ma nessuno può dire con certezza dove si trovi. Nel corso della tarda antichità e nel medioevo il ricordo della lontana Thule ha generato un resistente mito: quello dell' Ultima Thule (termine già utilizzato dai Romani per definire tutte le terre "aldilà del mondo conosciuto"). Il mito è stato anche alla base della formazione di gruppi occulti come quello tedesco della Società Thule e che identificava in Thule l'origine della saggezza. Infatti Thule è una terra abitata da una razza umana "superiore", il popolo degli Iperborei, organizzato in una società pressoché perfetta e dunque dominante sul mondo.

Il mito di Thule è diventato antitetico a quello di Atlantide: ove questa si distrusse per l'ottusità della propria civiltà, Thule è idealizzata nella sua medesima perfezione, in un senso quasi superumano. A ciò si deve ricondurre anche il detto "mirare all'Ultima Thule", col significato di ambire ad un ideale superiore, puntare alla perfezione.

Tuesday, November 20, 2007

Gianfranzo, Gianfranza e le pessime frequentazioni.
E' stato il latitante Luciano Gaucci a presentare Elisabetta Tulliani a Gianfranco Fini: "Elisabetta, la mia ex, ha conosciuto Gianfranco Fini perché era un mio amico. Siamo stati insieme anche alla festa del centenario della Lazio nel 2000, eravamo seduti vicini, io, Elisabetta, Gianfranco e Daniela Fini. Ci siamo visti, sempre in quattro, in diverse occasioni. Mi onoro dell'amicizia del leader di An".
Attualmente Gaucci, latitante a Santo Domingo, è sposato in seconde nozze con una domenicana di 27 anni.

Lavorare è proprio un terno al lotto.
Alla regione Molise per scegliere 22 lavoratori per un contratto a termine(co.co.co), la commissione giudicante è ricorsa ad una estrazione - come si fa nel lotto - tra duemila nominativi in gara. I sorteggiati sono stati 44, poi, tra questi, si è passati ad una valutazione per titoli. La Regione Molise assicura che il sorteggio si è reso necessario in quanto l'analisi di duemila curricula avrebbe richiesto troppo tempo rispetto alle scadenze del progetto in questione. I prescelti si dovranno occupare "del costante monitoraggio di tutte le fasi del progetto, con lo scopo di enucleare possibili elementi di criticità organizzativa o burocratica, e di verificare la correttezza e la celerità delle richieste di procedure di ordinazione e di pagamento di spesa".

Bangladesh
Il cancro consumista le menti ha devastato, giovani senz'ossa il solo risultato.

Il cibo è insufficiente per gli sfollati, già 3.500 i morti accertati. Perché mai un terzo dell'umanità dovrebbe continuare a crescere e consumare tutti gli idrocarburi, mentre altrove non c'è speranza? La Terra muore per il delirio del "libero mercato", l'ossessione dello "sviluppo", della globalizzazione, dell'omologazione. Solo che quel terzo che sta bene non se ne accorge...

C'era un sogno che si chiamava Roma.
Lì dove tutto è cominciato.
Il Lupercale, la grotta dove la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo, è stata individuata sul Colle del Palatino, a Roma. Edificando la sua dimora proprio in quel luogo, Augusto ha voluto annettere alla sua villa quel luogo altamente simbolico della storia romana.

Pizziniani in trasferta.
Ricevo e pubblico con piacere le foto dei camerati della costiera amalfitana che sono stati in Scozia a vedere la partita.

"Massiccia la presenza dei camerati della costiera amalfitana presenti in Scozia tra le prime linee degli ultras italia. In un ambiente di puro nazionalismo, abbiamo assistito ad una partita entusiasmante. Grande alla fine la prova di sportività da parte degli scozzesi, che, benchè sconfitti, ci hanno abbracciato facendoci i complimenti".
Il Sanciullo

Aggiungiamoci, in conclusione, che Dio stramaldedica gli inglesi e saranno tutti contenti, i fratelli scozzesi ed i patrioti italiani.


Monday, November 19, 2007

Fini pronto per l'isola dei famosi.

(dedicata a Gianfranzo)

Daje Silvio. San Babila ore 20: un delitto, (stavolta) non inutile. Non si tratta del revirement del film del regista comunista Carlo Lizzani, bensì della cronistoria di un coupe de theatre che sarà ricordato dai posteri.

Andiamo con ordine. Appena una settimana fa Berlusconi, nel suo misurato intervento all'assemblea costituente de La Destra, ha dichiarato che il documento programmatico del partito di Storace è tranquillamente estendibile a tutte le componenti del centrodestra. In questi sette giorni si è discusso molto sul ruolo che avrebbe potuto avere Storace. Ci si è chiesti, in definitiva, per quale motivo AN non vada più bene. La risposta è stata semplice: Fini è il leader più longevo della politica italiana e, nonostante i numerosi salterelli e le giravolte, non è riuscito in 15 anni a far aumentare il suo partito di un solo punto. Il fallimento politico, personale ed etico di un uomo che - per un posto nel salotto buono - ha abiurato il patrimonio ideale di cui si faceva portavoce, è incontestabile, eppure nessuna vera contestazione interna al partito è mai emersa. E' chiaro, dunque, che l'unico modo per indebolire Gianfranzo fosse quello di operare dall'esterno, attraverso cioè una nuova forza capace di rappresentare con più vigore ed efficacia quel popolo che non si vergogna ad essere di destra. Storace, raccogliendo il malcontento generalizzato di una c.d. base non più rappresentata, l'ha fatto e ha offerto all'elettorato un contenitore ampio, capace già in partenza di valere tra il 3 e il 4%.

La concorrenza non è piaciuta al monopolista Gianfranzo, che infatti ha sguinzagliato i colonnelli per demonizzare subito il neonato movimento di Storace e fare terra bruciata attorno lui. Berlusconi è stato accusato di essere il cervello - ma anche il finanziatore - di una operazione volta esclusivamente a distruggere AN; Striscia la notizia di fare satira capziosa contro la zoccoletta ibrida - come la vuoi chiamare una che se la fa con Gaucci? - rimasta incinta di Gianfranzo; l'ambasciata di Israele istigata a scagliarsi contro La Destra (sì, sono arrivati anche a questo!).

