Friday, November 03, 2006












Camorra:

IL GOVERNO LA INVOCA, LEI SI INCAZZA.

Dedico per il terzo giorno consecutivo il mio pezzullo all'emergenza criminalità a Napoli, più perchè se ne è straparlato e bisogna fare dei chiarimenti che per altro. Mi chiedo pertanto, prima d'ogni altra cosa, se abbiamo definito al meglio l'oggetto della questione: di che stiamo discutendo? Di quale emergenza? Ragioniamo:

1) Tre giorni fa Mastella ha dichiarato - ma solo per manie di protagonismo - di non ritenere "l'esercito un tabù": la Camorra ha risposto, ha fatto chiaramente intendere che non vuole essere scocciata e l'invio dell'esercito la stuzzicherebbe ancora di più. Ad un'azione è seguita reazione più che eguale e più che contraria, tuttavia riconducibile ad un rapporto di causa ad effetto.

2) L'indulto ha messo in libertà in provincia di Napoli 2.000 delinquenti, la Camorra - quindi - ha beneficiato dei saldi di fine stagione per reclutare facilmente quella bassa manovalanza riversatasi improvvisamente sul mercato e che aveva bisogno di rientrare nel giro.

3) Cos'è la camorra? A differenza della mafia non ha strutture verticistiche, è frammentata e il controllo di una zona si realizza attraverso un sottile sistema di alleanze temporanee che, nel momento in cui cessano, fanno scoppiare la guerra di camorra. Sistema è la parola chiave: ad ogni clan corrisponde un sistema e una camorra diversa: una camorra violenza o imprenditrice a seconda delle esigenze.

Esempio: a volte sono entrato in un negozio e mi è capitato che mi volessero fare uno scontrino superiore all'importo della mia spesa; se compravo Y, mi facevano lo scontrino per Y + X. Che risposta mi sono dato a questo particolare fenomeno, visto che normalmente uno non vuole pagare più tasse? La Camorra ricicla danaro sporco facendo risultare attività che in realtà sono fittizie. Non a caso ci sono negozi che cambiano dopo pochi mesi.

La mia opinione è che al momento, a parte gli agguati, non ci sia nessuna emergenza. Credo si tratti di una mossa strettamente politica per distogliere l'attenzione dalla finanziaria: Mastella fa il tosto, Napolitano piagnucola da Prodi, Prodi va a piagnucolare da Bassolino e dalla Jervolino e tutti insieme si fanno un bel pianto.
I veri sconfitti, politicamente parlando, da questa storia sono proprio gli amministratori campani su citati: li hanno messi in mezzo per pararsi dal fuoco incrociato sulla finanziaria. Se in Campania ci fosse un centrodestra serio, quest'ultimo avrebbe saputo come cogliere la palla al balzo per liberarsi per sempre del potere egemonico del Basso. Invece ne esce distrutta anche l'immagine della città.

Per quanto si possa discutere di un idiota, di Calderoli abbiamo già trattato abbondantemente. Certo è che questo mio e pubblico dipendente che gli Italiani stipendiano con le loro tasse, rappresenta un fenomeno raccapricciante ed evidenzia a cosa si sia ridotta la politica nel nostro paese, rectius la democrazia.

Posto ciò, è curioso sapere come di Napoli si cimentino a parlare in particolare tre categorie di soggetti:

A) Il popolo verdano, vera categoria antropologica a sè stante, nota perchè si lava una volta all'anno nel Po e perchè ama fare grandi giochi di società travestendosi da carnevale in determinate occasioni quali Pontida o Venezia. Un fenomeno più folcloristico che dannoso e che non mi darebbe fastidio se non dovessi mantenerli con le mie tasse.

B) Il provinciale. Il Casertano, il torrese, quello che appena esce fuori dal territorio campano millanta di essere Napoletano e che parla con quello slang particolare, un idioma che mastica e sa interpretare solo la sua tribù. Ha la sindrome da Promessi Sposi, quella di Renzo che va a Milano e per prima cosa va ad imbucarsi in un osteria.

C) Il sociologo, quello alla Domenico Demasi per intenderci, l'hooligan da salotto foriero solo dei dogmi che lui dispensa, l'inutiler datum. L'amico dell'amico cui giura amore eterno. Questa categoria fa il giro largo, non avendo le cognizioni per inquadrare il problema, parla di Sud genericamente, forse ritenendo che i problemi della Calabria (su cui intendo rivolgermi presto) siano i medesimi di quelli di Napoli, Palermo o Bari.

In questi giorni di Napoli si sentono autorizzate parlarne, non si sa per quale strano fenomeno, più di tutti queste tre categorie e tuttavia senza apportare nuovi o interessanti contributi, ma solo assumendo posizioni radicali e insensate. Trovo tutto ciò assai inquietante. Passiamo alle noti dolenti,ponendo un caso concreto, una dichiarazione ansa:

Per Angelo Alessandri della Lega - dipendente a me sconosciuto e che probabilmente non passerà alla storia, ma evidentemente nella fattispecie si è sentito in dovere di intervenire - bisognerebbe "Embargare Napoli e far arrangiare il Sud".
L'ansa scrive così: "Polemiche per un nuova uscita del parlamentare Calderoli, che ha definito Napoli 'una fogna da bonificare'. Piovono le critiche dalla maggioranza: 'Povero Calderoli e povera Italia con un ex ministro e attuale parlamentare, il cui ultimo, ignorante pensiero definisce Napoli come una fogna da bonificare', dicono i Ds. Dall'opposizione Cesa afferma: 'Le parole e il progetto di Calderoli sono inqualificabili. Si sconfina nel qualunquismo piu' becero e immotivato'.

