Monday, March 19, 2007

Cesare Battisti, un rivoluzionario in fuga.

Il sostituto procuratore generale Nunzia Gatto ha cominciato stamani la procedura per ottenere l'estradizione dell'ex leader dei Proletari armati per il comunismo, arrestato in Brasile, dopo tre anni di latitanza. Il vile Battisti infatti, in Francia fino al 2004 grazie alla dottrina Mitterand, era fuggito subito dopo la concessione della estradizione da parte del Consil d'Etat. Vedremo mai questa bestia, che non ha mai mostrato segni di pentimento per i delitti da lui commessi, in galera? Sapremo mai chi ha aiutato Battisti a scappare in Francia e in Brasile supportandolo per tutta la durata della sua latitanza?

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ARRESTATO A RIO DE JANEIRO
Lontano, ma non abbandonato. Cesare Battisti arrestato a Copacabana, a poca distanza da un albergo sull' avenue Atlantica, a Rio de Janeiro, è stato tradito dall'arrivo di una donna che gli portava 9.000 euro, tradito dalla solidarietà dei suoi amici parigini che lo aiutavano e lo sostenevano nella sua lotta contro l'estradizione in Italia, dove lo attende l'ergastolo per quattro omicidi.

La fuga dell'ex esponente dei proletari armati per il comunismo avvenuta alla fine d'agosto del 2004 dopo che il tribunale di Parigi aveva deciso la sua estradizione in Italia non aveva fermato la mobilitazione di politici e intellettuali, che è ancora attiva, come testimoniava appena tre settimane fa il settimanale l'Express che descriveva "le grandi manovre"in corso attorno a Cesare Battisti. In prima linea Bernard-Henri Levy, che spera che il nuovo presidente della repubblica - "chiunque sia" - rinunci "a questa estradizione conformemente ella parola data a suo tempo da Francois Mitterrand a nome della Francia".

I suoi amici si stavano e si stanno muovendo per cercare appoggi e assicurazioni presso Segolene Royal e Francois Bayrou; particolarmente attivo Fred Vargas, uno dei maggiori sostenitori di Battisti nel mondo delle lettere. Come ricordava Levy, l'obiettivo è di salvaguardare la parola data a suo tempo da Mitterrand. Lo stesso Laurent Fabius, uno dei primi ministri assieme a Pierre Mauroy a gestire la partita dei fuorusciti italiani, ricordava che Battisti, come tanti altri, era arrivato in Francia sapendo di avere "la parola della Francia".

E Mauroy ricordava:"avevamo la volontà di non estradarli, dal momento che avevano rinunciato ad ogni attività. Il governo italiano non aveva troppa fratta di cercarli, né i francesi di consegnarli. Si era stabilito una sorta di modus vivendi, e Ba ttisti fa parte di questa storia". Una storia tuttavia cambiata da un incontro l'11 settembre 2002 tra il ministro della Giustizia italiano Roberto Castelli e quello francese Dominique Perben: i due si accordano di riesaminare "caso per caso" la situazione degli ex terroristi italiani rifugiati in Francia. E' dopo questo incontro che il 10 febbraio 2004 Battisti, rifugiato a Parigi dal 1990 dove si è rifatto una vita - è sposato ed ha due figlie -, viene arrestato in base ad una seconda richiesta italiana di estradizione, essendo la prima stata respinta nel 1991.

Il Comune di Parigi lo pone "sotto la protezione della città", si mobilita la vedova di Mitterrand assieme a registi, attori, cantanti, scrittori e filosofi. Ma a fine giugno il tribunale decide che Battisti può essere estradato. La pressione esterna cresce; le altre decine di fuoriusciti che hanno trovato ospitalità generosa a Parigi e nel Paese cominciano a temere. Poi il 21 agosto la mancata firma al commissariato fa immaginare la scelta di Battisti. Ancora una volta si dibatte se era o no corretto fare questo tipo di scelta, se era giusto mettere a rischio magari altre persone, altre situazioni per una scelta individuale. Poi il mandato internazionale di arresto e nel 2005 il sigillo definitivo del Consiglio di Stato sulla sua estradizione.

Con una motivazione che scardina aspettative e certezze: la "giurisprudenza Mitterrand", lanciata nel 1985 e secondo la quale non dovevano essere estradati gli ex partecipanti a movimenti di estrema sinistra a condizione di rinunciare alla violenza, ha il valore di una 'dichiarazione di intenti'' senza alcun effetto giuridico. Ora le mosse future sono nelle mani delle autorità brasiliane, cui spetta decidere se dare priorità alla richiesta di estradizione italiana - relativa alla condanna all' ergastolo - o al mandato d' arresto emesso dalla magistratura francese dopo la sua fuga.

L'autore di successo di polizieschi finisce la sua sua fuga. In Italia il magistrato che seguì le indagini, Pietro Forno, sostiene che è pericoloso come allora. A Parigi il candidato alle presidenziali Francois Bayrou sostiene che "un uomo avrebbe diritto di un processo in sua presenza", un principio "riconosciuto in Francia da 350 anni". L'Italia ne chiede una rapida estradizione e il dibattito riprende.

1 comment:

Massimo said...

Uno così, che ha preso in giro tutti per 20 anni, non può avere altro destino che marcire in galera.
Purtroppo, con la sinistra che c'è in Italia, rischiamo di ritrovarcelo ministro !