La Pescivendola, onorevole de nipotini in Floriani, affidandosi alla terminologia tipica di chi si trova a suo agio solo nel mercato del pesce di Pozzuoli, ha fatto il resto. Ieri, domenica, durante l'annuale kermesse di Destra Protagonista, corrente guidata da La Russa e Gasparri (la manovalanza di Gianfranzo), si è consumato il delitto. Cicchitto, vicecoordinatore di Fi ospite dai finiani, è stato vittima dell'agguato di Italo Bocchino, essendo costretto a difendesi da accuse nevrotiche e strampalate tra i fischi a lui diretti dagli astanti.

Fa ridere, ma la rottura della casa delle libertà è stata voluta e meditata da berluscones, ossia da quella fetta di An che è stata sempre la più fedele - e appiattita! - attorno a Forza Italia. I "duri e puri" invece hanno invece cercato di mantenere compatta e solida la CdL. A volte l'ambizione personale e la smania di potere porta anche al paradosso.

Ora, non si sa se questo antefatto sia legato, ma fatto sta che Silvio - arrivando acclamato dalla folla al gazebo di forza italia di piazza San Babila a Milano - ha annunciato, con accanto la Brambilla, la imminente nascita del partito unico dei conservatori che ingloberà forza italia e tutte le altre forze antiprogressiste che vorranno entrarci. Con una mossa a sorpresa, Silvio ha insaccato Pierferdy e Gianfranzo che da due anni ormai campano sparlando di lui.

Cos'è la genialità? E' inventiva, iniziativa e velocità di esecuzione. Berlusconi è tutto questo. Casini e Fini, due persone che non hanno mai prodotto nulla di originale e che campano sulle idee altrui senza incarnarle, sono stati pensionati in due minuti. Casini, al limite, potrà continuare a cianciare flirtando con le altre componenti di area diccì, ma Gianfranzo che può fare? E' destinato a rimanere chiuso a destra emarginato da solo, lui che emargina e non è di destra, mentre Storace fagocita le sue cellule.

Con una legge proporzionale, il partito di Berlusconi - magari con l'appoggio di Storace - può correre da solo e vincere a mani basse senza curarsi di ricucire con due nemici-amici infidi che tramano nell'ombra assieme agli sgorbi loro sodali.
Berlusconi li ha insaccati, non c'è che dire. Non potranno aspirare alla leadership nemmeno quando Silvio non ci sarà più: le loro percentuali non glielo consentono.

E allora, che fare? L'estro di Berlusconi entusiasma, l'impegno assunto alla costituente de La Destra pure(" il documento programmatico del partito di Storace è tranquillamente estendibile a tutto il centrodestra"). Non resta, dunque, che attendere che il nascituro Partito Unico mantenga quella linea sui temi etici, culturali, sociali e politici promessa.

Intanto a Gianfranzo, futuro disoccupato, non resta che farsi mantenere dalla sua fiamma, la valletta Tulliani, sperando però che questa - caduto in disgrazia - non decida di abbandonarlo (cosa probabile, vista la serietà...).

In tal caso, l'illustre vip dovrebbe solo andare all'Isola dei facinorosi, pardon...dei famosi. I realityshows gli sono sempre riusciti bene...

E.I.

Figli del sistema
Ubriaconi, drogati, senza principi e pure vigliacchi. Questo il ritratto della nuova generazione, cresciuta tra play station e videofonino

'Il problema sollevato dal ministro Amato non e' nuovo e per questo tanto piu' inaccettabile'. Lo dice Ernesto Caffo, di 'Telefono Azzurro'. 'E' un fenomeno che assomiglia al pizzo - dice il neuropsichiatra infantile - ragazzini indotti a consumare droga, alcol, ma anche a sperperare soldi ai videopoker, diventano ricattabili. E per ripianare i debiti, vergognandosi di chiedere aiuto ai genitori, sono costretti a 'pagare il pizzo' loro imposto da adulti, ma anche da coetanei'.

Rifognazione consumista.

Non dimenticarlo.

Sunday, November 18, 2007

Per la Fiamma un plebiscito.
Nonostante il freddo siderale, ieri piazza degli artisti a Napoli si è riempita per il comizio di Gianluca Iannone, leader di Casa Pound, sui problemi legati all'emergenza abitativa. Numerosi i militanti presenti ma erano tantissimi anche i passanti che si sono interessati alla proposta di legge per il mutuo sociale.
Avanti autocarri!

Vecchio continente - hobbit

ESSERE DI DESTRA CHE MALE C'E'?
di Angelo Mellone

Eric Brunet ama definirsi «il conduttore meno pagato di France Télévisions». La sua trasmissione su France3, Le plus grand musée du monde, è comunque seguitissima. Lui è un francese atipico, che abita nel sobborgo dorato di Saint-Cloud e se ne va apposta al mitico Café Flore, quello di Sartre, per fare aperitivi controculturali. È di destra, Brunet, e non lo nasconde. Naturale che il suo libro, ora proposto in edizione italiana come Il tabù della destra. La Francia ha Sarkozy: e l’Italia? (Castelvecchi, pagg. 271, euro 18), in Francia abbia fatto gran dibattito alla vigilia delle elezioni presidenziali. Perché la tesi di fondo, sviscerata in forma di una puntigliosa inchiesta sui «clandestini dell’ideologia» che Brunet ha pescato nei media e nel mondo intellettuale ma anche nel pubblico impiego o nei sindacati, svela il paradosso di una società che vota in maggioranza per la droite ma dove essere di destra significa ancora essere etichettato come facho e reazionario. O, più semplicemente, «non fa chic». Sicché, mi ripete, «in Francia l’alternanza tra destra e sinistra negli ultimi sessant’anni è stata illusoria». Una tesi assurda, ha detto qualcuno: «Ma non è solo un problema di egemonia culturale della sinistra. La destra si è disinteressata della cultura».

Brunet, lei ha detto: «La destra ha i complessi che la sinistra le ha infilato in testa».
«Dal 1945 la sinistra in Francia si è impadronita del potere culturale, ha riscritto la storia nazionale, ha occupato la scuola e l’università, ha ridisegnato l’arcipelago dell’informazione. Il numero di intellettuali di destra nel dopoguerra è molto scarso, e un Raymond Aron ha vinto solo dopo morto la sua battaglia culturale. E la destra, anche e soprattutto quella gollista, che ha fatto? Un po’ come la Democrazia cristiana in Italia, ha pensato solo a gestire il potere, stabilendo che il terreno del pensiero e della cultura non le interessava. Ha capitolato nella battaglia delle idee. E così...».

