Thursday, December 20, 2007

La tuta? E' futurista!
Ernesto Michaelles, in arte Thayaht, era un artista fiorentino molto stravagante, che aderì al Futurismo di Marinetti e fu un po’ pittore, un po’ scultore e un po’ “stilista”. La sua piu’ grande invenzione nel campo della moda fu la Tuta, capo d’abbigliamento universalmente riconosciuto come “italiano”. Il nome nasceva dalla parola “tutta” (considerato che doveva coprire tutto il corpo), alla quale era stata tolta una “T” per indicare la forma di questo abito. L’idea da cui l’artista prese spunto, era la necessita’ di creare un indumento economico e utilizzabile quotidianamente, contro il caro-vestiario che in quegli anni investiva le classi piu’ disagiate. Pubblico’ infatti un volantino, che indicava con estrema precisione e dovizia di particolari come realizzarla. A dispetto di cio’, negli anni ’20 la Tu-ta divenne un capo indossato in tutte le occasioni, comprese quelle piu’ formali, dai ricchi italiani. La tu-ta era diventata un abito chic! Successivamente sempre Thayaht ideo’ la bi-tuta, antesignana di quella oggi utilizzata in ambito sportivo. L’evoluzione che nei decenni ha subito questo capo d’abbigliamento la conosciamo bene: abito da lavoro degli operai nelle fabbriche, uniforme degli “angeli del fango” nella Firenze alluvionata del ’66, e’ tornata a oltre ottant’anni dalla sua nascita sulle passerelle , dove e’ stata rivista e arricchita dagli stilisti piu’ famosi del mondo. Oggi sono in molti a parlare di questo geniale, quanto stravagante futurista fiorentino, come dell’iniziatore della tradizione italiana della moda e dello stile.

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