Friday, April 18, 2008

Ieri assassino, oggi banchiere: il cursus honorum di un comunista.

Il primo ottobre del 1977, durante un corteo organizzato da Lotta Continuia, nel centro di Torino, venne assaltato il bar dell’Angelo Azzurro di via Po, ritenuto, ma a torto, un ritrovo di neofascisti. Gruppi di manifestanti, tra i quali alcuni che poi sarebbero entrati in Prima Linea e in altre formazioni eversive, incendiarono e distrussero il locale con un fitto lancio di molotov. Roberto Crescenzio, uno studente lavoratore che impaurito da quanto stava succedendo si era rifugiato nel bagno del caffè, morì bruciato vivo, dopo due giorni di agonia. Il terribile episodio segnò, in un certo senso, la fine del movimento studentesco e l’inizio dela lunga a tragica stagione del terrorismo.

Ora un libro di Bruno Babando (Non sei tu l’Angelo Azzurro, edito da Marco Valerio) riampre quella pagina drammatica attraverso una minuziosa ricostruzione dell’accaduto, sulla base di nuove testimonianze, e delle carte del processo che si è chiuso con cinque condanne. L’autore porta alla luce fatti inediti e, soprattutto, persone che avrebbero avuto un ruolo nelle vicende dell’Angelo Azzurro, ma che non erano mai uscite dall’ombra.

Uno di questi, oggi, è un manager del mondo bancario e finanziario italiano, Massimo Fortuzzi, ai vertici della Merryl Linch Italia, già amministratore delegato di Anrtonveneta, Abn Ambro e con incarichi di rilievo alla Deutsche Bank e in una società di fondi comuni di investimento
. Secondo le dichiarazioni fatte a Babando da un ex militante del 1977, Fortuzzi, all’epoca diciannovenne, avrebbe preso parte all’assalto del primo ottobre: “Sono certo che nel gruppo ci fosse pure Massimo Fortuzzi, uno dei leader ‘barabbini’ (ovvero del circolo del proletariato giovanile Barabba, ndr.) più assidui alle azioni. Oggi è un importante banchiere, ma allora non si tirava indietro”.

In un altro passo del volume, quindi si sostiene che “numerose” testimonianze lo danno presente, quella mattina, al corteo e agli assalti di corso Francia (la sede del Msi, ndr.) e, almeno un paio, ricordano di averlo visto pure in via Pio”. La supposta rivelazione è riportata senza indicare il cognome di chi la stava facendo, tuttavia Babando assicura che “se ci dovesse essere bisogno, quest’uomo non avrà nessun timore di uscire allo scoperto”.

Fortuzzi smentisce nettamente quanto è stato scritto su di lui: “Ricordo vagamente quella vicenda, è passato tanto tempo. So che ci fu un processo, con delle condanne.Non so nemmeno se quel giorno fossi a Torino. A qualche corteo avrò pure partecipato, ma quello che scrive il giornalista è un mare di stupidaggini, tanto che lo perterò in tribunale. Oltretutto la testimonianza nei miei confronti è di un anonimo. Si è voluto sfruttare la mia notorietà, non è altro che una provocazione”. E l’appartenenza al circolo Barabba? “E’ irrilevante”, conclude.
L’autore di Non sei tu l’Angelo Azzurro, in ogni caso, è convinto delle sue affermazioni, e dice: “Ci sono anche altre testimonianze che non ho utilizzato, che dimostrano come Fortuzzi fosse uno dei più accesi del gruppo che quella mattina si scatenò contro il bar di via Po. Del resto il suo nome compare pure in uno degli interrogatori di Roberto Sandalo, uno dei capi di Prima Linea che, pentitosi, collaborò con la magistratura”.

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