... e così?
«... la destra si continua a definire in base agli stereotipi che le affibbia la sinistra. La gente di destra, in un certo senso, si vergogna della propria cultura. L’uomo di sinistra è per definizione disinteressato, l’uomo di destra attaccato al denaro. Da una parte la passione per le idee, dall’altra il fric , la passione per la grana. Da una parte la libertà e la solidarietà, dall’altra l’ordine poliziesco e l’egoismo. Tant’è che la nuova destra di Sarkozy viene presa in giro come destra bling-bling - è il rumore della roulette - per dire che è una destra affarista, che legittima solo il potere fondato sul denaro e l’ostentazione della ricchezza. Guardi come hanno crocifisso Sarko quando, neoeletto, è stato ospitato sullo yacht del magnate Bolloré, tra l’altro uno dei pochi capitalisti che non fa affari con lo Stato: eccoli qui, i tabù, che hanno portato anche uno come Alain Finkielkraut a dire di “provare vergogna” per il gesto del suo Presidente! È la dimostrazione lampante di come la destra abbia interiorizzato il complesso di essere legittimata dal potere culturale gauchiste».

Però la destra francese ha avuto De Gaulle, è stata per decenni al governo, e c’è ancora.
«Infatti: essere di destra è una libertà che i francesi hanno un secondo all’anno, quando vanno a votare. E stop: per il resto, il potere in Francia è tutto nelle mani della sinistra, che ha monopolizzato i media, la funzione pubblica, i sindacati, il mondo intellettuale, ponendo in essere un sistema molto raffinato per rendere perenne la sua leadership. Certo, c’è una “Francia reale” che vota a destra e vuole le riforme, ma c’è una “Francia ufficiale” che resta ancora a un’idea arcaica di sinistra: l’altro giorno il patron di FNAC ha invitato i socialisti a essere più attenti alle ragioni dell’impresa, e l’hanno sommerso di critiche. La destra ha la maggioranza politica, è vero: ma prova a riformare il sistema dell’educazione, e vede cosa succede».

Non esagera con il vittimismo?
«Quando hai una sinistra che in sessant’anni ha colonizzato l’immaginario nazionale, fino a stabilire quali telefilm o trasmissioni televisive bisogna vedere, e quasi criminalizzato lo stare a destra, no».

E i giornalisti che fanno?
«Secondo un sondaggio Ipsos, il 94 per cento dei giornalisti francesi è di sinistra».

Addirittura.
«È vero! Al Figaro i tre quarti della redazione sono di sinistra. Se trova una firma di destra al Monde, per favore mi chiami... I giornalisti giocano a fare le vittime del potere, in questo caso del Sarko amico dei capitalisti della stampa, e invece continuano a essere i protagonisti di un nauseabondo conformismo culturale. Preferiscono mettere le loro Montblanc nel senso del vento».

Quali sono allora le voci libere in Francia?
«Pochissime. A parte la storia tutta a sé di Alain de Benoist, mi vengono in mente Éric Zemmour del Figaro - un vero combattente del pensiero, a differenza del suo direttore, il mondano-chic Nicolas Beytout -: è un piacere guardarlo su On n’est pas couché, un bel programma di France2. C’è un economista eterodosso come Nicolas Baverez. Ma il migliore di tutti secondo me è Jacques Marseille, un sociologo di destra che dice e scrive cose straordinarie, davvero controcorrente».

Pochissimi davvero.
«È così. Insomma, se ero l’unico di destra alla scuola di giornalismo, è perché a un certo punto la destra non ha più fatto sognare nessuno. È da tempo che esorto Sarkozy a trovare il suo Jack Lang o il suo Malraux. Non basta, come fa Sarkozy, mettersi affianco un po’ demagogicamente un cantante famoso come Johnny Hallyday. La destra deve riconciliarsi con la cultura, che non può continuare a essere confinata alle pagine color salmone del Figaro. E deve finalmente tornare a parlare di utopie, di speranze, di passione, non solo di buona gestione dell’economia».

Prima delle elezioni presidenziali ha detto: «Sarkozy è straordinario». Oggi lo ridirebbe?
«Credo che sia un riformatore sincero, pieno di buone intenzioni, di desiderio e di passioni. Un romantico in senso quasi letterario. Ma...».

Ma?
«Sono molto pessimista».

Non ci credo. Sarko ha quasi il 60 per cento dei gradimenti. I media internazionali lo dipingono come un caterpillar politico che vuole rivoluzionare la Francia.

«Lasciamo stare le percezioni e parliamo della realtà. Oggi tutte le riforme su cui Sarkozy aveva puntato nella sua campagna elettorale, dalla riforma delle pensioni dei “regimi speciali” all’università, vengono ritirate o comunque rallentate. Il potere dei gruppi organizzati, in primo luogo dei sindacati, è ancora fortissimo, un 20 per cento di francesi che detta legge e fa la legge. Sarko ha appena passato un ottobre davvero nero su tutti i fronti».

Sarko è il simbolo di una nuova destra, modernizzatrice, dinamica.
«Lo ripeto: non penso che sarà il Blair della destra francese. Anzi, corriamo il rischio di avere uno Chirac-bis».

Adesso sta esagerando.
«Si sta combattendo una battaglia ferocissima contro Sarkozy, per sgretolarne la carica riformista e il consenso sociale. Il peggio che può accadere per uno come lui che ha il piglio del seduttore. In politica il “seduttore” ha l’ossessione di piacere. Sarko vuole convincere a ogni costo tutti, ma proprio tutti i francesi, della bontà dei suoi propositi riformatori. E cosa succede? Che parte con un progetto e poi, per farlo digerire ai diretti interessati, media, media, media, e alla fine il progetto di partenza finisce snaturato. Sappiamo tutti che per fare le vere riforme devi anche accettare dei periodi di impopolarità: lui non ce la fa».