Non mi scandalizzo, la Lega - anche se se anche io mantengo quei dipendenti, lo ripeto fino allo stremo - fa eccitare il suo elettorato e e ogni partito è espressione della subcultura dell'elettore; ciò che c'è da rilevare è che il dipendente Alessandri vive sulle nuvole: Napoli e il Sud di fatto sono già sotto l'embargo e già si "arrangiano" non essendo rappresentati a livello politico. Lo Stato ha già tagliato fuori il Sud da tempo: i soldi si investono solo a Roma e al Nord, il Sud è stato eliminato dalla cartina della geopolitica. Se nel centro storico di Napoli, patrimonio dell'Unesco, si spendesse 1/10 dei soldi impiegati per il centro di Roma, la situazione cambierebbe ad angolo piatto.
Questo discorso vale per tutto ciò che è pubblico: uffici, ospedali, strade. Napoli nel campo della ricerca, per esempio, è uno dei centri più avanzati, eppure le strutture sono spesso inadeguate e bisogna appellarsi ai privati. Ciò che non si verifica al Nord.

Ciò che non si comprende è cosa si aspettano i telegiornali dal cittadino comune: si insegna che l'autotutela e la giustizia privata non è accettabile in uno stato di diritto, eppure si pretende che il cittadino faccia l'eroe. Se il Parlemento approva l'indulto, se non fornisce le forze dell'ordine di mezzi, anche legislativi, adeguati, se gli amministratori sono degli incapaci non è certamente al cittadino che bisogna avanzare richieste.

Il Pizzino potrebbe continuare, ma per esigenze di sintesi la chiude qui, vi giro solo un quesito che PrimoPiano ha posto ieri: perchè vale la pena restare a Napoli? Sinceramente io il problema non me lo sono mai posto e semmai la domanda dovrebbe essere: ma perchè me ne dovrei andare? Napoli non è mica quella che vorrebbero i tg o descrivono le 3 categorie antropologiche su elencate.

Aggiungo solo che ieri mi sono imbattuto in questo spazio http://vernacolese.blogspot.com/ e ho trovato che il Pizzino era stato citato, credo sia in dialetto pugliese:


VIETATA ‘A SATIRA A SINISTRA.

Quannu ‘ngera Berlusconi a lu cuvernu
facijanu a satira finu a l’esaurimentu,
pirfinu ‘nda l’aula ro Parlamentu.
Mo’ ca’ cumanna Pinocchietttu
iè vietatu fa lu scherzettu,
lu granni Dariu Fò avi sciarratu a la Dandini
ca sopi a Prodi e li Prodini voli scrivi li pizzini.
Lu premiu Nobel sintinziavu
ca’ nunn’è giustu sciuricà
picchè li vutanti ra sinistra nun sapinu pazzià.
Lu cuvernu amicu, ca’ teni tutti ‘e carichi ri lu statu,
nu’ potessi sballuttatu.
Chi vita brutta l’aspetta a Dandini
a Travagliu e a Guzzanti
piccheè Berlusca nun faci cchiù ‘o cantanti.
Cilintanu s’è ritiratu
‘nda lu castieddu ‘ncantatu
si stai urennu ‘e miliuni
a la facci re cugliuni.
Santoru iè turnatu,
‘e capiddi s’à pittatu,
ma ‘a trasmissioni ha floppatu.

Ha tinutu ‘o curaggiu ri fa ‘ngazzà
a Bassulinu e a Jervulinu
pi’ colpa ri la camorra ,
c’ teni sott’o sckaffu ‘o pupulinu.
Chissi so’, ri la sinistra ‘a genti onesta
ca’ prerica sulu quannu ‘nge l’atu a la funesta.

3 comments:

argo50 said...

Il dialetto ' moliternese (lucano). Ti ringrazio per aver pubblicato la filastrocca.

argo50 said...

Hai fatto un'analisi precisa e lucida della situazione: sono d'accordo, il male di Napoli e del Sud in generale è atavico. I soldi sono solo passati e quelli che sono rimasti li hanno bruciati in opere desertiche. Il Sud non ha bisogno di blasfemi presuntuosi e ipocriti. La colpa è un po' anche nostra perchè ci assuefiamo con rassegnazione al politico di turno che promette, promette...da 30 anni.Penso che se il Sud, al contrario della Padania, che fa solo chiacchiere, si ribellasse sul serio, nessuno pagherebe più il pizzo, e a chi verrebbe bruciata l'attività lo si risarcirebbe, non si mandassero più i figli a scuola ( locali fatiscenti), non si pagassero più le tasse, eeverrebbero convogliate in una nuova cassa per il Mezzogiorno gestita da un comitato di onesti, penso che inizierebbe un nuovo sbarco di Pisacane.

Anonymous said...

Il guaio è che Carlo Pisacane, sbarcato a Sapri, fu ignorato del tutto dagli indigeni, a tal punto che l'esercito borbonico non ebbe difficoltà a trucidarlo. Oggi ho riportato l'esempio di una moderna Pisacane, speriamo che prima o poi qualcuno la ascolti.