La Destra Sociale è viva e lotta insieme a noi
Gli intellettuali di destra sono delle ottime persone, che meritano tutto il nostro rispetto. Non ironizzo: non è facile pensare e scrivere controcorrente, esprimere il proprio punto di vista anche quando costa emarginazione ed ostracismo. Quanti di questi amici hanno rinunciato a risultati accademici o semplicemente ad un buon posto in un giornale o in una casa editrice pur di non tradire se stessi e le proprie convinzioni! Questi intellettuali, però, hanno un difetto: sono di cattivo carattere e quando gli prende male vedono tutto il mondo in negativo, elaborano teorie e lanciano invettive sulla fine di ogni speranza e sul tradimento di tutti i valori. Quando ciò accade il bersaglio naturale di queste scomuniche siamo noi “politici”: siamo noi che tradiamo i sacri principi e le loro belle idee. Siamo noi che per un piatto di lenticchie ci abbandoniamo ad ogni degrado ideologico e accettiamo i più volgari compromessi.
Come conclude Marco Cimmino l’articolo che da quasi due mesi campeggia in primo piano sul sito della destra sociale? “Spesso il politico è semplicemente un animale”. Non mi sfugge, ovviamente, l’ironia e l’autoironia che ispira tutto il pezzo in questione e non mi offendo per le critiche rivolte a chi, come il sottoscritto, ha la ventura di fare politica ogni giorno. Sono da tredici anni parlamentare della Repubblica, ho fatto il ministro di Berlusconi, mi dibatto da sempre nelle maledette contraddizioni della lotta politica quotidiana. Capita che qualcuno cerchi di prenderti per i fondelli per sfogare il suo cattivo umore, succede di ricevere qualche palla di merda senza neppure capire perchè.
Quello che, invece, mi risulta difficile accettare è che il cattivo umore del nostro iconoclasta di turno finisca per sfogarsi non solo sulle persone ma anche sulle idee, sulle sue stesse idee.
Perché proclamare la fine della “destra sociale”? Perché ironizzare sulla sua sostituzione con la “destra socievole”? Cimmino non lo sa, ma arriva buon ultimo: questo gioco di parole veniva già usato negli anni ‘90 da chi mal sopportava l’esistenza in An di un’anima sociale e popolare, da chi pensava, e ancora pensa, che la destra sia l’equivalente di uno spirito reazionario, ultra-liberista e forcaiolo. Più recentemente Marcello de Angelis ha suggerito dalle colonne di Area di utilizzare l’aggettivo “socievole” per rilanciare la destra attraverso un modo di fare politica più aperto, dialogante ed inclusivo.
Ma, a parte queste disquisizioni terminologiche, non auto-flagelliamoci più del dovuto! La “destra sociale” come corrente di pensiero è più viva che mai. Dopo il clamoroso successo di Sarkozy, il corrispondente a Roma di Liberation è stato costretto ad ammettere che “in Francia ha vinto quella che voi in Italia chiamate la destra sociale”. E dopo la scesa in campo di Veltroni, si fa sempre più vera la profezia di Marcello Veneziani sull’avvento di un nuovo bipolarismo basato non sulla contrapposizione tra liberisti e socialdemocratici, ma su quella tra comunitari e liberal.
Altro che morti: su tutti i fronti della politica italiana ed europea le battaglie più dure sono quelle condotte in nome di idee identitarie e sociali. Dalla agricoltura alle politiche sociali, dallo sviluppo sostenibile alla difesa dell’identità nazionale, dai valori della vita a quelli della famiglia, dal rinnovamento della politica alle nuove forme di partecipazione, chi sta sempre e comunque in prima linea? Il problema semmai è un altro: è quello di liberare questi valori e queste idee dagli schemi ideologici, di impegnarsi veramente per il “bene comune” del nostro popolo senza trasformare ogni conflitto politico in una rissa becera e volgare. Soprattutto, è necessario individuare strategie ardite per far saltare i troppi blocchi di potere che paralizzano la vita politica italiana, dobbiamo elaborare nuove forme di comunicazione in grado di far comprendere i valori della destra sociale non solo da ristrette minoranze, ma da ampie, e possibilmente maggioritarie, fette di popolo. Qui, in questo lavoro difficile e quotidiano, errori e scivolate sono all’ordine del giorno, la sperimentazione di “nuove forme per antichi valori” espone più facilmente a critiche rispetto a chi si accontenta sempre delle stesse logore formule. Non possiamo più accontentarci di ripetere sempre gli stessi slogan, di essere parassiti del passato, di continuare a chiudere gli occhi di fronte a errori gravi che il nostro mondo, nello scorrere delle generazioni, ha pagato oltre ogni misura.
Non è facile, ma continueremo a provarci. Sbagliando, scivolando, attirandoci critiche di ogni genere, cercheremo di trovare una strada per far vincere le nostre idee, che rimangono quelle di una destra sociale, popolare, identitaria.Caro Cimmino, lascia perdere le critiche distruttive e ricomincia a darci una mano: ne abbiamo maledettamente bisogno.
Gianni Alemanno.
Thursday, July 26, 2007
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1 comment:
Grazie a Dio l'hai pubblicato tu questo articolo, così io posso evitare di farlo... Anzi, lo pubblico insieme a quello di Cimmino con il quale ovviamente mi schiero.
A presto
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