Qual è l’immagine del centrodestra italiano in Francia?
«Un’immagine ultra-caricaturale pompata dai media. Silvio Berlusconi viene ritratto come un affarista bling-bling che non pensa all’Italia ma al suo business. Una destra volgare. Non a caso quando Sarkozy è arrivato alla Presidenza della Repubblica la prima cosa che gli si è detto è di stare attento a non “berlusconizzarsi”. Io penso che siano scemenze assolute, ma anche in Italia la destra deve recuperare sul terreno della battaglia culturale, dell’immaginario e della speranza».

Profilo
Il reporter che dà la caccia alle paure
Eric Brunet è nato a Chinon nel 1964 e ha iniziato la sua carriera di giornalista come reporter per JT de La Cinq. Oggi è uno dei volti più conosciuti di France 3 e autore di molti libri di successo come La Bêtise administrative (Albin Michel, 1998) 60 millions de cobayes (Albin Michel, 1999) ed Être riche, un tabou français (Albin Michel, 2007). C’è da vergognarsi a essere oggi di Destra? La tesi sostenuta da Brunet è che i francesi - ma la cosa vale anche per gli italiani - ci pensano due volte prima di dichiarare la loro appartenenza politica, specie, o soprattutto, se stanno dalla parte «sbagliata», cioè la destra. «Al giorno d’oggi chi osa dire: “Sono di destra?”. Quale artista? Quale giornalista? Quale insegnante? Quale funzionario? - scrive Brunet nel suo libro Il tabù della destra. La Francia ha Sarkosy e l’Italia? -. Questa constatazione può sembrare strana dopo dodici anni di chirachismo, ma in Francia è difficile essere di Destra. E dirlo è ancora più difficile». Il libro però non è una difesa vittimistica delle «destre», ma un tentativo di dissolvere l’inevitabile binomio Destra-Fascismo, o Destra uguale Estrema Destra, con l’obiettivo di restituire a ogni pensiero o schieramento politico la sua giusta collocazione nello spazio pubblico della Storia. Il libro è dunque un’occasione per aprire, o riaprire, il dibattito, coinvolgendo e allargando il confronto anche alla situazione sociale e politica del nostro Paese.

Il Tar boccia il Governo.
Il Tar del Lazio ha accertato la illegittimità della revoca al consigliere rai Petroni da parte di Padoa Schioppa, che l'aveva rimpiazzato con Fabiano Fabiani, in quota centro-sinistra. E' venuto alla luce l'ennesimo abuso di questo governo comunista.

A Napoli parcheggiare diventa reato.
Il comune si inventa il reato di favoreggiamento di parcheggio abusivo.

"Dottò, quanto dovete stare?" E' la domanda canonica che ogni parcheggiatore che si rispetti fa ai suoi clienti per regolarsi sulla disposizione del parco macchine che gestisce. A Napoli, non essendoci di fatto parcheggi pubblici, il parcheggiatore abusivo assolve ad una funzione sociale. Evita suicidi, gesti inconsulti, che i guidatori - esasperati - abbandonino la macchina in mezzo alla strada fuggendo.

Sul rettifilo, per via degli infiniti lavori della metropolitana (che dovevano finire nel 2006...ndr)), trovare un posto per la macchina è cosa assolutamente impossibile. Per questo motivo, l'unico modo per andare in ufficio a lavorare, è lasciare le chiavi della propria auto ad un volenteroso che si occupi di metterla in seconda, terza, quarta fila a seconda delle esigenze. A questa logica non sfuggono nemmeno gli agenti della caserma Zanzur di via De Gaspari che pure si affidano a chi li aspetta per "apparare la giornata".

Beninteso, anche l'assegnazione del posto di parcheggiatore abusivo è deciso dal camorrista di zona, ma in certi casi è necessario essere aperti di mente e a Napoli di flessibilità ce ne vuole tanta. Tanto di vigili che si occupano del traffico nessuno ne ha mai visti. Pare che se ne stiano chiusi nei loro uffici, ma non mancano voci che sostengono che si siano estinti.

In loro assenza, si è creato un sottile equilibrio che si regge su una situazione di illegalità diffusa tollerata perchè necessaria. Senonchè il comune di Napoli, volendo far cassa e ufficialmente combattere il fenomeno, ha deciso di contestare agli automobilisti il reato di favoreggiamento di parcheggiatore abusivo. In pratica l'obolo che i guidatori danno al parcheggiatore in cambio del servizio costituirebbe una fattispecie criminosa punibile con il sequestro del mezzo, indi una contravvenzione. Che poi ci siano anche pressioni psicologiche - del tipo "o mi paghi, o ti scasso la macchina" da parte dei parcheggiatori al comune non interessa: o la borsa o la borsa, la vita non è rilevante per lo stato. Infatti te la toglie lentamente, seppure a titolo oneroso.

Una goccia nell'oceano.
Hanno controllato le elezioni comunali a Seminara, nel Reggino. Tra i presunti componenti di un'organizzazione criminale calabrese c'e' anche il sindaco del comune, Antonio Pasquale Marafioti, eletto con una lista civica. Arrestati anche il vicesindaco, Mariano Battaglia, , e un assessore, Adriano Gioffré. Arrestato anche Rocco Antonino Gioffré presunto capo della cosca di Seminara che avrebbe fatto eleggere sindaco Marafioti in modo da condizionare poi l'attività del Comune. E' in corso un'operazione dei carabinieri per l'esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare. C'é anche l'ex vicesindaco Carmelo Buggé, tra le 13 persone coinvolte. Buggé era sindaco quando il Consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose.
L'accusa nei confronti delle persone coinvolte è di "avere fatto parte di un'associazione di tipo mafioso finalizzata al totale controllo delle elezioni comunali dell'anno 2007". In questo modo l'organizzazione avrebbe "acquisito in modo diretto ed indiretto la gestione o comunque il controllo di concessioni, autorizzazioni, servizi pubblici comunali realizzando, così, profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ed impedendo, al contempo, il libero esercizio del voto. Procurando così voti per il soggetto proposto dalla cosca di appartenenza".

Friday, November 16, 2007

L'INSEGNAMENTO!

da "L'attimo fuggente".

Iannone e Boccacci a Napoli per il Mutuo sociale

Al Quirinale!
Gianluca Iannone a Controcorrente martedì scorso: ascoltate cosa dice di Gianfranzo...

E mo ci vuole proprio!

