Nelle Filippine da quasi trent'anni, padre Giancarlo Bossi è nato 57 anni fa ad Abbiategrasso, nel Milanese, da una famiglia contadina. Missionario del Pime era stato rapito il 10 giugno scorso e liberato oggi. A Payao, dove c'è la sua parrocchia, all'inizio di quest'anno aveva lanciato un progetto consistente nel comprare un pezzo di terra e coltivarla, con alcuni contadini del luogo. Alto e robusto, al punto da essere chiamato dai suoi fedeli nelle Filippine il "gigante buono", e con una passione giovanile per la pallacanestro, padre Bossi si diploma all'Istituto Statale Conti di Milano, e viene ordinato sacerdote il 18 marzo 1978, appena un giorno prima della morte del padre, Pietro. Un paio d'anni in Italia, e poi nel 1980 parte per le Filippine, dove studia le lingue tagalog e viasaya, e lavora in varie parrocchie: Tondo (Manila), Siay, Payao, Manila e Bayog, quest'ultima nella prelatura di Ipil. Nel 1989 da' vita alla nuova parrocchia di San Pablo. Un breve rientro in patria, tra i missionari anziani e ammalati a Lecco, e poi il ritorno nel 2000 nelle Filippine. L'anno scorso padre Giancarlo aveva cominciato a frequentare i contadini nella parrocchia di Sampuli: voleva ripetere l'esperienza fatta oltre dieci anni prima sulle montagne di Dominatag, nei pressi di Zamboanga City, dove si era costruito la sua casetta di legno, coltivando riso e verdure e dicendo messa nella vicina cappella. Padre Bossi - ricorda la nipote Eleonora - ha sempre detto di sentirsi "ricco" in mezzo ai poveri, e per questo di voler condividere la stessa vita della sua gente: una vita guadagnata con il lavoro delle mani e il sudore della fronte.
tratto da Anerella
Thursday, July 26, 2007
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