Diliberto, di ritorno dall'ex Unione Sovietica, ha recentemente rispolverato "La corazzata Potëmkin" sostenendo che sia un capolavoro assoluto del cinema. Peccato però che il regista fu costretto a fuggire dall'Urss e che i suoi film vennero distrutti dal Soviet...non c'è nemmeno bisogno di fare la parodia, sono delle sagome al naturale.

Vietate la trasferta ai parlamentari!
La finanziaria e' stata approvata da pochi minuti, quando nell'Aula del Senato scoppia una rissa tra esponenti della maggioranza e del centrodestra. Un senatore di Forza Italia cerca di prendere a testate un parlamentare del centrosinistra che viene circondato dai colleghi e portato in salvo fuori dall'emiciclo. Parte una parolaccia dal deputato di An Pasquale Viespoli e scoppia la rissa tra Guido Viceconte (Fi) e un senatore dell'Unione che gli avrebbe dato del ''corrotto''. Il parlamentare azzurro si e' visibilmente irritato e sono scoppiati dei tafferugli anche tra esponenti di An e del Pd

Thursday, November 15, 2007

Che Fiamma!

Selvaggi con il telefonino.
Il preside di un istituto d'arte di Modena ha denunciato la diffusione su Internet di un video che ritrae una studentessa travolta e uccisa da un autobus. Riprese dai compagni, le immagini agghiaccianti dell'investimento sono finite in Rete . Subito dopo la denuncia alla polizia postale, le clip incriminate sono state rimosse dai siti. Oltre alle immagini, diffuse su diversi portali, il tragico video dell'incidente è stato accompagnato da battute e commenti ironici assolutamente imbarazzanti e di pessimo gusto. "Dai, vai a vederla anche tu, ha la testa staccata", scriveva uno dei ragazzi che ha inserito la clip dell'investimento su un sito.

La vittima, una sedicenne, era una rappresentante di classe ed era una persona molto attiva nell'istituto. A scuola la conoscevano tutti, ma quando è stata investita alcuni coetanei invece di soccorrerla si sono affrettati a riprendere la scena con i telefonini. Un comportamento agghiacciante, che ha poi innescato un allarmante scambio di file su Internet. "
Quante foto e video dell'incidente siano stati diffusi sul Web, per ora, non è ancora chiaro, ma l'episodio lascia comunque sgomenti. Davanti alla scena dell'investimento, alcuni ragazzi sono svenuti o hanno pianto, altri invece hanno riso davanti a quel cadavere scomposto. Parecchi studenti hanno fotografato e filmato i pezzi del cervello della loro compagna sparsi a terra.

Wednesday, November 14, 2007

PRESTO ANCHE IN ITALIA!
Un uomo indiano ha sposato un cane. Le nozze tra il 33enne P. Selvakumar e Selvi, un cane di sesso femminile, sono state celebrate in un tempio del distretto di Sivaganga, nello stato indiano del Tamilnadu. Secondo il quotidiano locale 'Hindustan Times' un astrologo avrebbe detto all'uomo che, solo sposando un cane, sarebbe riuscito a porre rimedio ai vari problemi di salute che lo hanno colpito. Negli ultimi mesi sono giunte anche notizie di genitori che hanno fatto sposare i propri figli maschi con cani e le femmine con serpenti nei distretti tribali dello stato orientale dell'Orissa. Secondo gli anziani dei villaggi, simili nozze non impediscono in futuro ai giovani di sposarsi per una seconda volta, anche senza 'divorziare' dall'animale sposato in 'prime nozze'.

Ora che c'è il precedente, presto i radicali e i sinistrati, per non far divenire l'Italia una nazione arretrata, ritenendo ormai i pacs superati, proporranno di legalizzare la zoofilia.

Nasce Casa D'Italia.
Per vedere le foto dei manichini qui e qui.

Tuesday, November 13, 2007

Chiamiamola pure "talpa"
Nel libro mastro delle uscite, trovato nel covo di Giardinello (Palermo) lunedì scorso in possesso del boss Salvatore Lo Piccolo, c'è una voce che inquieta gli investigatori: "Tribunale 20 mila euro". Accanto a tale voce figura anche quella "avvocati" . Una delle ipotesi al vaglio degli investigatori, a proposito della voce 'Tribunale' , è che i soldi possano essere stati utilizzati per pagare una 'talpa' all'interno del Palazzo di giustizia.

Tradizione!

Cosa vostra
Nel 1927 Mussolini dimostrò, cifre alla mano, come si poteva combattere la mafia. Poi arrivarono i liberatori e ci consegnarono quello che il fascismo ci aveva tolto: la cosa nostra.

''Signori, è tempo che io vi riveli la mafia''. Con questa frase, pronunciata il 26 maggio 1927 a Montecitorio, Benito Mussolini fornì un primo bilancio della ‘guerra’ che il fascismo condusse contro la mafia. In un’aula gremita più che mai, il Duce snocciolò le cifre di un anno di lotta a ‘Cosa Nostra’. Dagli arresti nei comuni vicino a Palermo, Bolognetta e Marineo, dove ''sin dal 1920 si era costituita una associazione a delinquere, composta da circa 160 malfattori'', al circondario di Termini Imerese, dove vennero arrestati ''278 delinquenti associati che devono rispondere di 50 omicidi''. Fra le forze dell’ordine si contarono invece ''11 morti e 350 feriti''.

Un anno prima, visitando un paese in provincia di Palermo, Mussolini aveva capito che a gestire l’ordine nel Meridione non erano i carabinieri ma l’influenza dei capimafia. E così decise di passare alle maniere forti. E inviò in Sicilia il prefetto Cesare Mori, dandogli pieni poteri.

''Innazitutto voglio spogliare questa associazione brigantesca da tutta quella specie di fascino di poesia che non merita minimamente'' afferma il Duce nel suo discorso. Per molti aspetti sono parole che potrebbero essere pronunciate anche oggi. ''Non si parli di nobiltà e di cavalleria della mafia se non si vuole insultare tutta la Sicilia''.
Facendo il punto a distanza di 12 mesi, Mussolini elogia il lavoro svolto dal prefetto Mori (che oggi nella migliore delle ipotesi verrebbe processato dal Tribunale dell’Aja per i metodi utilizzati…). Ma soprattutto, il Duce difende il magistrato Giampietro, perché ''nonostante stia in Sicilia, ha il coraggio di condannare i malviventi'.
Molti anni dopo è Leonardo Sciascia a riconoscere l’''indubbia capacità'' del prefetto Mori, che potendo contare ''su di un’autorità praticamente illimitata, attaccò la mafia ad ogni livello: dagli esecutori ai capi''. Certo, ''i metodi'' che utilizzò ''repugnano alla coscienza civile'' aggiunge Sciascia, ma ''considerando che anche oggi, con l’istituzione della commissione parlamentare antimafia, le sole azioni che vengono compiute contro la mafia sono di tipo repressivo e non rispondenti ai principi della Costituzione repubblicana, e per di più si svolgono soltanto a livello degli esecutori, bisogna riconoscere che l’operazione di Mori fu quanto meno più radicale né si arrestò di fronte ai mafiosi di rango sociale elevato''.

A salvare ‘Cosa Nostra’ dalla furia del fascismo ci pensò la Storia (e, involontariamente o meno, gli Alleati). Per sopravvivere infatti, la mafia ha sempre saputo adattarsi a tutto. E i propositi radicali di Mussolini resteranno soltanto un’utopia: ''Quando finirà la lotta alla mafia? Quando non ci saranno più mafiosi e quando il ricordo della mafia sarà scomparso definitivamente dalla memoria dei siciliani''.

Allo stato attuale, invece, nessun politico si fa eleggere dichiarando di non volere i voti dei mafiosi. C'è evidentemente un inversione di metodo...

Monday, November 12, 2007

A controcorrente, ore 22.30
- Stasera ci sarà Francesco Storace.
- Martedì un'inchiesta tra Destra e mondo ultras

Chi ha sky la può guardare sul canale 500, altrimenti è possibile vederla sul sito di sky in streaming.

Eroici comunisti.
Una bomba carta,durante la notte, ha colpito il negozio di Alessandro Castorina, esponente della FT veronese. Massima solidarietà.

Amato dimettiti.
Il pacchetto sicurezza negli stadi un anno dopo.

La sua incapacità di garantire l'ordine pubblico e di gestire situazioni di allarme sociale non può lasciare al ministro dell'interno altra via se non quella delle dimissioni. Ieri i primi lanci di agenzia dicevano che, durante uno scontro tra juventini e laziali sull'autostrada, c'era stato un morto. Nulla di tutto questo si è verificato ed è chiaro che l'intento sia stato quello di celare la notizia, ossia che un poliziotto - non si sa se per pazzia o per errore - ha esploso con la sua pistola un colpo che ha colpito una macchina, ferma sull'altra carreggiata autostradale, al cui interno vi era un tifoso laziale. Tutto quello che poi è successo a Bergamo, Milano e Roma ha il suo antecedente logico in questo prologo. E' pertanto evidente che Abete, Matarrese, Manganelli e Amato - quest'ultimo soprattutto, visto che ha imposto di non sospendere le partite - sono i principali responsabili, in virtù del ruolo da loro coperto, per non aver saputo leggere una situazione che ha messo in pericolo la sicurezza dei cittadini.

Un anno fa, dopo gli scontri di Catania-Palermo, si aprì un lungo dibattito parlamentare e Amato, garantendo che le cose sarebbero cambiate, presentò un pacchetto per la sicurezza negli stadi. Gli ultras ieri - facendo sospendere di forza le partite di Bergamo, Milano e Roma - hanno dimostrato, e non è la prima volta, che Amato ha fallito e non è la polizia ad assicurare l'ordine pubblico.
Il pacchetto sicurezza ha comportato solo disagi per i tifosi più tranquilli. Per i tifosi organizzati non ci sono controlli e i biglietti nominali sono una presa in giro che fanno solo perdere tempo ai tornelli. Tanto è vero che i bagarini fanno gli affari di sempre e che quest'anno al San Paolo sono entrati "Bin Laden", "Bill Clinton", "Bush" e "Alessandro Manzoni".

Che paghi, dunque, Amato per i danni, per i disagi e, soprattutto, per la morte di Gabriele Sandri. Il ministro, e solo il ministro, si è dimostrato incapace e inaffidabile in questa situazione.

10 novembre 2007: la fiamma arde di nuovo

DAJE!

Sunday, November 11, 2007

Noi siamo per la satira...ma anche no (basta che non sia su di me)
Crozza ha imitato Veltroni, che però è andato su tutte le furie.

Fini l'impresentabile.
Prima si mette con la moglie di uno dei suoi migliori amici, poi divorzia e passa con una showgirl dalla quale ora aspetta anche un figlio. Speriamo almeno che somigli alla madre! Fini, che fa schifo anche come persona, non ha nessun titolo per incarnare certi valori. Storace è l'unico leader del centrodestra non divorziato.


Nuova fiamma trentacinquenne e bebè in arrivo per Gianfranco Fini. La notizia destinata a far rumore nelle cronache rosa di Palazzo Montecitorio è già ufficiale. Anticipata dal giornale Diva e donna e rilanciata da Striscia la notizia ha già ricevuto il crisma dell'ufficialità da una laconica dichiarazione dell'avvocato e deputato di An, Giulia Bongiorno: «Confermo». Proprio lei aveva dato notizia della separazione consensuale avvenuta tra il leader di An e la moglie Daniela Di Sotto. Scatenando ipotesi e sospetti di nuove liason. I maligni tornarono a sussurrare anche del rapporto politico preferenziale instaurato con l'ex ministro Stefania Prestigiacomo. Ma un'altra bionda ora irrompe sulla scena, e le voci che circolavano trovano conferma. Si chiama Elisabetta Tulliani. Ha capelli lunghi, labbra volitive, occhi nerissimi. A descriversi ci pensa lei stessa in un sito internet. «Brillantemente laureata in Giurisprudenza» «decide allora di diventare docente universitario di Diritto penale internazionale, durante questo cammino però la passione per lo spettacolo diventa prevalente, ed intraprende così il suo percorso artistico». E dal 2004 si dedica alla tv. Conduce rubriche e servizi per i programmi Robin Hood, Unomattina, Unomattina Estate. Conduce con Barbara Chiappini in Tintarella di Luna, e con Giancarlo Magalli una serata per Alighiero Noschese. In Mattina in famiglia ha una rubrica: Ricette e Cucina. Giornalista pubblicista collabora con Il Tempo. E dice di sè: «Insieme alla moda, alla musica e all'arte, ed alla sua professione di avvocato, che svolge quotidianamente con grande passione e coinvolgimento, è lo sport che ricopre un ruolo di primissimo piano». Nel 2002 le fu attribuita anche una storia con l'ex presidente del Perugia Luciano Gaucci. Fini che ha già superato i 55 anni ha una figlia, Giuliana, di 21 anni. La notizia giunge a pochi giorni di distanza dal matrimonio di un altro leader della Cdl, Pierferdinando Casini con Azzurra Caltagirone. Una cerimonia nella quale è circolata con insistenza la voce di una nuova maternità della figlia del costruttore romano.

DOVE NON SI PUò, PASSIAMO.

«Fino all'ultimo minuto non abbiamo voluto comunicare il luogo in cui ci saremmo riuniti per evitare che la polizia ci bloccasse. È stato un braccio di ferro tra noi, la Questura ed il Comune». Così il segretario provinciale di Fiamma Tricolore Giuliano Castellino ha spiegato la strategia adottata dai vertici del partito ai quali la Questura di Roma aveva vietato di manifestare. Ma il comizio c'è stato lo stesso, riunito all'ultimo momento a Ponte Milvio, un luogo «emblematico» come lo ha definito il segretario nazionale del partito Luca Romagnoli, perché scenario dell'ultimo fatto grave di cronaca. «Avevamo militanti sparsi un po' in tutte le piazze - ha spiegato Castellino - piazza Cavour, piazza Bologna, piazza Vittorio e piazza Giuochi Delfici. Gruppi che venivano aggiornati ogni venti minuti su dove andare». Nonostante il divieto della Questura che ha negato a Fiamma Tricolore di manifestare a piazzale della Radio, i militanti del partito hanno deciso di riunirsi a Ponte Milvio. Romagnoli ha ricordato «è vergognoso che ad un partito rappresentato in Parlamento sia negato di fare un comizio, ma chi è Veltroni, Savonarola?». Intanto le forze dell'ordine presidiavano la zona in tenuta antisommossa.

Dopo aver sostenuto l'assurdità del divieto della manifestazione di Fiamma Tricolore, dal canto suo Gianluca Iannone ha ricordato le sue dichiarazioni, che qualche giorno fa avevano suscitato polemica tacciate di xenofobia. “Sfido chiunque - ha detto Iannone - a trovare dei punti xenofobi o razzisti. Ho sfidato il sindaco di Roma ad un duello televisivo, ma dubito che verrà” Iannone, ha quindi ricordato che quella di Fiamma Tricolore è una politica che difende il lavoro e la casa. Il raduno dei militanti di Fiamma Tricolore, si è svolto in maniera tranquilla.
Dando prova di disciplina, inventiva, organizzazione e maturità la Fiamma Tricolore è riuscita a ribellarsi civilmente al diktat veltroniano e a tenere la piazza senza che nulla degenerasse. Questa il leader della Ceka al Campidoglio non se l'aspettava proprio: probabilmente sperava che la tensione portasse a incidenti che gli avrebbero permesso di presentare i suoi avversari sotto una luce pessima.

LA FIAMMA PER IL DIRITTO ALLA CASA.
10 novembre - ponte Milvio, Roma.

Saturday, November 10, 2007

LA DESTRA IN DIRETTA.
Segui l'assemblea costituente della Destra in diretta. Clicca sulla foto per leggere gli aggiornamenti quasi in tempo reale

L'ASSEMBLEA SI è CONCLUSA!

Oltre 6000 persone all'assemblea costituente. Interventi di Buontempo, Musumeci, Storace, Santanchè, Berlusconi. Tra i punti centrali anche il disegno di legge per il mutuo sociale e il prestito d'onore per gli studenti universitari.
Segui in diretta la cronologia degli avvenimenti (post in progress).

Seguici in diretta dall'Assemblea Costituente a Roma de La Destra. A partire da domani seguiranno opinioni, impressioni, commenti e interviste.




PROGRAMMA DI SABATO 10
Ore 10.00 Inizio operazioni accredito
Ore 15 Apertura dei lavori: intervento On.le Buontempo a seguire On. Nello Musumeci
Ore 17,10 Intervento del Presidente Silvio Berlusconi
Ore 18 Ripresa dei lavori. Presentazione Ufficio di presidenza. A seguire Arrighi sul Documento Programmatico e Buonocore sullo Statuto. Poi 10 minuti ai vari portavoce regionali
Ore 21, 30 Cena

Filo spinato
Gli Arditi lo tagliavano e passavano oltre

Dire che se ne sentiva il bisogno sarebbe davvero troppo poco. Dire che “Filo spinato” è eccezionale, siderale, sconvolgente, tranciante, chirurgico, avanguardista, fiammante, alchemico, creativo, illuminante, non basta: sono solo aggettivi che il cd di Sotto Fascia Semplice si merita tutti. Ma già lo snocciolare questi qualificativi produce una perdita di potenza di quel Verbo-Mito che è meglio, molto meglio lasciar parlare da sé.
Ora è da vedere come reagirà il pubblico; quanto questo capolavoro piacerà ai fascioconsumatori che spesso stanno al fascismo come i guardoni dell'avanspettacolo stanno all'eros. Credo che, da buon prodotto di avanguardia, tarderà a decollare ma poi, conquistando un'attualità atemporale, prenderà una quota tale da divenire un evento, uno dei rarissimi eventi, di Rivoluzione Culturale. Sbaglierò ma credo che fra venti anni si parlerà ancora di questo cd; o meglio della forza che ha prodotto questo cd e che da esso si sprigiona.

Non è un messaggio comodo
Quello che il compact disc fa è passare completamente il cancellino sulla lavagna delle frasi fatte, dei comportamenti stereotipati, delle banalità, delle rese quotidiane mascherate dietro ghigni ringhianti, degli avvizzimenti, dei riflessi condizionati, dei pregiudizi distorti. E lo fa non già da anima stanca ma da spirito ardente. Ti getta in faccia tutto l'essenziale, nudo ti pone di fronte allo specchio; ti ricorda che il primo nemico sei tu e che puoi vincere ma solo se evochi il tuo nume più profondo, se conosci te stesso, se diventi te stesso. Non è un messaggio comodo: non può essere canticchiato a cuor leggero senza mettersi in discussione (se stessi non le radici, se stessi, non i principi, se stessi non le origini, se stessi non l'essenza). È per questo che inizialmente, ritengo, verrà rigettato da parecchi; perché in molti, anche tra noi, sono così simili all'ultimo uomo zarathustriano che saltella come una pulce e che ride se sulla corda tesa prevale il demone di gravità. Per costoro “Filo spinato” sarà un'offesa così come Sfs già sa visto che ce lo dice nell'ouverture “Sorpasso elettronico”.

Certo che offendi
“Voglio stare davanti; forse sbaglio ma ci provo; non voglio nessuno davanti come quando vado in moto. (...) Serve una cosa strana, sopra gli altri di una testa; forse sbaglio ma ci provo, forse offendo ma ci provo”. Certo che offendi: la verità è sempre insultante per chi si è costruito un pupazzo di cui è prigioniero; il re nudo è sdegnato se gli si dimostra che è nudo; e se s'indigna il re figurati i sudditi.... Ma chissenefrega di chi si offende. Speriamo anzi che si offendano in parecchi: saranno sempre troppo pochi! C'è davvero bisogno della “rivolta elettronica” di qualcosa che di fronte allo sfacelo della nostra società ci dia l'orgoglio, la forza, il coraggio, l'innocenza e la spinta per reagire trovando i fondamentali non smarriti ma solo assopiti. È proprio di lì che Sfs riparte per una sfida alla classe giornalistica e politica che ha voluto cucinarci un'italietta immaginata all'estero, che ci vuole ridurre a rappresentanti di quell'italietta prodotta da chi ha costruito questa “Repubblica” facendo fuori chi “combatteva per un'altra Repubblica; per un'altra Repubblica, per un'altra Repubblica...”

Ma è tempo di smetterla di scrollare le spalle, è ora di farci forza, di reagire e gridare infine: “siamo Italiani! E non lo possiamo permettere, non lo dobbiamo permettere: per questo Viva l'Itaglia che taglia come le baionette! (...) Siamo Italiani e capaci di scegliere se resistere o cessare di esistere. Viva l'Itaglia che taglia come le baionette, Viva l'Itaglia che taglia come le baionette!”


Il falso dibattito
Probabilmente il dibattito s'incentrerà su “No signore”, pezzo bellissimo e condivisibilissimo che mette in discussione gli stereotipi reazionari incrostatisi negli ultimi decenni su di un'area fossilizzata. Ho avuto modo di dire in più circostanze che non condivido le affermazioni categoriche dei codini sulle Rivoluzioni e sul Risorgimento. In questo concordo appieno nella critica di Adriano Romualdi ad Evola che, tra mille meriti fondamentali, ha avuto però il torto di mescolare temi della Controrivoluzione con quelli – del tutto diversi – della Rivoluzione Conservatrice. Dunque potrei controfirmare “No signore”.

È plausibile che il pezzo farà discutere parecchio ma se ciò accadrà sarà un'ulteriore comprova di un'arretratezza mentale generalizzata perché, qualunque convinzione si abbia in merito, stiamo comunque parlando di un elemento pre-politico (o addirittura para-politico) e quindi inessenziale. A chiamarci in causa dovrebbero essere “Sorpasso elettronico”, “Richiamo delle masse” e “Tenaglia” oltre, ovviamente, alla straordinariamente lineare e pulita conclusione di “Filo spinato” che dà appunto il nome al cd.


Tenaglia
Il perno di tutto l'insieme? Per me è “Tenaglia”: è quella che permette di tagliare il filo spinato ma la tenaglia non la puoi usare fino a quando non sei entrato in essa, non sei tu la tenaglia; una verità che ci viene dal profondo dei secoli, dei millenni, che dobbiamo solo ascoltare e a cui, con molta maggior difficoltà, dobbiamo aderire. Come? Forse obbedendo al consiglio de “L'ultimo Samurai”: “meno mente!”
“Mi chiamo tenaglia: chi mi cerca mi trova, ma chi mi prende sbaglia... Due lame, due volte una, un sorriso di luna (...) Si dice che la mia forza è la tua ma non so se riuscirai, se veramente potrai distendere lo spazio che hai tra le sopracciglia perché mi chiamo tenaglia e per me cipiglio sa di coniglio (...) Mi chiamo tenaglia e sono fatta per recidere, incidere, irrimediabilmente ledere ogni maestà di parola, d'immagine (...) E come Medusa io ti presento una voragine di pietra dura (...) Io sarò la tua gogna: in ogni caso senza di me non potrai mai passare; mi chiamo tenaglia e servo per tagliare, il verbo che mi muove è un verbo segreto: tu non pensare mai che taglierò io il tuo filo spinato”. Tocca a te; e se diserti o fallisci non prendertela con nessun altro all'infuori di te...

Il filo spinato
Il pezzo è troppo bello e chiaro per essere recensito e soprattutto non voglio togliere la sorpresa a chi dovesse ancora ascoltarlo. Dico solo che il cd ci spinge proprio a questo: a tagliare il filo spinato, e a tagliarci con essi (perché solo con il sangue scrive lo spirito), sì da essere finalmente di nuovo liberi.

Note e luce
Non sono un grande critico musicale ma, benché stonato e attempato, so di avere da sempre un minimo di consapevolezza e di gusto. Ebbene, non ho esitazioni nell'affermare che il cd è musicalmente molto buono; ma non solo, anche il rapporto tra note, anima e spirito indica una catarsi che ha dato vita a una luminosità e a una solarità energica e non stucchevole.

È un percorso di avanguardia che forse potremmo dare per iniziato proprio con “Avanguardia” e che, tramite “Idrovolante”, ha portato Sfs al centro, all'essenziale, alla libertà, all'innovazione, al messaggio forte ed elettrizzante. E anche la serenità si va affermando in linea crescente; i due pezzi solo musicali, “Legione” e Sfs V – Finale”, sono solari; il primo di una solarità guerriera, il secondo di una solarità non a caso felice e liberata.
Insomma: io sono inebriato: l'unico consiglio che posso dare è compratene quattro copie: una per voi da ascoltare fino a che vi entri negli automatismi e tre da regalare: sarebbe una delle rare volte che fareste un dono e che offrireste un germoglio.
Poi il resto spetta a noi: chi diverrà tenaglia?

Gabriele Adinolfi